da Antonio Cortese (giornalista)
Dollarizzare, un verbo molto country western, una trovata, una necessità, una soluzione degna di un gringo a caccia del bottino; ma la crisi economica di una nazione intera, inflazionata 900 e dispari per un solo dollaro non può mai essere fugace e repentina come in un film texano.
Il nuovo presidente, sicuramente diverso dai soliti cliché, dal phisique du ròle classico di un premier e più simile al simpatico salumiere del quartiere o all’umile arricchito, intende e promette agli argentini la serenità di un cash flow molto prossima alla promessa della volpe, cui rassomiglia, a Pinocchio.
Senza buttarsi in un giudizio veloce come farebbe una testata giornalistica schierata, la sua appare una proposta assai frettolosa simile al milione di posti di Silvio. Comunque a guardarlo bene, anche se accusato da molti osservatori sudamericani di ultra-destrofilia, non é poi così antipatico, anzi, in alcune foto somiglia ai personaggi buffi delle saghe natalizie celtiche o ad un Troll, uno gnomo della Groenlandia.
Una volta eletto, si spera consideri ancora invece di coronare il progetto latinoamericano della moneta unica del Sur, di cui ho già accennato in occasione della rielezione di Lula in Brasile sempre su il Quotidiano di Salerno mesi fa.
A differenza di molti detrattori scettici come purtroppo avviene ancora oggi in Europa, una valuta comune al continente apporta molti progressi e innumerevoli scambi oltre che stop all’inflazione per almeno una dozzina di anni; però la parola “dollaro” avrà avuto non solo come escamotage di comunicazione politica anche una valenza storica, oramai archetipica sull’elettorato, un effetto placebo per calmare intere piazze e non solo cervelli in fuga come capitava per Messico ed altre nazioni cugine.
Sulla “dollarizzazione” gli esperti di economia si combattono già tra pro e contro, pessimisti ed ottimisti; ma la ragione in questo scenario globale le tesi di Marx fino a Keynes stanno divenendo assai deboli e l’incertezza é il solo sale a condire i mercati; stabiltà ed oscillazioni stanno a chi meglio lo sa distribuire.
I media o gli stessi argentini non considerano però un plus dato dalla vastità del territorio geografico. Da giorni per fare un esempio, molte reti televisive trasmettono programmi scientifici sull’Artico ed il Pacifico: tali risorse naturali se utilizzate non solo per viaggi utopici in Patagonia potranno a mio parere ancorare la moneta invece di appesantirla.
Basta che gli argentini su intercessione del santo patrono San Francesco Solano e della Madonna di Lujan vengano assaliti dalla voglia di lavorare.