da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Una sorprendente ricerca pubblicata su Diabetologia rivela che il momento in cui si assume il farmaco antipertensivo incide in maniera davvero importante sul rischio di sviluppare diabete di tipo 2: in particolare è stato osservato che l’assunzione serale è in grado di dimezzare la possibilità che un soggetto iperteso diventi in futuro un iperteso diabetico.
In uno studio precedente i ricercatori spagnoli dell’Università di Vigo avevano osservato che i soggetti affetti da ipertensione arteriosa classificati come “non dippers” (pazienti nei quali la pressione sistolica media notturna si riduce meno del 10%) tendono ad avere un rischio maggiore di sviluppare il diabete.
In una seconda parte dello studio i ricercatori hanno rilevato che l’assunzione della terapia antipertensiva al momento di coricarsi, invece che al risveglio, facilita il calo pressorio notturno, che si accompagna una riduzione del 30% del rischio di sviluppare diabete. Si tratta, commentano gli autori, di risultati che potranno avere un impatto nella gestione dei pazienti con ipertensione arteriosa, già affetti da diabete di tipo 2 o a rischio di svilupparlo. La correlazione tra ipertensione arteriosa e diabete vedrebbe coinvolti adrenalina e angiotensina: quest’ultima in particolare contribuisce ad aumentare il rilascio epatico di glucosio e riduce la sensibilità all’insulina.
Lo studio spagnolo ha coinvolto oltre 2000 soggetti con ipertensione arteriosa ma non diabetici che sono stati assegnati in maniera casuale ad assunzione serale o mattutina della terapia antipertensiva loro prescritta. I soggetti sono stati seguiti per 6 anni, durante i quali 171 partecipanti hanno sviluppato diabete di tipo 2. Nel gruppo “terapia serale” si è osservata una significativa riduzione dei soggetti “non dippers”, presenti per il 32% contro il 52% di quanto registrato nel gruppo “terapia mattutina”. Decisamente importante il dato relativo alla riduzione del 57% del rischio di sviluppare diabete nel gruppo della terapia serale.
Quindi, concludono gli autori, con la somministrazione serale nei soggetti a rischio di sviluppare questa malattia si potrebbero avere benefici simili a quelli ottenibili con la perdita di peso.