Marx è morto

 

da Angelo Giubileo

(avvocato – scrittore)

 

Marx è morto, e anche Uber non sta tanto bene. Nel linguaggio della sociologia, la modernità è una categoria che non attiene al tempo bensì al modo di organizzare la società. Se nell’antichità l’ordine sociale emergeva comunemente dal basso, nella modernità deriva, in un certo senso, dall’alto e quindi è imposto dall’autorità.

L’utopia, rivelatasi tale, di Internet nasce tuttavia come volontà anarchica di sottrarsi al controllo dell’autorità e di permettere viceversa a ogni utente di vivere la propria vita in modo indipendente. E invece lo sviluppo del processo, oltre che libertario e pertanto strettamente individualistico, ha finito per minare la costruzione di un possibile ordine sociale.

Nel suo saggio, a tratti perfino illuminante, dal titolo Cloud Empires (2022) – dalla cui edizione in italiano (Einaudi 2023) sono tratti i brani virgolettati che seguono -, Vili Lehdonvirta scrive che “i pensatori socialisti come Karl Marx postulavano che i mercati governati dall’arbitrio individuale fossero irrazionali e portassero a sprechi, e che l’umanità li avrebbe dovuti sostituire con la scienza e la ragione. <Il socialismo è calcolo>, spiegava Lenin”.

Ma, dopo il fallimento del sistema sovietico, anche il tentativo di pianificazione centralizzata del world wide web è almeno in parte fallito, a causa di aspetti negativi connaturati alla condizione umana. E infatti accade così che “oggi le decisioni vengono spesso prese da vere macchine invece che da esseri umani, ma il principio rimane lo stesso. In questo senso, <processo decisionale algoritmico> è solo un altro modo per dire <burocrazia>”. Dal famoso e adattato adagio chi controlla il controllore di Giovenale all’attuale: chi controlla il programmatore?

Ma c’è di più. Sulla questione iniziale inerente all’organizzazione della società, la rete virtuale ha assunto un peso suo specifico tale che “gli stessi effetti di rete positivi che generano valore per le persone tendono anche a generare proprietari monopolistici del mercato. Anche chi è a capo di un territorio gode di alcuni vantaggi di scala, ma la crescita è limitata tra l’altro dalla geografia. Persone e risorse si estendono su terreni che mare e catene montuose suddividono in aree difendibili; i continenti sono coperti da un mosaico di Paesi. Invece su internet tutti e tutto possono in teoria far parte di un’unica città senza spazio. Resterà solo chi attrae di più”.

Inoltre, altra differenza rispetto all’organizzazione democratica dell’antichità, nella rete virtuale la funzione essenziale dell’informazione crittografica finisce in fine per caratterizzarsi piuttosto come informazione crittocratica – come già ampiamente dimostrato dal sistema delle criptovalute – e quindi un sistema che “rende (maggiormente) possibile un regime fatto di segretezza”. Un sistema cioè di maggiore segretezza rispetto all’azione che in passato ha contrassegnato l’operatività degli Stati nazionali e dei Governi territoriali.

All’esercizio dei cui poteri sono subentrati i nuovi Giganti della tecnologia e dell’economia globale, che sovente agiscono in un regime di monopolio globale e non più territoriale. E tuttavia, “è possibile tracciare un’analogia con le attuali classi medie d’Europa, che emersero nelle città mercantili medievali”. Diversamente dall’azione dei contadini, privi di mezzi, i borghesi seppero allora opporsi al potere dei loro signori, aiutati talvolta da re, clero e mercenari. Nell’attualità, la questione si presenta pertanto allo stesso modo.

Rispetto al mondo reale, il sistema della rete globale virtuale poggia la propria struttura su big data, per le statistiche, e algoritmi per le decisioni; in maniera tale che “le piattaforme digitali stanno sorpassando gli Stati”, a seguito del fatto assai emblematico che molte Nazioni hanno già delegato la maggior parte delle attività informatizzate pubbliche a ditte esterne private.

Ma la storia dimostra che anche il processo in atto è reversibile, contrariamente a quanto sostengono in particolare i teorici dell’ideologia woke e della cancel culture: “sopra i lavoratori e sotto gli aristocratici ci sono i nuovi borghesi dell’economia della piattaforma: sviluppatori di app di successo, commercianti online, specialisti freelance, streamer, influencer, persone che si esibiscono su OnlyFans e vari altri commercianti e artigiani dell’era digitale. I mercati digitali hanno fatto guadagnare a questi borghesi le risorse per iniziare a respingere il potere degli artisti della piattaforma, e alcuni hanno già cominciato a farlo”.

La storia continua.

 

 

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