Un ottimo servizio all’utenza offerto dalla terza emittente di stato ancora in barba all’articolo 21 della Costituzione.

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Ogni cittadino é tenuto a preselezionare o resettare il satellite o i vari decoderini  per poter scegliere da quale sede regionale possa essere informato. Nulla di strano o tecnicamente impossibile.  La questione sottaciuta é la mancanza di una visione d’insieme , di concezione nazionale con derive di deformazione o alterazione della realtà nel panorama della comunicazione. Gli afecionados alla Rai 3 sanno benissimo che il tiggì si divide in due edizioni; prima quella nazionale e poi la regionale.  Provando a cambiare qualche preferenza telecomandati dall’abitudine di comuni telespettatori e cambiando la fonte del segnale locale però, si viene a conoscenza di molti servizi giornalistici e approfondimenti, notizie snobbate maggiormente da Rai1 e Rai 2 che invece facendo una carrellata dei programmi danno tutt’altro e maggior valore al lavoro stesso dell’emittente Rai nel complesso.

 

Oggi per sapere cosa avviene in Emilia Romagna dove si svolga una fiera alimentare o industriale che interessa magari maggiormente campani e siciliani, fare un semplice parallelo tra la cronaca nera con risvolti simili in contemporanea tra Umbria e Toscana o un paragone sportivo tra il Trentino e la Puglia può essere talento di soli internauti esperti. Infatti dai sistemi web si accede alle varietà del Tg3 con maggiore velocità rispetto agli apparecchi televisivi che richiedono minimo mezzora per le sintonizzazioni.

 

Sta di fatto che la frammentazione informativa e incompletezza del servizio é maggiore dello sforzo profuso dalle redazioni nazionali e regionali stesse. Massimo sforzo per minimo risultato da parte di centinaia di addetti ai lavori che vanificano le proprie competenze e professionalità seppur in buona fede di prestazione tra telecamere, microfoni, sale montaggio audio e monitor.

 

Ovviamente in altre nazioni non esiste nemmeno lontanamente un modello così ricco in palinsesto, ma l’effetto e l’efficacia risultano comunque bassissime e a pensarci bene non fanno altro che ingrandire una ottusaggine campanilistica, fraintendimenti al paraocchio e una frammentazione tra cittadini della stessa lingua e nazione.

 

Ogni sede regionale potrebbe almeno offrire la possibilità di assistere alle altre edizioni locali in orari diversi, proprio se il concetto di regione debba avere un senso più ampio, importante e di valore.

 

 

 

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