da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – Il Bilancio di Previsione è stato approvato in Giunta lo scorso Giovedì 20. E’ un documento troppo complicato e complesso per parlarne senza averlo almeno consultato. Si potrà fare, in futuro, magari dopo la delibera di Consiglio prevista per il prossimo Lunedì 31. Intanto, ne hanno parlato i politici che lo hanno elaborato, letto e approfondito in ogni sua parte. Peccato che, da alcune dichiarazioni, sembra manchi la piena conoscenza dei provvedimenti adottati.
La Giunta, con delibera n. 269 dello stesso giorno 20, ha elevato dello +0,05% l’addizionale Irpef, già aumentata dal Consiglio lo scorso 30/05, dallo 0,8% allo 0,9%, in applicazione degli accordi sottoscritti con il Governo per il riequilibrio finanziario. E’ scritto, nel provvedimento, che la Giunta ha deciso “di approvare, per l’anno 2023, l’addizionale comunale all’IRPEF nella misura dello 0,95% (zerovirgolanovantacinque)”, Questo, perché è mancato l’apporto previsto dall’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale nella misura di € 1,50 per ciascun viaggiatore (fonte: accordo Aiuti, pag. 2). Per come scritto, questo importo doveva essere in misura fissa. Invece, nella delibera di Consiglio n. 22 del 30/05 che, manco a dirlo, non è consultabile sul sito web, è stato previsto che si tratta della misura massima e deve essere applicata in proporzione alle diverse tratte. E, questo, sarebbe già da chiarire. Si legge, poi, che l’aumento si è reso necessario perché: “il Comune non avendo ancora ricevuto riscontro dall’Autorità Portuale (ndr: alle note del 03/05 e 20/06/2023), non è in grado di attivare per quest’anno l’addizionale sui diritti d’imbarco …” e perché: “in base all’Accordo di riequilibrio … il Comune si è impegnato, tra l’altro, a prevedere ulteriori aumenti dell’addizionale comunale all’IRPEF … qualora le risorse … non dovessero realizzarsi nelle quantificazioni previste”. In sostanza, si avvera quanto temuto fin dall’inizio: saranno sempre e solo i cittadini a pagare per tutti, anche per conto dell’Autorità Portuale che cincischia, forse perché l’addizionale potrebbe danneggiare qualche interesse, salvo errore. E, qui, avviene qualcosa di incomprensibile, magari da far piangere. Nella discussione sul Bilancio in Commissione Finanza, il Presidente avrebbe dichiarato che l’aumento dello 0,5%: “incide in modo davvero minimo, si tratta di circa 3 euro in più” e che: “per il 2024, l’addizionale passa dello 0,9 allo 0,95% (fonte: ilMattino). Stupisce, davvero, che abbia dimenticato che dal prossimo 01/01 l’addizionale passerà all’1,1% per una precisa condizione del contratto Aiuti già sottoscritto. E, quindi, che il carico effettivo sarà di 1,15%, non di 0,95%. Altro che tre euro!
Di più, neppure è stata diffusa la notizia delle altre delibere di Giunta, sempre del giorno 20, che hanno pure aumentato la tariffa del Trasporto Funebre, decorrenza 01/06 scorso, e tutte le tariffe per i Matrimoni Civili, sempre decorrenza 01/06. Che fa! Sempre pochi euro sono.
Per quanto riguarda, poi, la rettifica del documento di Previsione alla luce dei rilievi su tre Residui Attivi da parte del Collegio dei Revisori, è necessario premettere che i primi due, per circa € 10 milioni, sarebbero stati depennati per essere reinseriti quando ci saranno le condizioni previste dai principi contabili. Ovviamente, i beni ‘venduti’ dovrebbero essere rientrati nell’elenco del patrimonio disponibile. Il terzo Residuo è più complicato. I Revisori hanno chiesto un parere all’Avvocatura sull’intera procedura visto che, almeno ad oggi, i beni che la Regione dovrebbe espropriare non sono di proprietà del Comune, ma di terzi. C’è un giudizio presso il Consiglio di Stato che sarà discusso entro fine mese. Così, per prudenza, l’Assessora al Bilancio avrebbe scritturato uno specifico Fondo Rischi di € 7,1 milioni, pari all’importo in discussione. Cioè, staremmo a posto. Peccato che la costituzione di un Fondo sia una appostazione contabile priva di effetti finanziari, soprattutto per un Ente in disavanzo sostenuto. In sostanza, non sono stati messi € 7,1 milioni in un cassetto e, quindi, se ci dovesse essere un esito negativo, la possibile sistemazione contabile non sanerebbe l’effetto della mancata disponibilità delle risorse. Sarà necessario individuare una fonte che, usualmente, è unica: la cassa. E, per cassa, si intendono le tasche dei cittadini, a meno che non si rinunci a qualche altra spesa. In sostanza, è stata sistemata la forma, non la sostanza delle cose. E, quindi, resta fermo il rischio che per il mancato ripianamento della rata del Disavanzo di € 7,6 milioni di fine 2022, possa ancora aumentare l’Irpef, o qualche altra imposizione. In merito, appare controversa la possibilità di spalmare l’importo su tre anni, come dichiarato (fonte: ilMattino). Il contratto Aiuti spalma su tre anni il Disavanzo 2021 (fonte: art. 4/a), mentre i principi contabili 9.2.29 o 9.2.27, se applicabili e salvo errore, parlano di copertura in tre anni per quote costanti o in un solo anno. Quindi, comunque sia, almeno un/terzo sarebbe da rimborsare a fine 2023 in aggiunta alla rata già stabilita di € 18.589.969,62. Salvo non si aggiunga il maggior Disavanzo di fine 2022 causato dalla soppressione dei due Residui disposta dai Revisori.
Sono cose complicate, non facilmente comprensibili. Ciò che inquieta, in tutto questo, è la semplicità, al limite della superficialità, con la quale si comunicano notizie che, sotto la copertura di frasi rassicuranti, nascondono insidie gravissime a carico dei cittadini. Ed inquieta, anche, che la possibile difesa di interessi particolari porti, sempre e comunque, a mettere le mani nelle tasche della gente comune, chiamata a fronteggiare un Debito mostruoso del quale non si comprendono né origine, né finalità, né effettive dimensioni. Se fosse concordato di non dire l’intera verità, almeno si prestasse attenzione alle notizie da trasferire. Perché, alla fine, le cose dette potrebbero essere considerate solo fandonie. E, nulla di più.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 22/07/2023
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