Aldo Bianchini
SALERNO – “Che cosa è la verità e, soprattutto, dov’è la verità, nella toga o nella stola ?”, sembra essere questa la domanda che, come una sorta di fil-rouge, l’avv. Maurizio Scorza (protagonista delle aule giudiziarie ma anche nelle scuole secondarie di 2° grado come docente di religione cattolica) si pone e pone al lettore del suo avvincente libro “Dalla toga alla stola – Teologia pratica per una giustizia umana” (ed. Brunolibri del 2022) presentato nel Vallo di Diano all’interno della splendida cornice ella sala multimediale della Parrocchia S. Alfonso Maria de Liguori di Padula (loc. Bivio) il 28 giugno scorso.
Ho letto con attenzione il libro di Scorza che più di un libro è un vero e proprio trattato, utile per le scuole di ogni ordine e grado, sulla contemporanea esistenza delle varie anime della giustizia: quella vera, quella giudiziaria, quella divina, quella che racconta l’imputato e quella che lo stesso imputato nasconde nelle profondità del suo animo.
Dico subito che sono assolutamente d’accordo su tutto quello che l’avv. Scorza ha eccellentemente scritto; solo su una cosa il mio pensiero diverge profondamente dal suo. Difatti a . 15 egli, parlando dell’utilità del suo libro, scrive: “E’ fondamentale, pertanto anche per gli avvocati, ai quali questo libro è particolarmente dedicato, e per i magistrati, cercare quest’idea superiore di giustizia, da trasmettere come amore di Dio e del prossimo in vita del suo pieno compimento in quel giudizio finale divino (in cui compariremo) che attuerà la vera e perfetta Giustizia, e che riabiliterà l’uomo, tutto l’uomo, in spirito, nimo e corpo”.
Il mio pensiero diverge da quello di Scorza perché ritengo che questo libro, meglio definirlo trattato, è assolutamente necessario per tutti i magistrati che dovrebbero capire cos’è la verità districandosi tra le tante verità ed alla fine per esprimere un giudizio, il più sereno possibile. Gli avvocati vengono dopo, perché gran parte della classe forense in materia di verità assoluta è molto più avanti della classe giudiziaria, anche se entrambe indossano la toga. Sono i magistrati (soprattutto i pubblici ministeri) difatti che leggendo questo trattato potrebbero finalmente capire che per raggiungere la presunta verità non devono approfittare strumentalmente dell’immenso potere che hanno per mettere in atto soltati battaglie politiche che sconvolgono gli assetti costituiti della nostra società civile.
La Chiesa, la verità e la giustizia, enunciate in ordine sparso, fanno probabilmente parte dello stesso discorso di giustizia in un coacervo di distorsioni che neppure il processo a Cristo (primo processo di aggressione politica della storia) è riuscito a cambiare.
Papa Francesco, dice l’autore, ha definito la Chiesa un “ospedale da campo” in cui c’è l’urgenza di curare le ferite, volendo significare che anche la giustizia gestita dall’uomo diventa un ospedale da campo dove necessita curare soltanto le ferite, tralasciando la vera missione della giustizia che è quella di ricercare la verità, quella più vicina possibile alla verità vera.
Ecco perchè il risultato, scrive Scorza, è stato un accavallarsi di norme che hanno portato a processi molto formali e poco sostanziali, in cui il tecnicismo spesso prevale sulla verità.
Dice bene Scorza, forse questo è il perno principale di tutta la storia della storica mancanza di una riforma complessiva della giustizi; il tecnicismo serve, probabilmente, per coprire le responsabilità di chi non dedica il suo tempo ed il suo potere per scoprire la verità. Da qui l’impossibilità pratica di avviare a definizione la necessaria de non più rinviabile riforma generale della giustizia.
Per la cronaca è giusto ricordare che alla presentazione del libro dell’avv. Maurizio Scorza, organizzata dall’avv. Angelo Paladino (presidente unione giuristi cattolici italiani – sez. di Sala Consilina), sono intervenuti: Don Vincenzo Federico (parroco S. Alfonso Maria de Liguori), Avv. Giovanni Leonasi (foro di Lagonegro), Avv. Vincenzo Bonafine (presidente COA di Lagonegro), dr. Luigi Pentangelo (presidente Tribunale Lagonegro) e S.E. Mons. Antonio De Luca (Vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro).