MIGRANTI: fa male alle toghe l’autodifesa a prescindere ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho trovato molto interessante l’approfondimento politico-giudiziario scritto per Il Mattino (ed. 9.10.23) da Alessandro Campi sulla possibilità che l’autodifesa a prescindere di alcuni magistrati possa far male a tutte le toghe.

Per quanto mi riguarda è assolutamente così, soprattutto all’indomani del “nuovo caso Apostolico” (quello che riguarda il figlio Francesco) che Campi non poteva conoscere perché salito alle cronache il 15 ottobre scorso.

In una sintesi stretta ecco il pensiero di Campi: “”Sui giornali si stanno leggendo in questi giorni interventi accorati sui rischi di una deriva politica illiberale. Si parla di attacchi alla magistratura che minano le fondamenta della democrazia repubblicana e di un pericoloso ritorno ai dossieraggi di Stato. Si sprecano le solite citazioni di Piero Calamandrei e degli articoli della Costituzione che tutelano l’indipendenza dei giudici. Una campagna ben orchestrata, come tante in passato nello stesso stile, che glissa però colpevolmente su un punto tanto semplice quanto dirimente: la passione ideologico-militante che brucia nel petto di una frazione della magistratura italiana a rischio d’offuscarne il rigore professionale e la legittimità funzionale nel quadro dei diversi poteri dello Stato. E’ un problema, quello della magistratura politicizzata che non nasconde di esserlo e agisce di conseguenza, che ci si trascina da trent’anni almeno, durante i quali per chi non se fosse accorto si è però realizzato un cambio di umore collettivo che dovrebbe far riflettere tutti coloro che oggi indossano una toga e tengono seriamente al loro ruolo istituzionale e agli equilibri democratici””.

Alessandro Campi, docente di scienza politica all’università di Perugia – editorialista de Il Mattino e del Messaggero, è stato spesso additato come un politologo tendente a destra, ma questo dovrebbe contare molto poco se alla fine scrive anche peste e corna della stessa destra e riesce ad essere molto lucido anche nell’esame obiettivo del “problema della magistratura politicizzata”; perché il problema c’è ed è grosso.            A mio avviso la stagione dei facili consensi, in cui la magistratura appariva come redentiva e tutelare di un potere moralmente integro e professionalmente capace e la politica come un potere totalmente corrotto ed impotente, è da tempo finita.

Ed è finita soltanto per colpa della stessa magistratura attraverso quella parte che inebriatasi del potere anche politico ha cercato di stravolgere le regole del gioco. Il protagonismo mediatico, in combutta con la stampa etero diretta ha fatto il resto e quella figura redentiva e tutelare è stata rapidamente offuscata dai giochi e dalle persecuzioni che, in questi ultimi trent’anni, hanno investito diversi personaggi della politica italiana; su tutti il caso di Giulio Andreotti accusato addirittura di aver dato un bacio a Totò Riina (il capo dei capi della mafia).

Insomma non accade più e da molto tempo, che l’indipendenza e l’autonomia della magistratura (l’altra faccia della sua imparzialità) non viene più percepita come effettiva dalle parti. E questo è un vulnus gravissimo per la democrazia.

 

 

 

 

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