Serie A, la rivoluzione araba

 

 

da prof.  Luigi Gravagnuolo

(già sindaco di Cava T. e docente UNISA)

 

Sarà ormai tutto un business, un circo girovago per le varie piattaforme tivvù e streaming, ma quando il calcio si ferma senti che qualcosa ti manca. Finalmente lo scorso week end sono ripresi i principali campionati d’Europa, Serie A compresa, evviva.

La prima giornata della Serie A, ovviamente, nulla può dirci sulle posizioni nella griglia di partenza per il titolo o la salvezza, per queste bisognerà aspettare la dodicesima giornata. Avanziamo tuttavia qualche considerazione, da assumere col beneficio d’inventario.

Prima di tutto va detto che le squadre non hanno ancora trovato l’assetto definitivo col quale giocheranno per lo meno fino a gennaio. Il mercato è ancora aperto e lo sarà fino al 31 agosto, molto può ancora cambiare. Quest’anno poi ci sarà una coda velenosa.

Chi segue il calcio sa che già negli anni scorsi la sfasatura dei tempi del calciomercato tra i campionati europei e quello della Cina, aveva comportato il passaggio di alcuni campioni alle squadre cinesi a tempo scaduto perché le squadre europee potessero rimpiazzarli. Quest’anno sarà ancora così, ma ad altra latitudine. Il calciomercato arabo chiuderà il 20 settembre. Dal primo al venti settembre le valigie cariche di petrodollari circoleranno per l’Europa, lusingando calciatori e solleticando gli appetiti di agenti e presidenti e, di fronte a certe offerte, non sarà facile per nessuno resistere.

Pensate ad un arcicampione come Osimhen del Napoli, un mostro che da solo ti cambia il potenziale di un’intera formazione. Viene dalla Nigeria ed ha vissuto la sua infanzia nella miseria più nera. Emigra in Europa e comincia a dare calci alla palla di cuoio. È sgraziato nei movimenti, a volte goffo, tecnicamente una frana. Ma ha fame, tanta fame e ce la mette tutta. Il suo fisico è possente, le lunghe leve lo aiutano a coprire gli spazi in progressione a velocità irraggiungibile per avversari e compagni di squadra. Trova bravi allenatori che gli insegnano la grammatica di base del pallone. Migliora, ma ancora gli manca la padronanza della sintassi, gioca da solo, cade in fuori gioco come un pollo due volte su cinque, si avventa su palla e avversari come una gazzella impazzita e spesso si infortuna. Poi trova un grande maestro, mister Luciano Spalletti. Impara la sintassi del calcio e ne diventa un mattatore epico. Guadagna bene e intorno a lui si arricchisce tutta la sua vasta famiglia, quasi una tribù. Non solo, fa beneficenza nel suo paese di origine dove diventa un mito.

A un certo punto arriva lo sceicco di turno, apre la valigia e gli fa vedere 150 milioni di dollari, trenta all’anno per cinque anni. In più soldi a palate per i suoi procuratori e qualcosina, poco, molto poco, per il Napoli. De Laurentis resiste, decide di derogare dai suoi principi aziendali e gli offre dieci milioni l’anno per cinque anni se prolunga il suo contratto col Napoli. Il calciatore tentenna, pare accettare, ma ancora non firma. Resterà in azzurro fino al 31 agosto, ma poi? E se dopo la chiusura del mercato europeo dovesse decidere di accettare le offerte dello sceicco? Certo, ha un contratto in essere col Napoli e deve rispettarlo, ma una cosa è giocare con convinzione ed entusiasmo, altra cosa è farlo da scontento; come quando cominci a frignare e ad accusare dolori ai muscoli ad ogni pie’ sospinto, a giocare controvoglia, insomma, a fare di tutto per convincere il tuo committente attuale che gli conviene cederti e prendersi la sua buona fetta di petrodollari piuttosto che tenerti in gabbia. Se infine, messo con le spalle al muro, De Laurentis dovesse arrendersi e cederlo agli arabi dopo il 31 agosto, fino a gennaio non potrebbe più rimpiazzarlo con un altro centravanti. Per il campionato del Napoli cambierebbe molto, quasi tutto.

Situazioni analoghe le vivranno un po’ tutti i club europei. Tutto questo per dire che ogni ragionamento sulle prospettive delle squadre, fatto prima del 21 settembre, rischia di essere puro esercizio di stile. Le rose delle squadre saranno definite solo in quella data, conviene dunque aspettare.

Senza trascurare di rimarcare come l’incursione araba nel calcio europeo stia comportando un vero e proprio rivolgimento delle dinamiche del mercato. Fino all’estate scorsa valevano dei parametri accettati da tutti: se l’acquirente offriva dieci milioni per acquisire il cartellino di un calciatore, a quest’ultimo sarebbe toccato un ingaggio da 1,2 milioni se in Premier ed uno di ottocentomila se in Serie A; così, se una società offriva ad un calciatore un milione di ingaggio annuo, doveva versare al titolare del cartellino da otto a dodici milioni. È appena il caso di chiarire che qui, per ovvi motivi di spazio, lasciamo da parte il ruolo dei procuratori come anche la questione dei parametri zero.

Dunque, sulla base delle regole consuetudinarie del calcio europeo, se il signor sceicco offriva trenta milioni l’anno ad Osimhen, al Napoli avrebbe dovuto versarne 300! Viceversa, l’acquirente interessato pare abbia offerto 120 milioni al Napoli, a fronte di un ingaggio da trenta milioni annui al calciatore. E non è stato così solo per Osimhen, i capitali arabi si stanno muovendo in questo modo in tutta Europa, offrono ingaggi faraonici ai calciatori e cifre sottomercato alle società. Non è difficile immaginare quanto ciò possa risultare devastante per i già precari equilibri di bilancio dei club europei. Se tale logica si consolida, i valori patrimoniali di tutte le rose salteranno e le società dovranno pagare ingaggi spropositati ai propri tesserati a fronte di plusvalenze effimere, se non proprio di minusvalenze, al momento della cessione dei loro cartellini. Una rivoluzione copernicana!

Premesso tutto ciò e tornando al calcio giocato – quello che poi ci piace veramente – la prima giornata qualcosa l’ha detta. Le quattro squadre più accreditate – Juve, Inter, Milan e Napoli – hanno vinto, largamente convincendo le prime tre, con qualche fatica in più il Napoli, che è l’unica delle quattro ad aver cambiato allenatore ed ha bisogno di ancora un po’ di tempo per assimilarne gli schemi. Certamente se la giocheranno fino alla fine, ma bisognerà vedere fino a quando reggeranno i muscoli dei loro calciatori. Francamente lo stato di forma di Juventus, Inter e Milan ci è sembrato già troppo avanti per poter immaginare che avranno benzina fino al rush finale. Convincente è apparso il gioco di Fiorentina ed Atalanta, mentre le romane hanno stentato contro le vivaci Salernitana e Lecce.

Si è anche messo in mostra qualche new entry nel campionato italiano. Un nome su tutti, ma ce ne sono stati anche altri: il leccese Almqvist. Svedese, ventiquattro anni, il direttore Corvino, uno dal naso fino che fiuta bene i talenti, lo ha preso dal campionato polacco.

Alla prossima, dopo la terza giornata, che sarà anche la prima dopo la chiusura del mercato europeo.

 

 

 

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