Il lavoro al centro della democrazia, aiutare i giovani in difficoltà.

 

 

Pietro Cusati (giurista – giornalista)

 

Prof.ssa Silvana Sciarra - presidente Corte Costituzionale

Intervento a  titolo personale al meeting di Rimini della Presidente della Corte Costituzionale Prof.ssa Silvana Sciarra, aiutare i giovani in difficoltà. Il lavoro al centro della democrazia, l’esistenza umana è un’amicizia inesauribile, aiutare i giovani in difficoltà, la mia più grande aspirazione  è raggiungere i più giovani, un dialogo con loro, con un rinnovato spirito di iniziativa, ha sottolineato la Presidente della Consulta Silvana Sciarra, Professore di diritto del lavoro, si può invertire uno stile talvolta rituale della comunicazione. L’intento di coinvolgere i più giovani in un circuito di rispetto per le istituzioni e di comprensione del loro operare.  La collegialità delle decisioni che caratterizza il modo di operare della Corte costituzionale diviene un bene collettivo, appartiene a tutti noi, perché è espressione dell’imparzialità che guida il giudice delle leggi. Rispettare questo modello deliberativo significa cogliere il valore di un lavoro orientato alla costruzione di un avanzato equilibrio fra le istituzioni democratiche.  Il lavoro al centro, al cuore della democrazia. Quale democrazia?  Quella ‘dei moderni’, per dirla con un grande scienziato quale Giovanni Sartori, distinta da quella ‘degli antichi’, quella che si fonda su libertà ed eguaglianza, fondamenta che possono congiungersi e rinsaldarsi reciprocamente, ma anche disgiungersi pericolosamente. Il lavoro è un cammino della vita, per questo si pone al cuore della democrazia: il cuore, come organo vitale, parte di un corpo armoniosamente costruito per funzionare, per pensare, per amare, per creare relazioni.  Nel collocare il lavoro al centro di questi percorsi, sono consapevole che non è l’unica leva del cambiamento e dell’avanzamento di una giustizia sociale. I nostri appigli dovrebbero essere incardinati in una società solidale, in molte comunità di affetti e di relazioni, nella cura e nell’amicizia. Il lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica democratica – vi ricordo l’art. 1 della Costituzione – è il lavoro delle persone intese come individui e come collettività.  Incisive le parole di un costituente illustre, Costantino Mortati, che nel commentare questo primo articolo, evidenziò il valore del lavoro quale ‘fattore necessario alla ricostituzione di una nuova unità spirituale’ .  Coerente con questa impostazione è il richiamo all’art. 4, in cui il diritto al lavoro, che la Repubblica riconosce, si fonde con i doveri dei cittadini nello svolgere ‘secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’.   ‘Secondo le proprie possibilità e la propria scelta’ vuol dire secondo le proprie inclinazioni, e secondo l’abilità che si percepisce di avere, o che si è acquisita, ma non sempre questo incontro fortunato fra domanda e offerta di lavoro si compie. Il 2023 è definito anno delle competenze, per affrontare, tra l’altro, la transizione verde e la potenziale perdita di posti di lavoro in alcuni settori.  Ancora più drammatica è la condizione dei detenuti, cui si offrono scarsissime opportunità formative e lavorative.  Del lavoro carcerario la Corte Costituzionale ha detto in una sentenza che è strumento di ‘redenzione’, non di ‘espiazione della pena, ma è un metodo di trattamento’.  La tutela della dignità è dovuta per chi è privato della libertà.  La formazione degli adulti, così come dei giovani in cerca di prima occupazione, se resa carente o sporadica dagli organismi che dovrebbero erogarla, condiziona il dovere dei cittadini di lavorare, che l’art. 4 evidenzia a fronte del diritto al lavoro. Questo diritto, che non coincide, la Corte Costituzionale lo ha chiarito più volte, con la garanzia della stabilità del posto di lavoro, si sostanzia nella pretesa di politiche attive da parte dello Stato. Piero Calamandrei, illustre costituente, scrive che nel discutere dei dubbi circa l’eccessiva genericità di questi articoli, fu Togliatti a sollecitare il suo spirito fiorentino, citando Dante. I costituenti, che Calamandrei definisce ‘preparatori della Costituzione’ – dovevano fare ‘come quei che va di notte, che porta il lume dietro e a sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte’. Siamo in un canto del Purgatorio e il riconoscimento nell’aver illuminato il cammino è rivolto a Virgilio.  I maestri come Virgilio, gli educatori, i formatori, chi opera negli ospedali, nei servizi sociali e nelle carceri, chi aiuta i giovani nell’apprendere hanno un ruolo cruciale.

 

 

 

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