L’insano parlamentismo

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Per fortuna Rai Parlamento e gli altri canali del palinsesto statale trasmettono sempre più dirette da Roma o altre sessioni, convegni distribuiti nello Stivale. Emergono all’udito però maggiori limiti di competenza a danno dell’eloquenza che si addice a questo tipo di audizioni istituzionali.

 

Una deriva  abbondante  che deforma la professionalità della democrazia che sfociando nell’etere non guasta tanto l’audience ma il concetto dell’ intervento plurale ed il suo diritto in seno l’emiciclo.

 

I parlamentari italiani, a parte lo scandalo delle remunerazioni mensili che superano  anche quelle dei senatori di Washington  (per cui il m5s sta lottando da anni a monte partendo dalla revisione di vizi e vitalizi a riguardo), dovrebbero essere consci che per la maggior parte sono pagati per parlare: la responsabilità di quello che si dice ai microfoni pubblici é un valore misurabile non solo  in termini di appartenenza o azione partitica e politica ma purtroppo squallidamente in sacrifici dell’erario ai singoli oratori.

 

Tali sacrifici risultano vani nei casi in cui evidentemente deputati, scevri dalla preminenza del ruolo parlamentare fanno trasparire esigenze che appartengano maggiormente alla propria professione, specie nel caso di avvocati o imprenditori. Senza voler essere pedanti sull’astio sinistro di sinistra che si scaglia goffamente sul berlusconismo con soli risultati depressivi, liberare il vizio dell’buon anima di Arcore dai dialoghi politici sarebbe ora che il Garante se ne vigilasse davvero a proposito.

 

Il garante per le telecomunicazioni, già sospinto e provocato ad essere propriamente dall’invadente lavoro di zio Silvio, dopo più di trent’anni potrebbe almeno e finalmente non preoccuparsi un momentino di pubblicità istituzionali, politiche eticamente corrette e  campagne ecosostenibili,  per regolare la vox ad populis?

Dai primi anni duemila la materia é stata trattata da Gasparri e Brunetta a destra, ma con poche evidenti ramanzine specie ai propri commilitoni, e a sinistra da Bersani che predica bene ma si ubriaca male. Il romagnolo infatti per difendere la privacy l’ha legalizzata proprio a favore della controparte, ma questo poi é un discorso che si è diluito nel web.

 

Stamattina alcuni parlamentari hanno intavolato determinate tematiche sullo smart working ed altrettanti dibattiti di lavoro, specificando che le opinioni sul tema provenissero da uno dei tanti studi di avvocati associati, facendo una pubblicità fuori luogo: ecco la distorsione, il cosiddetto “break al canale” l’invadenza incontrollata delle sfere private nell’ambito comune. Difendere da tale svilimento argomentativo la legittimità di impellenze nazionali sarebbe quasi tempo.

Un brain washing che faccia distinguere il business di Stato da quelli personali, per far tornare in corsia un lavoro di governo che dopo una decina di mesi vende fatti, meno chiacchiere e polemiche, ma nemmeno i progressi ai quali é chiamato e atteso.

 

Garante, pienzace tu!

 

 

 

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