da dr. Alberto Di Muria
Padula-Molte sostanze regolano i processi del nostro organismo, connettendo ogni sua parte per il suo corretto funzionamento . Tra queste assumono un ruolo di rilievo quelle sostanze, elaborate da una ghiandola endocrina, che prendono il nome di ormoni, che una volta in circolo raggiungono i distretti del corpo interessati stimolando una o più funzioni o influenzando l’equilibrio di importanti fenomeni vitali. Tra gli ormoni che regolano importanti funzioni come i processi metabolici che garantiscono approvigionamento energetico alle cellule, il battito cardiaco e la temperatura corporea tra gli altri, sono quelli tiroidei. Questi vengono prodotti dalla tiroide, una piccola ghiandola posta alla base del collo nella parte anteriore. Questa produce, stimolata dall’ormone tireostimolante (TSH) secreto dall’ipofisi, gli ormoni tiroidei levotiroxina (T4) e triidotironina (T3).
Quando la tiroide non produce abbastanza ormoni, si manifesta la condizione patologica definita ipotiroidismo, che si presenta con sintomi diversi in base all’età in cui compare. In genere l’ipotiroidismo compare soprattutto al di sopra dei 60 anni di età, colpendo maggiormente le donne, e si manifesta con un accumulo di liquidi nei tessuti causato dalla riduzione del loro metabolismo in assenza degli ormoni che lo stimolano, con aumento di peso e viso gonfio. Si ha anche la comparsa di debolezza e dolore alle articolazioni, accompagnata da elevati livelli di colesterolo nel sangue e rallentamento del battito cardiaco.
La terapia dell’ipotiroidismo è molto semplice, perché comporta solo l’assunzione quotidiana dell’ormone tiroideo levotiroxina (t4) in modo da ripristinare adeguati livelli di questo ormone ed eliminare i sintomi della patologia. Questo farmaco, per via della patologia, risulta efficace solo se assunto per tutta la vita, perché una sua sospensione comporta il ripresentarsi dei sintomi.
Ne consegue che all’inizio del trattamento il medico decide quale tipo di farmaco prescrivere, se il farmaco o l’equivalente. E’ stato osservato, infatti, che una sostituizione in itinere del farmaco con il suo equivalente ha riscontrato nei pazienti in trattamento problemi cardiaci, pur mantenendo i medesimi dosaggi farmacologici. Infatti, per i farmaci che incidono molto sul nostro organismo, come le terapie ormonali appunto, mantenere lo stesso dosaggio iniziale può non bastare. Bisogna infatti, stare molto attenti a tarare i dosaggi con attenzione quando si passa da un farmaco al suo equivalente, effettuando un’attenta osservazione del paziente e controlli dei valori del TSH e T4 dopo 4-6 settimane dall’eventuale sostituzione, per verificare che le oscillazioni nell’organismo non destino preoccupazione.