da Alfonso Malangone
(Ali per l Città)
scritto per “ilquotidianodisalerno.it” – “l’ora.it” – “leCronache.it”
La Fattoria ‘Monte di Eboli’, da molti anni di proprietà del Comune per volontà della famiglia Baratta, è stata offerta in vendita a Invimit Sgr Spa, società del Ministero delle Finanze, nell’ambito di una Operazione Pubblica di Acquisto di immobili volta ad accrescere la disponibilità di residenze universitarie per gli studenti fuori-sede. Per questa finalità, il Comune ha offerto anche altri cespiti, tra cui locali terranei e depositi sparsi in Città e nelle vicinanze. Le cessioni sono state decise con la delibera di Giunta n. 285 dello scorso 01/08, in assenza di quattro Assessori, tra cui la responsabile del Bilancio, con la chiara finalità di acquisire ulteriori risorse da destinare al rientro dal Disavanzo di € 172,0 milioni di fine 2022. Va bene. Però, non è negabile che l’elenco dei beni desti qualche sorpresa, visto che Invimit ha chiesto immobili già esistenti, di dimensioni non inferiori a 2.500 mq e con categorie catastali compatibili (fonte: Invimit, OPA, all. 1). Cioè, la proposta di terreni e di terranei sembrerebbe alquanto ‘anomala’. Chissà, forse c’è chi pensa che i miracoli siano possibili e, grazie ad essi, ritiene di poter sanare le finanze entro i prossimi venti anni. O, magari, c’è dell’altro. Mah.
In verità, la Fattoria è una proprietà smisurata, avendo una complessiva estensione di 180,7 Ha, cioè di ben 1.807.000 mq. Nel dettaglio, è costituita da terreni variamente coltivati, di cui almeno 18,8 Ha a uliveto, e da strutture di varia natura con casa padronale, la ex Villa Baratta. Su una porzione di 42,0 Ha è anche presente l’impianto fotovoltaico realizzato nel 2011 dalla Toto Costruzioni Spa nell’ambito di uno dei conti energia a quel tempo attivati per la produzione di energia rinnovabile. In particolare, il Comune concesse alla società, unica partecipante al bando, l’utilizzo ventennale dei 42 Ha a fronte di un canone annuo di € 1,2 milioni e questa acquisì il diritto a percepire, per gli stessi 20 anni, il corrispettivo della vendita dell’energia e l’incentivazione statale (fonte: CCIAA Roma). Per questa finalità, la Monteboli Spa, società partecipata dalla Toto al 100%, investi l’importo di € 72 milioni messo a disposizione da tre Banche per realizzare l’impianto. Poi, un anno dopo, cioè nel 2012, lo rivendette ad una società estera con sede in un paradiso fiscale, cioè ‘offshore’, per 90 milioni. Un bell’affare per chi, adesso, incassa soldi senza pagare tasse. Ma, di questo, si potrà parlare. Anche per cercare di capire perché, negli ultimi due anni, l’operazione sembra sia divenuta negativa per il Comune che non riuscirebbe a recuperare il canone concessorio ceduto a MPS, alcuni anni fa, a fronte dell’erogazione del netto ricavo. Ovviamente, si fa salvo ogni errore. Di qualsiasi natura.
La porzione residua del terreno, pari ad almeno 130 Ha (180.7-42), venne concessa, sembra fin dal 1989, alla Associazione Comunità di Emmanuel, Ente del Terzo Settore di rilievo nazionale e mondiale. Le sue strutture, sparse ovunque, sono sede di attività di recupero e assistenza di minori fragili, in particolare tossicodipendenti, in convenzione con Aziende Sanitarie e Regioni. Per tale meritoria funzione, la Comunità gode di grande rispetto, di vasta attenzione e di profondo apprezzamento. La concessione, inclusa la cura e la coltivazione dei terreni, venne rinnovata per altri venti anni con la delibera di Consiglio n. 9 del 03/03/2004. Con ultima delibera n. 236 del 23/02/2007, le fu anche affidata, insieme alla Lega per la Difesa del Cane, la gestione del Canile Municipale realizzato su una porzione del tutto. Oggi, la conduzione è di terzi. Salvo errore.
A questo punto, avendo deciso di vendere tutto, una domanda: “volete approfittare dell’imminente scadenza della concessione a Emmanuel o sfrattarla con tutto il Canile”? Ammesso, ovviamente, che sia possibile la cessione dei suoli. Cioè: “ne è stata verificata la fattibilità”? Questa domanda è davvero pertinente perché, a leggere bene, sembra sia presente qualche intoppo originario.
Al riguardo, c’è da dire che nell’elenco dei beni da alienare dell’anno 2022, come in quelli precedenti, la Fattoria era già presente, sia pure in parte. Si legge dell’offerta di alcuni fabbricati e di 124,8 Ha di terreno, di cui 74,5 occupati. Bene: “da chi”? Poi, in una nota a margine era precisato che, per la presenza di contratti (con chi?), l’area da cedere era solo di 60,0 Ha da dividere ed offrire con una pluralità di bandi. E, soprattutto, che non si cedeva la proprietà, ma il diritto di superficie per il periodo di trenta anni al prezzo di € 3.500 Ha/anno. Un vero guazzabuglio o, meglio, una matassa difficile da dipanare. Si può capire perché sia stato difficile trovare qualcuno disposto a farlo.
Adesso, offrendo tutto a Invimit, magari si pensa di tirarsi fuori da tutto. Anche perché tra otto anni andrà a scadere la concessione per il fotovoltaico e si dovrà decidere cosa fare: far smantellare i circa 102.000 pannelli dalla concessionaria a sue spese, come previsto dal contratto (fonte: CCIAA Roma), ovvero continuare a gestire la struttura con relativi proventi. Però, c’è un però. La tecnologia dice che quei pannelli durano 25 anni, cominciando a perdere di efficienza dopo i primi dieci al ritmo dell’1% annuo, e che il rendimento si riduce al 75% dopo venti (fonte: NWG). In sostanza, se vengono rimossi resteranno 42,0 Ha da recuperare ai fini agricoli, se non vengono rimossi ci saranno 102.000 pannelli da smantellare, con relativi costi, fermo il recupero dell’area agricola. Ora, visto che la concessionaria realizzò dopo un anno il margine di +18 milioni, sarebbe interessante sapere quanto il Comune potrà dimostrare di aver guadagnato alla fine della fiera.
In definitiva, sembra concretamente impossibile che Invimit possa acquisire l’area per insediarvi una residenza universitaria. E, se pure fosse, sembra egualmente impossibile che possa assumere la responsabilità gravissima di mettere Emmanuel alla porta. E, quindi, a questo punto, forse sarebbe giusto che l’Ente immaginasse altre soluzioni per rientrare dal Disavanzo. Magari, iniziando con l’evitare di spendere le scarse risorse per ‘balocchi e profumi’ pensando che, tanto, alla fine, ci penseranno i cittadini.
Alfonso Malangone – Ali per la Citt0 – 28/10/2023
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