d Antonio Cotese (giornalista)
Ci hanno provato in America con Trump e Bolsonaro, i golpisti di ritorno del mediasservismo alla telecrazia. Ma in Spagna il veleno del partito Vox non era stato ancora munito da alcun antidoto , nemmeno per l’ex premier Sanchez, il quale dispose pochi mesi fa una specie di elezione blitz ordita dagli ex franchisti rampanti. Gli stessi, non contenti di una percentuale che in Spagna non si vedeva dagli anni trenta, hanno frettolosamente cercato di cavalcare un puledro nero da corsa rivelatosi poi un ciuchino ragliante. Ma nel frattempo la consegna del potere legittimo e istituzionale da Carlos al figlio Felipe avveniva contemporaneamente a compimento, e il re, accortosi assieme alla sua gente del pericolo, ha affidato il parlamento a Feijoo.
La telecrazia, tra un rotocalco e un gossip mondano, aveva dimenticato e fatto dimenticare da almeno quindici anni che la Spagna é una monarchia, avallando il separatismo delle coste barcellonesi così come succedeva per la Lega in Italia e altrove, quando invece in Europa il watch dog, non appunto quello del quarto potere, piuttosto quello di pochi tra giornalisti e attivisti mai sopiti, ha mantenuto alta l’attenzione.
Come per i rimpasti di governo all’italiana, oggi a Madrid si dibatte sull’ingovernabiltà, come per il primo governo pentastellato, in una situazione stranamente bilanciata e dove l’ago andreottiano é democraticamente tra le dita di Feijoo e Felipe, il primo per tessere e il secondo per fili e tele a regale disposizione.
L’anestetico di notizie patinate che accumunava a parità di rubriche le ricette di Orietta Berti e Antonella Clerici alle sorti dei regali inglesi e spagnoli, era oramai divenuto un entertainment edulcorante che purtroppo si appiccicava come il miele anche nei notiziari più seri ed istituzionali, come se si stesse parlando di quisquiglie.
Fortunatamente i tempi dell’inquisizione spagnola sono un ricordo, ma ne vige la telecrazia che con arroganza simpatica ( bisogna ammettere che oggi gli spagnoli fanno una tivù più divertente e fruibile), definiva fino a pochi mesi fa ad esempio, il re come “Don Felipe”, come se si trattasse di un guappo dei bassi marsigliesi, dimenticando il proprio rispetto per la corona di casa.
Una vicenda simile ha interessato il Regno Unito che ha fatto in tempo “ ambress’-ambrexit” prima dell’insediamento di Carlo; ma anche qui l’avventura si é conclusa che invece di ritrovarsi nuovamente Johnson si sono ritrovati l’”Indiano Johns”.