‘’Re Giorgio’’ il pignolo, il primo presidente eletto due volte al Quirinale, aveva 98 anni.

Pietro Cusati (giurista – giornalista)
“Un grande statista italiano dal cuore europeo”, così lo ha ricordato la Presidente della Commissione europea von der Leyen.Il New York Times lo definì  ‘’Re Giorgio’’ . Giorgio Napolitano, il Capo di Stato più longevo, ha iniziato al Colle il  primo settennato il 15 maggio del  2006, solo con i voti del centrosinistra  e ha concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche amarezza, navigando a vista per la  crisi economica. Europeista convinto, ha sempre guardato all’interesse generale del Paese, compito non facile durante gli anni turbolenti dei suoi mandati, con le  polemiche sulle leggi ad personam. Forte della  ‘moral suasion’ e  del rinvio dei provvedimenti alle Camere.  Fece l’errore, nel novembre 2011, di portare un tecnico, senatore a vita, a palazzo Chigi Mario Monti, una interpretazione estensiva delle sue prerogative. Infatti l’Italia non riuscì a schivare la recessione. Il momento  più difficile  è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con la deposizione alla Corte di Palermo in trasferta al Quirinale. Giorgio Napolitano è stato allievo di Giorgio Amendola, i comunisti Napoletani  li differenziarono: Giorgio ‘o sicco era lui e Giorgio ‘o chiattillo Amendola. Alla morte di Amendola fondò la sua corrente, quella dei miglioristi. La volontà era quella di traghettare il PCI nel mondo delle socialdemocrazie europee. Nel PCI qualcuno lo bollò come l’Amerikano. E in America ci andò nel 1976 da privato cittadino e poi, grazie alla “presentazione” di Andreotti, nel 1978 per una serie di conferenze nelle più importanti università americane. Per Kissinger Napolitano era l’amico italiano. Collaborò con Berlinguer nella fase del compromesso storico e mantenne sempre vivo il rapporto con i socialisti, anche nei momenti più difficili della segreteria di Bettino Craxi fino allo scontro sul referendum per la scala mobile nel 1985. Quando  le forze politiche, dopo aver bruciato Marini e Prodi, andarono da lui per convincerlo ad accettare un secondo mandato, accettò per il bene del Paese ma ai partiti gliene disse, con garbo istituzionale , nel  discorso di insediamento, di tutti i colori. Ha sempre  guardato  ai giovani: “Serve una nuova generazione di leader che abbia visione e coraggio per portare avanti l’integrazione di cui abbiamo assoluto bisogno’’.È nato a Napoli il 29 giugno 1925, sposato con Clio  Bittoni, ha due figli, Giovanni e Giulio. Si è laureato in giurisprudenza nel dicembre 1947 presso l’Università di Napoli con una tesi in economia politica. Nel 1945-46 è stato attivo nel movimento per i Consigli studenteschi di Facoltà e delegato al 1° Congresso nazionale universitario. Fin dal 1942, a Napoli, iscrittosi all’Università, ha fatto parte di un gruppo di giovani antifascisti e ha aderito, nel 1945, al Partito Comunista Italiano, di cui è stato militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra. Dall’autunno del 1946 alla primavera del 1948 ha fatto parte della segreteria del Centro Economico Italiano per il Mezzogiorno presieduto dal sen. Paratore. Ha inoltre partecipato attivamente al Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno fin dalla sua nascita (dicembre 1947) e per oltre 10 anni. È stato eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953 e ne ha fatto parte – tranne che nella IV legislatura – fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli. La sua attività parlamentare si è svolta nella fase iniziale in seno alla Commissione Bilancio e Partecipazioni Statali, concentrandosi – anche nei dibattiti in Assemblea – sui problemi dello sviluppo del Mezzogiorno e sui temi della politica economica nazionale.

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