MELONI: la trappola dei sei comici

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando un avversario politico è alla disperazione cerca ogni appiglio utile per scatenare polemiche spesso insulse, alle quali la controparte (non da meno !!) risponde in maniera altrettanto insulsa.

La dimostrazione più plastica di quanto affermo viene, in questi giorni, dal fattaccio accaduto direttamente alla premier Giorgia Meloni che è rimasta vittima di “uno scherzo comico” da parte di due notissimi personaggi russi, i comici filo-putiniani Vovan e Lexus che hanno ingannato l’ufficio del consigliere diplomatico di Palazzo Chigi (Francesco Maria Talò, anche se la responsabile dei rapporti con l’Africa è Lucia Pasqualini) e si sono fatti passare la Meloni per porle domande che loro pensavano dover essere imbarazzanti e che invece si sono rivelate positive per la premier che ha esposto ai due esattamente il suo pensiero che noi tutti ben conosciamo.

Va detto che in passato, la coppia comico-satirica, ha colpito altri leader come Angela Merkel, Pedro Sanchez, Boris Johnson, Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan, ed apparentemente in quei Paesi non si è meravigliato nessuno e nessuna polemica è stata orchestrata dalle opposizioni.

E nonostante i due abbiano dichiarato che “Lei però ci ha sorpreso. Perché i leader politici ci hanno sempre risposto come se leggessero dei comunicati. Sembravano dei robot. Invece Meloni ci è sembrata avere le proprie idee”, subito nel nostro Paese (diventato finalmente Nazione) si sono scatenate ilarità e polemiche senza precedenti.

Per non scadere nella melma della nullità riporto soltanto le più ricevibili: in generale l’opposizione in Italia parla di «infortunio imbarazzante», di «superficialità» del premier e di «dilettantismo», e «sono emerse cose molto gravi» secondo Conte mentre Renzi: «Meloni deve farsi aiutare. Se questo è il livello della sua squadra, non ci siamo proprio».

Se per grave passano le dichiarazioni specchiate della Meloni allora vuol dire che, come afferma Renzi, non ci siamo proprio; ma a tutto danno delle opposizioni, ovviamente.

 

Ma dall’altro lato, cioè della maggioranza, non si è stati da meno, forse anche più gravi le affermazioni come quella del sottosegretario alla presidenza del consiglio Fazzolari “La propaganda del Cremlino è disperata”; o le dichiarazioni di alcuni esponenti di Palazzo Chigi che hanno avanzato dubbi e sospetti come: “La trama … gli allarmi dell’intelligence … e i rischi per le elezioni europee”.

Intanto, ieri mattina 3 novembre, si è dimesso il consigliere diplomatico della premier dr. Francesco Talò; cosa questa che raramente si vede.

Possibile, mi sono chiesto, che per l’Occidente tutto quello che avviene oltre-cortina di ferro sotto forma di comicità e/o di satira diventa una bieca propaganda putiniana del Cremlino; ed ancora, che le continue cazzate del presidente dell’Ucraina (altro comico televisivo !!) sono, invece, un inno alla libertà ed alla democrazia; e che per alcuni bambini erroneamente uccisi dalla Russia in Ucraina è stato scatenato l’inferno e che per le migliaia di bambini massacrati volontariamente in Palestina nessuno, o quasi, dice niente. Di contro tutto quello che accade dalle nostre parti, anche in presenza di una satira bieca e politicizzata, in tanti cercano di far passare il principio della libertà.

Dobbiamo sinceramente allarmarci tutti; siamo finiti nella mani di sei comici: Vovan – Lexus – Zelensky, Biden, Putin e Netanyahu, e la cosa è molto triste.

 

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