LAVORO: salario minimo ? … quando avevamo le leggi

 

 

Aldo Bianchini

Dott.ssa Marina Elvira Calderone - ministra del lavoro

SALERNO – Il lavoro, croce e delizia di tutti i Governi; il ministero del lavoro, croce e delizia di tutte le parti politiche.

Nel nome del LAVORO fin dagli albori della prima repubblica sono state portate avanti battaglie politiche che di lavoro e/o risoluzione dei suoi problemi avevano ben poco.

L’ultima battaglia, ma soltanto in ordine di tempo, si fonda su due semplici parole come “salario minimo” che di concreto e di risolutivo non hanno assolutamente niente; eppure l’intera Nazione si sta trastullando, ormai da mesi, fino alla noia tra editti soltanto filosofici e affermazioni deliranti che producono lo stallo generalizzato.

Per quanto riguarda il c.d. “salario minimo” mi pare di rivivere ciò che accadde per la sicurezza sul lavoro quando l’Europa nel 1994 ci impose il rispetto di alcune regole (raccolte d noi nella Legge 626/94) che, guarda caso, noi italiani già avevamo dal 1955; norme contenute in un eccellente DPR (n.547 del 27.04.55) che la nostra Nazione aveva completamente dimenticato di avere, forse perché ritenute restrittive rispetto allo Statuto dei Lavoratori (Legge 300 del 20.05.1970).

La stessa cosa accade oggi con il “salario minimo”; se ne discute in tutte le salse dimenticando che avevamo, e abbiamo, ancora i contratti “erga omnes” che funzionavano a meraviglia e si adattavano a tutte le esigenze di vita e di rapporti sociali ed erano così flessibili da variare di provincia in provincia sulla base di appositi decreti prefettizi che in genere erano molto oculati ed aderenti alle esigenze del territorio. Ma come al solito, quando qualcosa funziona bene immediatamente tutti pongono mano per sfasciarla; e nella fattispecie la parola fine la pose addirittura la Cassazione che con una serie di cavilli legati alla rappresentatività degli erga-omnes di tutti i lavoratori in relazione ad alcuni (soltanto filosofici !!) elementi di possibile incostituzionalità.

E così fu dimenticata la Legge 751/59 (legge Vigorelli) che nell’ottica del dettato costituzionale era stata voluta dall’allora ministro del lavoro Ezio Vigorelli (PSDI) per imporre una forte sterzata delle retribuzioni in senso più equilibrato e giusto tra tutti i lavoratori. E pensare che quella legge era stata il vademecum di intere generazioni di “ispettori di vigilanza sul lavoro” (Ispettorato, Inps, Inail, Asl, ecc.).

Purtroppo il guazzabuglio di leggi, regole, regolamenti, disposizioni ministeriali, ha provocato un ingorgo dal quale sarà davvero difficile venirne fuori e la situazione ovviamente ristagna a far data dal primo ministro del lavoro Ludovico D’Aragona (PSI) del 1946 per finire a Marina Elvira Calderone (Indipendente, si fa per dire !!) che nell’ottobre 2022 era stata presentata come la panacea di tutti i mali.

Difficile anche attribuire colpe specifiche e/o di partito; basta pensare che la nostra Repubblica ha avuto ben 62 ministri del lavoro in 77 anni con una media di 453 gg ciascuno, ovvero 1 anno, 2 mesi e 28 gg.

 

 

 

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