SAN CARLO: il punto di non ritorno … e la “giurisprudenza creativa”

 

Aldo Bianchini

Il ministro Sangiuliano con Fuortes e Lissner - tutti insieme appassionatamente

NAPOLI (Italia) – Per dirla tutta e in breve:Tutte le decisioni politiche possono essere considerate come atti illegittimi e ad personam”.

Su questo assunto non ci piove; il problema, in uno stato cosiddetto democratico, è capire chi alla fine comanda: la politica che detta le leggi o la magistratura che dovrebbe semplicemente applicare le leggi ? e inoltre “Una legge fino a che punto è legge e non può essere discussa ?”, per non consentire mai e poi mai che un Paese (o una Nazione) diventi ingovernabile e senza certezze.

Capisco benissimo che la nostra Costituzione è forse “ figlia illegittima”, di una dittatura che bisognava ragionare, ma piano piano è diventata una “figlia spuria” dello stesso regime; e nessuno, a turno, riesce a mettere entrambe le mani per modificarla.

In Italia tutto è illegittimo e tutto è spurio; la legge non dipende dalla legge ma dalla libera interpretazione e dal libero convincimento di chi dovrebbe “semplicemente applicarla” senza arrovellarsi in poco credibili spiegazioni che hanno più il sapore di ragionamenti filosofici che di diritto conclamato.

La vicenda relativa al San Carlo di Napoli (uno dei teatri più grandi e importanti d’Italia) è paradossale perché un giudice (uno solo !!) non soltanto boccia il Governo in carica ma addirittura sfratta i deputati da Montecitorio e i senatori da Palazzo Madama (e gli elettori dai seggi elettorali) soltanto perché avevano osato votare a maggioranza la trasformazione di un decreto governativo in una legge dello Stato. Questa è democrazia ?, per me assolutamente no; ma nessuno ci mette un freno.

Il giudice unico avrebbe, poi, scritto che “il ripristino del rapporto di lavoro del maestro Lissner è infatti un dato giuridicamente ineccepibile perché il decreto, davvero infelice nella sua formulazione, che ne aveva giustificato l’interruzione non è applicabile a questa specifica situazione … ma, da un sommario esame, la questione di legittimità costituzionale non appare manifestamente infondata”.

Insomma, come dire e cosa pensare: “soltanto il magistrato è capace di intendere e di volere, gli altri (Governo, Camera e Senato) sono tutti degli idioti”; se questo è il pensiero della maggioranza degli italiani mi adeguo anche se non lo condivido.

E intanto il teatro San Carlo si ritrova con due soprintendenti: Carlo Fuortes nominato dal Parlamento e Stéphane Lissner reintegrato dal giudice.

 

Mi ritorna in mente il momento, siamo nel giorno 22 settembre 1862, in cui il presidente degli Stati Uniti d’America Abraham Lincoln firmò i primi due “ordini esecutivi” della storia di quel Paese che riguardavano il cosiddetto “Proclama di emancipazione” per la liberazione di tutti gli schiavi neri. Ebbene quell’ordine tenne duro fino al punto di far staccare alcuni stati dall’unione per provocare la tristemente nota “guerra di secessione”; e in quella occasione l’ordine era venuto da un uomo soltanto che scavalcò il Campidoglio senza che nessuno dicesse, apparentemente, niente.

Nella nostra Nazione, invece, si pronunciano Governo – Camera e Senato e arriva un giudice soltanto che stravolge la legge, in forza di un libero convincimento sempre più ingombrante, a disdoro di una maggioranza politica legittimamente eletta con un suffragio popolare, che il giornale online EcodelSud.it ha liberamente trasformato in “arroganza politica”; davvero incredibile.

Ma qui da noi esiste il pozzo della famosa “giurisprudenza creativa” (come dice il prof. Severino Nappi – ordinario di diritto del lavoro presso la Federico II di Napoli) dentro il quale ha attinto a piene mani non solo il giudice del lavoro del Tribunale di Napoli ma anche il Cdi del Massimo partenopeo che ha addirittura chiesto al ministro della Cultura lo stop al reintegro di Lissner ma anche la revoca del decreto di nomina dell’ex presidente Rai.

E il tanto osannato ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ? … giù le brache, per Lui deve ritornare Lissner perché le sentenze si rispettano sempre e comunque.

 

 

 

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