Gli equilibri nel XXI secolo

 

 

da Angelo Giubileo (avvocato-scrittore)

 

Angelo Giubileo

Il nostro mondo è dominato dall’incertezza, in un senso molto più profondo di quanto comunemente si pensi. Tutto è incerto, al punto che Prajapati-Ka, il signore di tutte le cose del mondo ario-orientale, dubita anche della sua stessa esistenza. Esattamente come, nel mondo niceno-occidentale, la filosofia attesta che la natura di tutte le cose è incerta. L’universo è dunque incerto, e pertanto incerta è la condizione umana. A cui la filosofa Hannah Arendt ha dedicato un illuminante saggio, Vita activa. La condizione umana, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nell’anno 1958, saggio che introduce il nuovo secolo e discute anche degli eventi attualmente in corso.

Il fondamento-primo o causa-prima dell’incertezza fa dire a Bertolt Brecht che “la guerra è come l’amore, trova sempre un modo per farsi strada”. E, come evidenziato dallo storico John Keegan: “la guerra (è) naturale e culturale al tempo stesso – insita nella natura dell’uomo, cioè non dipendente dall’educazione ricevuta – e preceda la creazione della politica, dello Stato e dell’esercito”; per poi lo storico stesso concludere che: “Dal cannibalismo al conflitto tra nazioni, lo scontro è parte della condizione umana” (La grande storia della guerra. Dalla preistoria ai giorni nostri, Mondadori 1994).

Il trentennio del secolo in corso, aperto da un’emergenza sanitaria su scala mondiale, insiste ora sulla strada di una guerra russo-ucraina, che tuttavia coinvolge gli interessi di un mondo ormai globalizzato, in cerca di un nuovo equilibrio. Tra amore e timore. Un equilibrio, frutto evidentemente ancora immaturo di nuovi imperialismi (USA, Europa e Cina), non solo in competizione tra sé ma altresì incapaci di escludere vecchi e nuovi attori (Brasile, Russia, India, Gran Bretagna, Turchia, Stati arabi, africani, ecc.) dalla volontà (di potenza) di partecipare anch’essi al Grande Gioco.

Attraverso gli scenari odierni, l’ONU è finito sotto accusa da parte di tutti i players internazionali, perfino da parte del Pontefice di Roma; come se tutti non tenessero nel giusto e dovuto conto che – come efficacemente sottolineato da Timothy Garton Ash: “il <noi> morale di tutta l’umanità è più importante che mai, ma di certo non è la stessa cosa del <noi> operativo”.

Per un mondo sempre più abitato (attualmente noi umani abbiamo superato la soglia degli 8 miliardi di abitanti), e quindi risorse pro-capite sempre più scarse, ogni nuovo equilibrio non richiede un equilibrio globale, ma un equilibrio multilaterale.

 

 

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