SCUOLA: bulli, il presidente Naddeo risponde … la preside Barone precisa

 

Aldo Bianchini

Prof. Claudio Naddeo

SALERNO – Nell nostra nazione siamo, da tempo immemore, massificati (più che abituati !!) nella convinzione che soltanto le sentenze dei giudici non possono essere criticate, semmai discusse ma mai contestate; e sempre e comunque accettate.

Tutto il resto, quindi, dovrebbe essere discutibile e addirittura criticabile aspramente; a maggior ragione quando parliamo di decreti ministeriali che riguardano il mondo della scuola che è, forse, la parte più delicata ed importante del futuro di tutti noi che, per forza maggiore, deve riconoscersi nella scuola e nella sua missione educativa e non punitiva.

Non ne parliamo, poi, quando si tratta della “violenza” e degli “atti vandalici” nelle scuole; momenti che anche quando sfociano nel codice penale devono essere trattati con grande sensibilità umana e conoscenza psicologica del giovane studente da giudicare e punire.

Io non sono un educatore, non ho i titoli per farlo, ma quel gesto del “nipote d’arte” del noto camorrista “cipolla” di lasciarmi il suo posto nella lunga fila della banca, deve avere un suo valore assoluto e deve essere da guida a tutti e non solo ai tanti docenti che dedicano la loro esistenza all’educazione delle nuove generazioni.

Un gesto semplice, forse anche casuale, che a ben riguardarlo deve per forza assumere la valenza di una grossa montagna illuminata nel buio tenebroso della vita quotidiana.

Ho apprezzato molto la precisazione del prof. Claudio Naddeo (presidente provinciale Associazione nazionale presidi nonché rettore del Convitto Tasso Trani di Salerno) che, in risposta al mio articolo dell’8 agosto scorso dl titolo “SCUOLA: Bulli, quando non c’erano i servizi sociali”, mi ha scritto: “… Lo statuto degli studenti prevede la conversione in attività alternative alla punizione … per i cyber- bulli ancora meglio, laddove non ci siano profili di natura penale …”.

Tutto vero, assolutamente vero; ma bisogna sempre tener presente che lo Stato, il Ministero, la legge, le norme, ecc. sono tutti momenti molto astratti e senza animo; momenti che necessitano dell’uomo giusto al posto giusto per tradurli in pratica applicazione quotidiana, senza mai correre il rischio che quell’uomo diventi educatore per mestiere e non per passione, finendo con l’essere un rigido applicatore della legge e/o della norma; dietro ogni caso c’è un essere umano, e non deve mai pesare il fatto di essere di fronte ad un cyber-bullo o addirittura al “nipote d’arte di cipolla”.

Purtroppo in questa Nazione il fronte dei rigidi applicatori delle norme cresce sempre di più (anche se non frena la corruzione o la concussione, o la violenza di altro genere), riuscendo per davvero a sconvolgere tutti i piani dei tanti uomini che si trovano al posto giusto nel momento giusto.

Dirigente scolastica e consigliera comunale dott.ssa Elisabetta Barone

Mi ha colpito anche e positivamente l’intervento preciso e deciso della prof.ssa Elisabetta Barone (dirigente scolastica dell’istituto Alfano 1°) che al quotidiano Il Mattino ha dichiarato: “È dal 2007 che ho quasi sempre adottato il criterio dell’irrogazione di una sanzione che aiutasse lo studente a comprendere che la trasgressione o il reato procurano danno alla comunità e pertanto va riparato offrendo un servizio che contribuisca al benessere della comunità. Per questo ho sempre suggerito, coinvolgendo i genitori, sanzioni che vedessero coinvolti gli studenti in attività di servizio presso comunità che si prendono cura dei più deboli come ospizio, mensa dei poveri, Anfass e similari. Tutti alla fine dell’esperienza mi hanno ringraziato per le emozioni vissute”.

 

 

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