Distruggere il Parlamento di Gaza terribile errore di Israele

 

by Luigi Gravagnuolo 17 Novembre 2023

== scritto per “genteeterritorio.it”, per “ilquotidianodisalerno.it” e per “leCronache.it”

 

E no, eh! Che senso ha distruggere con gli esplosivi il Parlamento di Gaza e far circolare il video nel mondo come un trofeo di guerra?

Abbiamo cercato e stiamo cercando ogni giorno di metterci nei panni di Israele. Ha subito un attacco proditorio il 7 ottobre scorso e ha visto trucidare 1400 concittadini, donne, bambini, anziani. Disarmati, sorpresi mentre dormivano, o ballavano nel corso di un rave. Conta ad oggi 240 israeliani ostaggio di Hamas a Gaza. Hamas non è un manipolo di estremisti, è al governo della Striscia di Gaza, dispone di forze dell’ordine all’interno e di un esercito, al-Qassam. Ad esso ha ordinato di valicare la frontiera di Israele, di massacrare quanti più civili poteva e di prenderne un cospicuo numero prigionieri. Insomma, si è trattato di un atto di guerra inequivoco.

Dopo il blitz Hamas, insieme agli ostaggi, ha preso prigionieri anche i gazesi civili e li ha usati come scudi umani per proteggersi dalla più che prevedibile risposta militare di Israele. L’altissimo numero di vittime collaterali palestinesi nella guerra in corso è esclusiva responsabilità di Hamas, che, in vista del blitz, aveva da tempo collocato sotto gli ospedali, le scuole e le moschee i propri arsenali e vi aveva alloggiato i propri comandi militari.

Ora Israele dice che non si fermerà fino a che l’ultimo ostaggio non sarà stato rilasciato. Fin qui ci arriviamo, è comprensibile. Nessun governo di un qualsiasi Stato nel mondo può tollerare di avere ai propri confini uno Stato predone, governato da assassini che hanno un unico obiettivo, estirpare dalla faccia della terra non solo lo Stato confinante, ma anche tutti i suoi abitanti. E l’obiettivo di Hamas è esplicito: cancellare dalla faccia della terra lo Stato di Israele e la popolazione ebraica del mondo intero. Ci aveva già pensato Adolf Hitler lo scorso secolo ed era riuscito ad eliminare sei milioni di Ebrei, prima di essere sconfitto. Quelle persone però erano civili disarmati, gli Ebrei non avevano uno Stato ed un esercito propri. Ora li hanno e per eliminarli occorre passare per una guerra. Ecco lo scopo della strage del 7 ottobre: dimostrare che Israele è militarmente vulnerabile e chiamare alle armi il mondo arabo nel suo insieme per una guerra santa definitiva contro Israele. La soluzione finale!

Per ora i governi degli Stati arabi sono restati cauti, al di là delle parole roboanti contro Israele. Ma le popolazioni sono in agitazione. E non solo quelle residenti nei Paesi del mondo arabo, ma anche quelle che vivono in Europa e negli USA. Criticano l’inerzia dei loro governi e spingono per l’intervento armato a difesa di Hamas. Il rischio di una guerra globale, o quanto meno regionale, resta alto. Anzi, più si protrae lo stillicidio di Gaza, più aumenta.

Ma quante speranze ha Hamas di coinvolgere nella guerra i Paesi arabi?

Da decenni in quel mondo serpeggia una spinta panaraba, volta a creare sotto un’unica leadership lo spazio politico islamico dall’Indonesia al Marocco. Al suo interno però ci sono forti contraddizioni, spesso i Paesi arabi si combattono tra di loro. L’unico comun denominatore è l’odio contro Israele. Per questo chiunque aspira alla leadership islamista mondiale lo fa promettendo che distruggerà Israele. E periodicamente salta su un leader che si propone come l’unificatore dell’Islam e il distruttore degli infedeli euroccidentali. Ricordiamone alcuni.

Prof. Luigi Gravagnuolo

1990, Saddam Hussein invade il Kuwait, lancia la Jihad contro Israele e fa partire un attacco missilistico contro Tel Aviv con gli SS-1 Scud. Se fossero arrivati a bersaglio, Israele avrebbe reagito e sarebbe stata l’agognata guerra. Ma Israele, grazie ai sistemi antimissilistici Patriot, neutralizzò quell’attacco e gli USA, sotto l’egida dell’ONU, riuscirono a mettere insieme una potente coalizione internazionale che attaccò l’Iraq. Ufficialmente in difesa degli Emirati arabi e del diritto internazionale, non di Israele. E lì si spense il velleitarismo bonapartista di Saddam Hussein.

2001, è la volta di Bin Laden e della sua al-Qaida: attacco alle Torri gemelle di New York. Per il barbuto profeta islamista doveva essere una nuova Pearl Harbor, l’America sarebbe entrata in guerra contro l’Islam e lui ne sarebbe divenuto la guida. Impresa terribile, ma avventuristica. Gli USA mantennero il sangue freddo, optarono per una risposta mirata, selettiva. Bin Laden si rifugiò in Afghanistan, dove sarebbe stato poi, a distanza di anni, snidato ed ucciso da un commando dei berretti verdi; e gli USA trovarono l’occasione anche per chiudere definitivamente con Saddam Hussein in Iraq. Una coalizione internazionale a guida americana invase il paese mesopotamico e ne defenestrò il tiranno, che venne poi processato e giustiziato.

2014, il califfo al-Baghdadi, profittando del disordine in Siria a causa delle mobilitazioni popolari delle ‘primavere arabe’, occupa un ampio territorio tra Iraq e Siria e proclama lo Stato Islamico-Isis con capitale Raqqa. Di lì lancia una campagna terroristica nei paesi euroccidentali, mentre a Raqqa decapita prigionieri a favor di telecamere e chiama alla guerra santa il mondo islamico. Viene fronteggiato innanzitutto da Bashar al-Assad, il tiranno di Damasco, col sostegno della Russia di Putin. Gli USA, la Francia ed anche i Curdi, per parte loro, sia pure non alleati di Damasco, gli muovono contro. Lo Stato Islamico non dura molto e al-Baghdadi viene eliminato.

Ora è la volta di Hamas. Isma’il Haniyeh, il suo leader, ci sta riprovando con un nuovo attacco a Israele, quello appunto del 7 ottobre. Ancora proclami ed appelli al mondo arabo ad unirsi nella guerra: ‘abbiamo dimostrato che l’esercito di Israele è vulnerabile e che la sua intelligence è inefficiente. È la volta buona, sterminiamo gli Ebrei una volta per sempre!’, questo in sintesi il tenore ed il senso del 7 ottobre.

Per ora gli appelli di Hamas, pur nella rabbia delle popolazioni islamiche per il massacro dei civili di Gaza, sono caduti nel vuoto. Ma gli animi sono accesi. Sarebbe un errore terribile se Israele, pensando di garantire la sua sicurezza, tentasse di governare Gaza. Non può e non deve minacciare di occupare la Striscia. Gaza dovrà rimanere palestinese. Certo, non governata da un’organizzazione criminale, qual è Hamas, ma palestinese.

Per questo è stato un errore madornale, drammatico, distruggere la sede del Parlamento di Gaza. I musulmani tengono ai simboli più che alla loro vita.

 

 

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