Aldo Bianchini
SALERNO – Un piccolo trafiletto pubblicato su Il Mattino di ieri (10 ottobre 2023) mi ha particolarmente colpito.
“Processo a Lucano – Salerno si mobilita” questo il titolino inserito a pagina n. 25 quasi di nascosto, come se una sana vergogna avesse preso l’impaginatore al momento della composizione della pagina che è dedicata, per intero, al problema dei migranti in riferimento all’ultimo sbarco sul molo di Salerno.
Il termine “Lucano” ha subito richiamato alla mia mente il caso dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, per la vicenda dell’ospitalità offerta ai migranti nel comune riacese; una ospitalità che il Partito Democratico (e quindi l’intera sinistra) elevò troppo velocemente a modello nazionale e internazionale come creatura politica di appartenenza, quasi come se soltanto il PD italiano fosse stato capace di creare un simile modello.
Insomma il sindaco del P.D. trascinato quasi a forza sugli altari della notorietà e del successo, nel rinnovo di un modo di procedere non nuovo per il partito della sinistra che spesso ha elevato i suoi iscritti al di sopra degli altari fin quasi alla beatificazione; per poi scoprire che dopo gli altari può esserci anche la polvere.
E nella polvere è finito anche il pur bravo sindaco di Riace a conclusione di un’inchiesta giudiziaria travolgente, condotta dal capo della Procura di Locri (il salernitano Luigi D’Alessio) che sicuramente non è un magistrato di destra; un’inchiesta che ha portato il tribunale di Locri ad una severa condanna per l’ex sindaco ed altre 17 persone nell’ambito dell’operazione Xenia; a dimostrazione che la buona gestione della cosa pubblica (e Lucano aveva gestito ottimamente la sua immagine) non può mai essere messa in parallelo con la responsabilità in quanto sono due cose completamente diverse tra loro.
Apriti cielo, un magistrato di sinistra che indaga e produce la condanna di un sindaco di sinistra elevato sugli altari dell’efficienza amministrativa in relazione al fatto di essere di sinistra e come tale impareggiabilmente trasparente ed incorruttibile; davvero da ridere al solo pensiero che possa esistere ancora qualche ebete capace di credere che dove circolano i soldi non si annidi anche la corruzione e la concussione.
In giornata il Tribunale di Reggio Calabria dovrebbe rendere noto il giudizio di appello per Mimmo Lucano che, glielo auguro, potrà anche essere di assoluzione perché il fatto non sussiste; ma ciò non prescinde dal fatto che, come dice la sinistra, le sentenze (anche quelle di primo grado) vanno rispettate nell’attesa “silenziosa” del giudizio finale che può arrivare soltanto dalla Cassazione.
Ebbene cosa fanno alcuni (pochi fortunatamente) aderenti alle associazioni salernitane “Rete dei giovani per Salerno” e “Cinema e Diritti”: si sono riuniti ieri sera nel tetro Nuovo di Via Valerio Laspro per protestare, attraverso la proiezione di un docufilm, contro la condanna di Lucano (quella del primo grado) nel tentativo disperato di condizionare il giudizio di appello, senza tener conto che la loro manifestazione potrebbe non aver superato i confini stretti della città.
Sorrido al pensiero che dopo sessant’anni non è cambiato niente; e così come noi studenti dei primissimi anni sessanta scioperavamo a raffica per motivi sicuramente effimeri ed a volte incomprensibili se non proprio sconosciuti, così oggi i giovani non trovano di meglio che contestare una sentenza alla cui origine c’è un’inchiesta condotta da uno dei nostri migliori magistrati distintosi all’epoca di tangentopoli come uno dei più preparati e profondi conoscitori del diritto.
E quindi, al di là del risultato di questo specifico processo, affermo con cognizione di causa che mi fido più di un silenzioso magistrato di sinistra che indaga e chiede il rinvio a giudizio di un politico di sinistra, anzichè di un magistrato di estrema sinistra che prima prende parte ad una manifestazione contro le forze dell’ordine e contro il ministro leghista dell’interno, e poi rigetta un provvedimento del governo nazionale di destra.
Per capirne di più consiglierei, molto umilmente, alle due associazioni di cui sopra (al fine di rendere un migliore e più efficace servizio sociale) di mettere in piedi un dibattito sul pensiero del compianto procuratore Domenico Santacroce che oltre quarant’anni fa tracciò il decalogo di un buon magistrato. Solo così si potrà meglio capire perché le sentenze vanno sempre rispettate e non solo quando esse riguardano persone di destra.
In appello l’ex Sindaco di Riace Mimmo Lucano è stato condannato solo a un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel borgo della Locride, in provincia di Reggio Calabria. Lucano è stato condannato solo per il reato di abuso d’ufficio. “È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso. È la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi delle gente come un delinquente’’. Lo ha detto Mimmo Lucano dopo il processo in appello.