da prof. Nicola Femminella (storico)
Durante l’anno gli istituti di ricerca forniscono studi e dati sui diversi e molteplici settori della vita pubblica in Italia. Servono per saggiare il polso dell’economia nelle varie regioni d’Italia, i livelli e i risultati del servizio scolastico e del servizio sanitario, i flussi turistici in Italia, il numero degli incidenti stradali, e altre centinaia di capitoli, rilevanti o meno in vari campi, perfino quelli per il consumo di cibi e bevande e quelli apparentemente banali e poco significativi. Per quanto riguarda il mio ambito di lavoro è preminente l’attesa per i dati OCSE Pisa che ogni tre anni forniscono preziose informazioni a riguardo dei risultati nella lettura, matematica e scienze degli studenti italiani e quelli INVALSI che ci offrono uno spaccato attendibile sui saperi e le competenze dei nostri studenti, poco analizzati e non tenuti nel giusto conto da coloro che chiedono una scuola in linea con i bisogni formativi dei giovani; altri ricercatori osservano e analizzano quelli riguardanti i propri interessi. Tutti i dati naturalmente sono utili per comprendere contenuti e aspetti di attività, problemi e fenomeni plurimi e vari, ma io ritengo che per la moltitudine dei cittadini alcuni lo sono in misura maggiore. Per esempio quelli forniti dall’Istat, dalla SVIMEZ, dalla Corte dei Conti ed altri istituti dovrebbero vederci attenti osservatori. Qualche giorno addietro sono comparsi quelli del terzo Istituto di ricerca appena citato, riportati dal Corriere del Mezzogiorno, allegato al quotidiano Corriere della Sera del 10 agosto 2023 sui quali vale la pena soffermarsi per alcune considerazioni che riguardano gli abitanti della Campania, a qualunque categoria sociale essi appartengano. Ricavo dal giornale citato quelli relativi alla Cultura che ritengo di somma importanza per il nostro Paese e in particolare per la Regione Campania. I dati riportati sull’argomento rivelano la spesa pro capite che il bilancio della nostra Regione assegna ad ogni suo cittadino. Fanno riferimento al 2020. All’ultimo posto, seduta comodamente su una sedia malridotta, è proprio la Campania con 2,7 euro elargiti ad ogni cittadino (4,2 euro nell’anno precedente). La media nazionale è di 17,3, quella dell’intero Mezzogiorno d’Italia è di 7,1 a fronte di quella del Nord che è di 22,9. È preceduta dalla Calabria con 5,1 euro e il Molise con 5,3. Ai primi posti: la Provincia Autonoma di Bolzano con 55 euro; il Trentino Alto Adige si afferma con 46,9 euro; la Provincia Autonoma di Trento con 38,9. Seguono il Friuli-Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Sardegna, la Toscana e le altre. Ho letto più volte i dati, perché il mio ostinato apparato percettivo non li ha accettati in prima lettura! Ma il tonfo avvertito è diventato più rovinoso, quando leggendo i dati del 2021 dell’ISTAT (ricavati con un indicatore che compendia il numero delle strutture museali e quello dei visitatori), ho appreso che la Campania è al secondo posto per il patrimonio museale disseminato sul suo intero territorio, seconda solo alla regione Lazio, dove i ritrovamenti archeologici delle epoche passate non cessano di sommarsi di anno in anno. Il dato relativo al patrimonio museale posseduto dalle regioni è il seguente: Al 1° posto il Lazio con il 4,09; al 2° la Campania con il 3,58; al 3° la Toscana con il 3,28; al 4°, abbastanza distanziato, il Veneto con l’1,82. La Provincia di Bolzano che abbiamo lasciato al 1° posto con 55 euro pro capite spesi per la Cultura la ritroviamo con il dato 1,15 al 13°, in relazione alla densità e rilevanza del patrimonio museale. Mi sono chiesto: “Come mai abbiamo la seconda “densità e rilevanza del patrimonio museale” per ordine di grandezza in Italia e siamo all’ultimo posto per le risorse finanziarie che la Regione Campania, ci assegna per conoscerlo, tutelarlo, valorizzarlo e soprattutto per utilizzarlo, affinché sia reso produttivo? Non è il patrimonio culturale una delle risorse capaci di creare ricchezza per gli abitanti che lo hanno avuto in sorte fin dalla Preistoria e, senza interruzioni, fino ai giorni nostri? Non valgono nulla i lasciti inestimabili della Storia, generosa oltre misura con noi campani? Su, datevi da fare giornalisti e opinionisti che ogni sera nei talk show discettate sul sesso degli angeli, comodamente assisi sulle poltrone. Perché tacete su tali gravi contraddizioni e difformità tra le regioni del Sud e quelle del Nord? E noi, cittadini del Sud, da anni immersi in un localismo paralizzante, senza una visione complessiva degli assetti generali dei territori, perché non assumiamo un impegno maggiore e più calibrato sulle infinite risorse del territorio? E non introduciamo un minimo di dibattito pubblico sui dati appena forniti? Siamo tutti convinti che con la Cultura non si mangia?”. Con l’autonomia differenziata le raccolte dati a riguardo potrebbero addirittura fornire dati peggiori, visti i numeri in caduta forniti all’inizio!
Assunta la consapevolezza rispetto alle ricche e preziose giacenze archeologiche nell’intero Cilento, derivanti da tutti i periodi storici trascorsi, e la convinzione che esse, valorizzate e promosse possano attirare fortemente turisti e amanti dei beni culturali, da circa un anno si sta lavorando per costruire un Distretto Archeologico che tutte le metta in rete al fine di costruire un sistema di altissimo livello. Costituisce la seconda parte di un progetto che l’Associazione dei Comuni del Cilento Centrale (AS.CO.CI.) persegue con l’obiettivo di costruire il 49° Percorso Culturale Europeo, “La Via dei Focesi”, formato dalle città di Ascea, Aleria in Corsica, Marsiglia e Nizza in Francia, L’ Alchela in Spagna e le new entry Olbia e Pizzo Calabro, tutte città affacciate sul Mediterraneo, fondate dai Focesi nel VII e VI secolo a.C.
Già su questa testata ho illustrato il progetto nella sua interezza, ormai giunto nella fase finale, dopo le rilevazioni e gli studi compiuti nei paesi dei quattro comprensori del Cilento e gli incontri e le visite scambiate tra i Paesi partecipanti al programma relativo al percorso europeo. Se ne trova dettagliata ed esauriente illustrazione nel sito dell’Associazione, guidata dal Presidente Pietro D’Angiolillo, Sindaco di Ascea e dal responsabile della Segreteria Prof. Renato Di Gregorio. Nei prossimi giorni si definirà il dossier riguardante “La Via dei Focesi” da sottoporre al Consiglio d’Europa e si raccoglieranno le adesioni dei 34 Comuni sedi di siti archeologici nel nostro Cilento per la costruzione del Distretto Archeologico. In prosieguo si invieranno le opportune richieste di finanziamento già predisposte alla Regione Campania e ai Ministeri competenti che hanno mostrato vivo interesse per l’iniziativa, così come la Soprintendenza di Salerno, alcuni Istituti Universitari ed eminenti studiosi. Riteniamo la strada, intrapresa e per buona parte percorsa, utile e oltremodo opportuna per elevare la cifra culturale di noi tutti Cilentani e valorizzare i beni preziosi che i nostri antenati ci hanno lasciato. Daremo in questo modo un doveroso contributo, per migliorare i dati negativi e valorizzare quelli positivi, riportati all’inizio dell’articolo. Un nuovo protagonismo nel Mezzogiorno d’Italia si rende necessario per disegnare attraenti orizzonti per le giovani generazioni, che vogliono vivere nelle loro terre destinate ad un inarrestabile declino e allo spopolamento di cui si parla ormai in ogni occasione.