Manovra economica :i medici contro le norme sulle pensioni.

 

da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista

 

 

 

 

 

 

I sindacati di categoria  contro la riforma delle  pensioni dei medici e dei dirigenti sanitari,attacco ai diritti acquisiti. Il provvedimento del Governo  taglia le pensioni future dei medici.  I sindacati hanno proclamato formalmente lo stato di agitazione , indiranno una giornata di sciopero e in tutte le Aziende sanitarie assemblee nel corso delle quali verrà spiegato ai sanitari in procinto di andare in pensione i gravi danni causati dalla manovra. Taglio dell’assegno pensionistico a 50mila persone, che può arrivare fino ai 26.000  euro per ogni anno di pensione, per tutta la vita.I sindacati inviteranno dunque gli iscritti che hanno maturato i requisiti, e che subiranno una decurtazione maggiore della pensione, a presentare immediatamente la domanda di quiescenza, e di usufruire in questi ultimi giorni di lavoro di tutti i giorni di ferie accumulati nel corso degli anni di servizio.   Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, interviene a sostegno delle ragioni espresse dalle Organizzazioni sindacali dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale  in merito ai tagli alle pensioni . “Questa ipotesi di Legge andrebbe a incidere, ridimensionandola pesantemente, sulla quota retributiva della pensione, quella riguardante i contributi versati prima del 1996. La perdita che questa disposizione causerebbe alle pensioni arriverebbe sino a un quarto dell’assegno pensionistico. La norma interesserebbe, a vario titolo, la platea di chi, tra i medici dirigenti del SSN, ha iniziato a lavorare negli anni compresi tra il 1981 e il 1996, quindi almeno 50mila colleghi. Oltretutto, tra loro, quelli che si vedrebbero decurtare maggiormente la pensione sono proprio coloro che, potenzialmente, hanno già maturato i requisiti per andarsene: l’effetto non potrà che essere quello di un abbandono del Servizio sanitario nazionale, prima che la norma entri in vigore, anche da parte dei medici che avrebbero voluto continuare a lavorare.Chiediamo quindi al Governo un chiarimento e una rassicurazione. Questo clima di incertezza non giova ai medici, alla loro serenità, e non giova nemmeno al Servizio sanitario nazionale, che corre il pericolo di perdere ulteriore, prezioso, capitale umano. Chiediamo al Governo di ascoltare i medici, ripristinando quel rapporto di fiducia che rischia di essere minato nelle sue fondamenta da un provvedimento che cambierebbe tutti i piani di lavoratori che si prendono cura della salute dei cittadini e rientrano in quel 13% che si fa carico del 60% dell’Irpef”.

 

 

 

 

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