PORTO di SALERNO: commerciale o turistico … il dilemma continua

 

da Amm. Gaetano Perillo

 

Egr Direttore

Il futuro del Vallone Cernicchiara, come descritto in recenti articoli di giornali (A.Malangone, A.Cuomo), non si preannuncia affatto roseo. La sua prevista funzione di area di servizio per container comporterà continui transiti e/o soste di tir, con tutti gli inevitabili disagi connessi. Allo scopo di adeguare la zona interessata per tali finalità è stato infatti previsto di attuare destrutturazioni e invasive alterazioni della morfologia del territorio circostante.

Più che giustificate quindi le rimostranze per questa mancanza di rispetto verso la natura, peraltro con l’inosservanza di precisi vincoli previsti dalle leggi vigenti e dalla stessa Costituzione.

Al danno si aggiunge poi la … beffa degli svincoli all’esterno dei tunnel della Porta Ovest.   Se ne conosce la configurazione di massima visibile in un “tracciato di progetto” apparso su alcuni quotidiani. Già se si trattasse di un percorso in piano, non sarebbe un bell’esempio di assetto viario funzionale. Figuriamoci quale potrà essere la sua resa in termini di fluidità e scorrevolezza per il transito di Tir e di grossi automezzi, visto che ci saranno rampe e tornanti a sviluppo tridimensionale per superare un dislivello di parecchie decine di metri.

E tuttavia non si può purtroppo che prendere atto di una siffatta situazione, non essendo altro che il risultato di una scelta, a dir poco problematica, quale è stata quella di far confluire i tunnel in oggetto in un’area di estensione ridotta e poco idonea allo scopo.

Date dunque le suddette criticità sulla effettiva funzionalità della Porta Ovest a servizio del porto commerciale, non trovo fuor di luogo le opinioni che da più parti vengono espresse circa la vocazione ottimale del porto stesso e riguardanti la varietà delle funzioni che esso può o deve assolvere e i servizi che dovrebbe fornire in maniera prioritaria.

Intanto va riconosciuto che le incertezze per tali opzioni nascono dal grave errore, di alcuni decenni fa, di aver voluto perpetuare il mantenimento del porto commerciale nella sua secolare ubicazione: giustificata per i tempi andati, ma non più attuale in vista di futuri potenziamenti e incrementi dei volumi di traffici. Nel corso degli anni, si é dovuto perciò dare corso a rimedi palliativi quali il prolungato esercizio di un binario ferroviario lungo il tratto cittadino del Lungomare Trieste con un penalizzante viavai di vagoni da/per il porto, poi il tanto giustamente criticato Viadotto Gatto e ora la costruendo Porta Ovest, sempre pronta mai finita!!??

Le oggettive difficoltà esistenti portano quindi a formulare ipotesi diverse e a proporre soluzioni radicali, direi suggestive, ma tutte da valutare sotto il profilo della fattibilità economica, funzionale, remunerativa e di vera utilità per la città.

Rientra in tale tematica quanto suggerito nell’articolo di A.Malangone che prende le mosse dalla convinzione che vadano “abbandonati progetti faraonici, forse inutili in prospettiva”, per realizzare invece una conversione delle funzioni in modo che lo scalo possa “ritornare nella disponibilità della ‘sua’ Città, divenendo il luogo principale della nautica da diporto e assecondando l’esplosione dei flussi turistici”. In buona sostanza tutta l’area retrostante dovrebbe subire un completo restyling con la realizzazione di locali per la ristorazione, parcheggi, parchi giochi, un Museo del Mare, ma anche un ascensore lungo il costone dell’Olivieri per visite alle famose ceramiche vietresi, il tutto abbellito da viali alberati e macchie di verde. Poi, in ricordo delle … realtà industriali esistenti prima dell’avvento del Crescent e della Piazza della Libertà, ripristinare un comparto con attività collegate con la nautica. Quanto ai moli e alle banchine andrebbero attuati idonei adeguamenti per nuovi attracchi di navi da crociera, traghetti, yacht, natanti da diporto e anche per ospitare aziende per la nautica.

In un piano siffatto rientrerebbe anche la valorizzazione del Capitolo di San Matteo a sud-est di Salerno. In effetti si tratta dell’ultima testimonianza delle larghe spiagge e delle acque pulitissime, esistenti fino agli anni cinquanta, poi colpevolmente sacrificate per creare la zona industriale e la strada litoranea fino a Pontecagnano e oltre.

Dalla descrizione della suddetta articolata proposta di radicale trasformazione del porto e delle aree retrostanti risulta chiaro che dovrà totalmente essere annullata ogni attività riconducibile ai traffici commerciali che lo scalo ha via via incrementato nel tempo. E neanche vengono ipotizzate delocalizzazioni verso sud est, dal momento che in tali territori si auspica la creazione di estesi lidi destinati a balneazioni e altre attività turisticamente attrattive.

Sorge allora inevitabile la domanda su quale possa essere la reale e conveniente valenza economica di una operazione di tal genere.

Intanto, esistono attendibili proiezioni sugli arrivi di imbarcazioni da diporto, anche di grande tonnellaggio, per cui in un non lontano futuro risulterebbero insufficienti le banchine del “Marina d’Arechi” e del “Masuccio Salernitano”, tanto da avvertire la necessità di ulteriori posti barca per sensibili incrementi della domanda??

Ed esistono analisi comparative per valutare, sotto ogni possibile aspetto, se sarebbe utile far sbarcare turisti e/o passeggeri piuttosto che container e merci varie??

Nel caso si dovesse dare concreta attuazione ad un simile progetto, tra l’eliminazione di impianti e di preesistenti strutture e l’attivazione delle nuove sistemazioni, non oso immaginare quale sarebbe la durata dei tempi di esecuzione.                                                   Bastano gli esempi della Porta Ovest, e del Parcheggio interrato di Piazza Cavour, (ma anche la riconversione del sito industriale di Bagnoli!!), per farsene un’idea.

E quale alternativa sarebbe allora offerta per le pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti dalla perdita di posti di lavoro, appena venisse avviata la dismissione delle attività del porto commerciale??

Ritengo infine un “non senso” il dubbio se definire Salerno come una “Città Porto” o un “Porto Città”.

È semplicemente una Città di mare, contornata da colline, che convive con il suo particolare tessuto urbano e, similmente ad altre città tipo Genova, La Spezia, ospita anche un porto e prosegue in una lunga, secolare tradizione di traffici commerciali marittimi, proiettandosi ora in un network internazionale di rotte oceaniche, con considerevoli transiti di merci, ad onta del suo carente sistema infrastrutturale dei trasporti terrestri, reso poco confacente alle esigenze in divenire a causa della miopia e imprevidenza delle decisioni prese in epoche passate

Amm. Gaetano Perillo 13.07.2023

 

 

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