Aldo Bianchini
SALERNO – Sto seguendo la vicenda, abbastanza complessa, del rimpasto della giunta comunale di Salerno che, è doveroso ricordare, nacque dalle acque tempestosa di una inchiesta giudiziaria che stava coinvolgendo addirittura la persona stessa del sindaco Enzo Napoli appena qualche giorno dopo le elezioni amministrative del 3-4 ottobre 2021 che aveva confermato, alla grande, l’amministrazione uscente con a capo il predetto arch. Napoli.
In considerazione del fatto che l’inchiesta aveva toccato alcuni personaggi politici, che per una sorta di diritto elettorale sarebbero entrati in giunta, il sindaco votato dagli elettori decise saggiamente di dar vita ad una giunta con alcuni tecnici di vaglia al fine di garantire la sopravvivenza del Consiglio Comunale dopo il blitz giudiziario dell’ 11 ottobre 2021. E quei tecnici, esattamente tre, vi entrarono con la consapevolezza di dover lasciare i loro rispettivi assessorati appena le acque torbide si fossero ampiamente cristallizzate; questo è accaduto (il processo alle Coop batte la fiacca nonostante qualche battito d’ala della pubblica accusa che affannosamente si arrampica sugli specchi di un’inchiesta che non ha né capo e né coda) ed era questo il momento giusto per ritornare a ruoli politici nei rami che solo la politica può e deve gestire.
E credo che, sostanzialmente, due su tre si siano comportati con assoluta signorilità lasciando le loro poltrone (Michele Brigante dopo aver portato tutta la sua enorme esperienza come ingegnere e Paola Adinolfi addirittura come docente universitaria di economia e bilanci -checchè ne dica Alfonso Malangone anche dalle pagine di questo giornale-) ; eccezion fatta per l’assessore alla legalità che ricopre un ufficio che prima del 2021 non esisteva; e trattandosi di legalità mai scelta fu più giusta da parte del sindaco; anche perché contrariamente a quanto possono pensare le smarrite opposizioni e gran parte della stampa un PM in pensione non ha più alcuna freccia al suo arco, tale da potersi accreditare entrature inesistenti in Procura (come invece fa l’altro ex PM che un giorno si e l’altro pure spara a zero sia contro l’assessore che contro la Procura pensando di poter impartire lezioni di diritto ai suoi ex colleghi), anche perché ogni singolo PM pretesta un’autonomia assoluta soprattutto nei confronti di ex colleghi.
Ecco perché mi sono messo a ridere di fronte ai titoli e titoloni dei giornali ed alle arringhe di questo o di quel personaggio politico (tra essi, spiace rimarcarlo, anche alcuni avvocato che sanno benissimo come funzionano le cose in Procura), fino al punto da sganasciarmi dalle fragorose risate quando ho letto che “Il rimpasto non piace alle opposizioni «Sostituiti gli assessori meno malleabili»”, come se tutti gli interessati non sapessero che qui, a Salerno, se già il sindaco non può decidere in autonomia figurarsi gli assessori.
Da oltre sessant’anni, da quando cioè osservo la politica, mi hanno sempre spiegato che quando la politica si fa surrogare dai tecnici e/o dai magistrati arriva sempre il disastro; quasi come a dire che il tecnico a capo di uno specifico ramo amministrativo è sempre l’uomo giusto al posto sbagliato in quanto la politica ha esigenze molto diverse dall’esclusiva professionalità, e non c’entra proprio niente la malleabilità.
Dare giudizi di merito sulle capacità personali di Eva Avossa (non tecnica ma politica di lungo corso) e di Dario Loffredo (il consigliere più votato dalla gente) mi sembra non solo offensivo ma anche una sterile ed inutile battaglia.
Conosco molto poco Eva Avossa per stilare, come fan tutti, giudizi (negativi !!) sulla sua storia e sul suo operato; conosco molto bene, però, Dario Loffredo che da ragazzino insieme alla sua famiglia abitava in un appartamento a Torrione sul pianerottolo dove si affacciava anche la mia casa; e so bene come Dario si sia formato da solo dalle elementari all’università fino alla politica.
Il resto sono soltanto storie ordinarie della follia metropolitana che spesso travolge politica e stampa.