Tangentopoli (82): 5 luglio 1993, la rovinosa caduta di Conte e Del Mese

 

Aldo Bianchini

On. Dr. Paolo Del Mese

SALERNO – “”Siamo in una situazione in cui anche mantenere una posizione di puro servizio per la città rischia di essere visto, o strumentalizzato, come ottusa volontà di potere””, il precedente capitolo, dedicato alla giornata gloriosa del 1° luglio 1993 con le dimissioni di De Luca, si era chiuso proprio con questa frase storica.

Insomma un neo sindaco che si dimette dopo appena 39 giorni di sindacato a Salerno non si era mai visto; c’era stato è vero il sindaco Nicola Visone che era rimasto in carica solo per 22 giorni (dal 12.02 al 06.03. 1985) ma Visone non si era dimesso in quanto era stato cacciato; ma anche se si fosse dimesso, sicuramente non lo aveva fatto per i motivi seri che indussero De Luca alle dimissioni.

Per la prima volta nella storia salernitana un sindaci si dimetteva per ridare l popolo le chiavi della città e per far decidere al popolo, dopo gli sfasci di tangentopoli quale dovesse essere la guida della città e chi doveva gestirla.

Il famoso “asso nella manica” difficilissimo da giocare in un ambiente ancora attraversato dalla parcellizzazione della politica clientelare che tutto controllava, fino all’assurdità che imponeva conoscenze specifiche per ottenere un certificato anagrafico in maniera più rapida del protocollo.

Ad appena 24 ore dalle dimissioni di De Luca arrivò a Salerno il commissario ministeriale Antonio Lattarulo, quasi come se le dimissioni fossero state concordate preventivamente anche con il Ministero per l’arrivo immediato del commissario; e, soprattutto, concordate preventivamente per quanto doveva accadere d lì a qualche giorno ?

Tra il 1° e il 5 luglio 1993 c’era stato un passaggio molto decisivo, ma in quel tempo sconosciuto, che riguardava l’allora pm antimafia Leonida Primicerio e il processo a carico di Giovanni Maiale (capo clan dell’omonima famiglia ebolitana):

 

  • Di lui ricordo l’azione politico-giudiziaria che compì nei giorni 3 e 4 luglio del 1993; allora fu decisivo per le sorti di tangentopoli in cui tanti suoi colleghi erano in affanno. Primicerio era PM-DDA in un processo contro Giovanni Maiale che per l’ultima udienza andava avanti sonnacchiosamente; il criminale ebolitano aveva detto e non detto cose molto brutte su Carmelo Conte e Paolo Del Mese; cose che, comunque, non avevano inciso più di tanto sul piano dell’economia strategica della Procura contro i due big. All’improvviso il PM chiese una breve sospensione dell’udienza del 3 luglio 1993 e si allontanò dall’aula; dopo poco ritornò con in mano la copia dell’interrogatorio di Pasquale Galasso (fatto nel carcere di Udine dal pm Ennio Bonadies e conclusosi verso le tre del mattino del 3 luglio); chiese ed ottenne che l’interrogatorio venisse acquisito agli atti processuali come una prova nuova e incontestabile che andava a confermare il castello accusatorio della Procura contro Conte e Del Mese; una prova, confermata in udienza da Maiale, che consentì alla Procura di fare il salto di qualità.

5 luglio 1993: la riunione nella stanza del capo della Procura di Salerno, Ermanno Addesso, è rapidissima; davanti al capo siedono i sostituti Luigi D’Alessio, Vito Di Nicola e Antonio Scarpa. Manca il procuratore aggiunto Luigi Apicella che un solerte usciere provvede a chiamare. Poi la firma di tutti e cinque in calce al voluminoso dossier d inviare alla segreteria della Commissione Parlamentare delle Autorizzazioni a Procedere ed anche al Tribunale dei Ministri. A rincarare la pingue dose di accuse ci sono nel fascicolo le dichiarazioni incrociate dei due camorristi Maiale e Galasso con l’aggiunta di Pinuccio Cillari e degli imprenditori salernitani Alberto Schiavo e Vincenzo Ritonnaro caduti, qualche settimana prima, nella rete abilmente tesa dal procuratore Domenico Santacroce con l’aiuto di una microspia e dei sostituti D’Alessio – Di Nicola e Scarpa.

On. Avv. Carmelo Conte

In calce alla richiesta di autorizzazione a procedere manca la firma del pm Michelangelo Russo che, come ho spiegato nei precedenti capitoli, era stato fatto fuori dal pool mani pulite di Salerno per una serie infinita di incomprensioni tra i magistrati inquirenti.

Tra le tante accuse c’è anche quella devastante di “concussione, corruzione e concorso esterno con la camorra” sulla base delle dichiarazioni dei tre pentiti di camorra Glasso – Maiale e Cillari.

L’annuncio della richiesta per l’autorizzazione a procedere viene diffuso dalla stessa Procura intorno alle ore 10 del mattino; subito dopo si scatena una tempesta mediatica senza precedenti di fronte ad una città attonita e silenziosa; i due potenti politici sono nel fango della camorra e, soprattutto, impotenti di fronte a quelle terribili accuse.

Non si fermano e coraggiosamente organizzano in rapida successione per la tarda mattinata del 5 luglio due distinte conferenze stampa; le redazioni giornalistiche locali e nazionali si mobilitano in men che non si dica e dal palazzo di giustizia si fiondano nei due luoghi prescelti di due parlamentari per le loro contro dichiarazioni.

Si comincia con l’ex ministro Carmelo Conte: “Sono vittima dei giornalisti e dei servizi segreti” e con questa frase, forse, anticipa quanto nel 1994 scriverà nel libro “Sasso o Coltello” in cui descriverà punto su punto la cosiddetta “Battaglia dei quattro cantoni” che aveva subito dal quotidiano Il Mattino e dai servizi segreti nazionali.

A seguire l’ex sottosegretario di stato Paolo Del Mese: “Non sono ricco e giuro di scoprire chi ha tramato” evocando passate azioni subite dai servizi segreti e che cinque anni prima, nel 1988, aveva richiesto ed ottenuto un servizio di scorta per evitare pericolosi depistaggi di Stato.

Al centro della foto il P.G. della Corte di Appello di Salerno dr. Leonida Primicerio, tra gli avvocati Luigi Gargiulo a destra e Giovanni Falci a sinistra nel giorno dell'annuncio del pensionamento del magistrato.

Ma per tutti e due si apre l’inevitabile viale del tramonto anche se a distanza di parecchi anni riusciranno dimostrare la loro assoluta estraneità da ogni fatto contestato. L’ex ministro Conte venne tenuto sulla corda per una ventina di anni con il famigerato “Processo California” (74 imputati alla sbarra oltre il ministro, e quasi tutti camorristi della peggiore specie) con conseguenze politiche micidiali che neppure l’assoluzione perché il fatto non sussiste riuscirà a ridare Conte alla politica. Più leggero l’excursus giudiziario per l’ex sottosegretario Del Mese che, dopo l’assoluzione, riuscì a ritornare nella Camera dei Deputati dal 2006 al 2008, governo Prodi, con il ruolo di presidente della Commissione Bilancio; per poi ricadere nell’oblio a causa della vicenda “Pastificio Amato” con sentenza di condanna (a quattro anni di carcere) passata in giudicato, dopo aver conosciuto l’onta della carcerazione preventiva a Fuorni.

Per Carmelo Conte in quei giorni (il 13 luglio 93) ritorna sulla scena il quotidiano “La Repubblica” (che già era apparso il 1° aprile dello stesso anno) con un serie di articoli, tutti dal taglio molto pesante: “Il Napoleone socialista e la rotta di Salerno” – “Da piccolo avvocato di Eboli  padrone della provincia” – “Enamorado de la vida” – “La meteora di Carmelo Conte, eroe degli anni ‘80”.

Altri clamorosi avvenimenti giudiziari, con arresti eccellenti, seguiranno quanto accaduto il giorno 5 luglio 1993; ma è proprio da quella data che inizia, solo sedici mesi dopo la sua partenza, l’inevitabile declino (almeno nell’immaginario della gente che comincia a non capire più l’atteggiamento aggressivo dei magistrati) di quella tangentopoli che aveva fatto sognare a tutti chissà quali cambiamenti epocali; in pratica quell’apparato sistema affaristico e di potere favoleggiato dai PM è stato messo a nudo, il gotha politico decapitato, il teorema portato avanti dai magistrati sembra essersi concretizzato e il lavoro svolto può dare l’avvio ai grandi processi.

Prima, però, occorre mettere  segno le ultime stoccate velenose per colpire i responsabili della mancata ricostruzione post-terremoto e gli imprenditori che da questo sistema hanno tratto enormi e facili vantaggi economici, riuscendo a destreggiarsi con grande abilità tra la concussione e la corruzione; con una insolita domanda in sottofondo: “i politici hanno compulsato e concusso gli imprenditori o questi ultimi hanno corrotto i primi e viceversa ?”.

 

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