di Cesare Guarini *
Alcuni giorni fa, in un commento sulla situazione dei conti del Comune e sulla sua condizione finanziaria, è stata usata una tipica espressione napoletana per illustrare la delicata posizione dell’Assessore al Bilancio in relazione alle voci di un suo avvicendamento in Giunta: “Giorgio se ne vuole andare e il Vescovo lo vuole cacciare”. Premesso che i cambi sono sempre possibili, la vera motivazione potrebbe essere nella volontà di lasciare se, in piena consapevolezza dello stato di prostrazione finanziaria del Comune, l’Assessore avesse valutato le negative conseguenza sulla sua immagine professionale di un temuto fallimento del piano di rientro per 170 milioni di euro. In tale evenienza, una figura tecnica rischierebbe veramente di perdere la faccia. Però, ai cittadini poco può importare se abbia chiesto di andare via, forse per entrare in qualche prestigioso Istituto, o sia stato il Sindaco ad averlo deciso: la strada lacrime e sangue è stata già tracciata e difficilmente con un sostituto potrebbe cambiare qualcosa. Solo che un Assessore politico non avrebbe problemi di faccia. In questa Città, se ne sono perse tante in passato, a partire da quelle di coloro che esaltavano gli equilibri di Bilanci squilibrati. Poi per un politico c’è sempre la giustifica di dire che poteva non sapere.
Da quanto si legge, anche per l’Assessore all’Urbanistica e al Lavori Pubblici potrebbe essere prossimo il saluto. Così come per l’Assessore alla Trasparenza e alla Sicurezza. In sostanza, ci sarebbe il cambio di tutte le figure tecniche che furono inserite in Giunta per dare qualità e sostanza all’attività amministrativa. E’ più che naturale chiedersi se anch’essi abbiano deciso di andarsene, ovvero siano stati invitati a farlo.
Sull’attività dell’Assessore all’Urbanistica poco si può dire considerato che tutte le opere principali sono state avviate prima della sua nomina o progettate e gestite al di fuori. Delle gallerie di Porta Ovest ha subito escluso ogni coinvolgimento, perché sotto la responsabilità dell’Autorità Portuale. Sulle opere da fare al Cernicchiara ha potuto solo dichiarare la competenza di Acamir (Agenzia per la Mobilità della Regione) e l’assenza di un progetto definitivo, limitandosi a rappresentare che, se pure si dovesse fare un ponte di traverso sul vallone, a trenta metri di altezza, poi si potrà comunque abbattere. Chissà se sia stato informato del fatto che nei prossimi giorni potrebbero essere avviati i primi accertamenti sulla solidità del terreno di via Sichelgaita, dove appoggeranno i piloni del ponte. Per il nuovo Ospedale non ci sono mai stati problemi, visto che la pratica è gestita dalla Regione e che, comunque, adesso si sono bloccate le procedure, anche per gli espropri dei suoli. Sulle opere per il ripascimento nulla si è sentito. Sul Fusandola, invece, non ha mancato di alimentare forti dubbi nel cittadino poco esperto. Di quel corso d’acqua, che pure distrusse la parte storica della Città e provocò 100 morti, nel 1954, ancora non è stata definita la natura: “è un torrente o un fosso”? Pure sulla documentazione che ne autorizzò la manomissione è stato espresso un dilemma: “ci può essere e non ci può essere”. Sui tanti tentennamenti, è lecito dare un giudizio tentennato. Certo, chi sarà chiamato a sostituirlo non avrà vita facile, dovendo sciogliere tanti dubbi. O, forse, l’avrà facilissima, se sarà disposto a firmare tutto. Di fatto, la Città ha bisogno di una svolta. Basta vedere cosa sta accadendo al Corso Vittorio Emanuele. L’inizio dei lavori di riqualificazione, dopo anni di attesa, fu salutato con grandi parole e con tanto di foto di gruppo tra alcuni Amministratori e Assessori, ciascuno pronto ad acquisirne il merito. Peccato che fossero stati progettati male, visto che si sono creati intoppi, e che nessuno sapesse. Oggi, come nel bollettino della Vittoria della Prima Guerra, si può dire che: “i resti dei macchinari di uno dei più importanti cantieri asfaltano in disordine gli scavi che avevano avviato con orgogliosa sicurezza”. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che viene da piangere a sentire le mani nelle nostre tasche. Secondo il contratto, l’impresa avrebbe già incassato l’acconto del 20% dell’appalto e, quindi, almeno 7/800.000 euro. Se fosse, di sicuro sarà un Buon Natale a spese nostre.
Di Trasparenza e Sicurezza si è parlato in giro, ma poco o niente si è fatto per i cittadini. Qualcosa di più per qualche privilegiato con riferimento alla Fondazione Menna. Sulla Sicurezza Urbana, l’Assessore ha espresso dichiarazioni tranquillizzanti, nonostante notizie quotidiane di sventure di ogni genere. Cambiare o non cambiare il responsabile, è una scelta che non appassiona.
La verità è che non c’è interesse a sapere se e perché ci saranno le sostituzioni e neppure a conoscere i nomi di coloro che avranno l’onore di sostituirli con il compenso mensile di € 7.176,00 dal 2024. Perché, ormai, Salerno è la Città gemella di Donnafugata nella quale il principe dichiarava che: “tutto deve cambiare perché nulla possa cambiare”. Soprattutto con riferimento alla qualità della vita dei cittadini. E mentre si pensa a organizzare giri di valzer tra Assessori, moltissimi giovani sono costretti ad andare altrove. Non a danzare. A lavorare.
*Futura Salerno