Uno studio condotto da atenei italiani, belgi e spagnoli ha finalmente fatto luce su un dato statistico da sempre oggetto di dibattito ed operazioni di cherry picking. Il quoziente intellettivo medio dei paesi europei, esclusi alcuni per cui il campione statistico non era rappresentativo perché non abbastanza esteso e diversificato, è stato calcolato prendendo in considerazione ampie percentuali della popolazione, distribuite su varie classi sociali, età e provenienze geografiche. Si tratta del primo studio di grandi dimensioni a valore scientifico sull’argomento, un lavoro pionieristico per estensione e complessità.
In testa alla classifica dei più intelligenti d’Europa, più o meno appaiati, troviamo svizzeri, inglesi, olandesi e tedeschi; l’Europa settentrionale mostra in generale un leggero vantaggio su quella meridionale ed orientale. Singolare la condizione della Gran Breetagna, trascinata dagli ottimi risultati dell’Inghilterra, 104 il punteggio degli inglesi, ed affossata dai soli, si fa per dire, 97 punti della Scozia, la peggiore tra le quattro regioni che lo compongono.
L’Italia non può competere con britannici, fiamminghi e scandinavi, ma non si classifica male, ottenendo una media di 97 punti, una delle migliori dell’’Europa meridionale. I risultati più bassi si registrano in Bielorussia e nella penisola balcanica.
Inutile dire che gli analfabeti funzionali dello stivale hanno già preso d’assalto internet, riempiendo di insulti i ricercatori e, manco a dirlo, i popoli che hanno ottenuto i risultati migliori. Stereotipi, insulti e meme razzisti si susseguono su diverse pagine, da quelle dei partiti di destra sovranista a quelle della sinistra radicale, passando per gli insulsi calderoni filosofeggianti dei difensori della latinità e della Magna Grecia, coprendo l’intero spettro politico e geografico; ma si sa, l’italiano medio è refrattario ad accettare le verità scientifiche, la pandemia ne ha dato ampia prova. Eppure questi soggetti non si rendono conto che il loro atteggiamento è una dimostrazione di ciò a cui si rifiutano di credere, sono proprio loro la causa dell’abbassamento della media italiana, non certo scienziati e ricercatori che dispongono di una cultura enormemente più vasta di quella dei leoni da tastiera.
Il quoziente intellettivo sarà anche uno strumento non definitivo per misurare l’intelligenza di un individuo, ma questo studio estensivo e le reazioni che sta suscitando a sud delle Alpi sono abbastanza per comprendere che altri sono davvero più avanti di noi.
F.to: Dott. Vincenzo Mele (giornalista)