Aldo Bianchini
SALERNO – E’ sufficiente mettere il dito nella piaga perché le parti pretenziose ed arroganti si rizelino e cerchino di contrattaccare trascurando il nodo principale della questione, diventato in pochi mesi scontro campanilistico, che è la “cultura”.
Faccio subito una premessa necessaria per il mio intervento su una questione davvero molto spinosa che interessa anche i rapporti generali, e non soltanto calcistici come qualcuno lascia falsamente intendere, tra la metropoli partenopea e la cittadina di Salerno. Conosco benissimo i consiglieri comunali Antonio Cammarota e Roberto Celano (quest’ultimo ancora di più rispetto al primo) ed anche se entrambi hanno da sempre completamente ignorato l’esistenza di questo giornale, ciò non mi esime dall’intervenire a loro favore in una vicenda che ha chiaramente messo in evidenza un’arroganza senza precedenti di qualche personaggio ricompreso in quella che io definisco “la casta della presunta cultura salernitana”.
Di Cammarota ho già scritto nel precedente articolo dedicato al mitico scrittore Maurizio De Giovanni (per la presenza dello scrittore nell’ambito del “Salerno Letteratura Festival” ed. 2023) ed oggi mi tocca scrivere per la nuova ed ancor più furiosa polemica scaturita dall’intervento del consigliere Celano contro la presentazione del libro “Scusa papà ma tifo Napoli” che il politico conclamato Gaetano Quagliariello si accingeva a lanciare attraverso lo storico festival salernitano.
Immediata la reazione, ai limiti della violenza fisica, contro il consigliere da parte degli autoproclamatosi “uomini di cultura” speculando sulla dichiarazione di Celano e dandone una versione mistificata che è stata subito accolta dalla distratta stampa che i due consiglieri, comunque, prediligono.
Ma al di là della inclusione del calcio e delle tifoserie del Napoli e della Salernitana (citazione che, sinceramente, hanno fatto in tanti e non è successo niente) il consigliere di Forza Italia con le sue parole sulla inopportuna presentazione del libro dell’ex ministro (oltretutto scritto da un suo compagno di partito, e questo dovrebbe essere garanzia della sua assoluta buona fede ) non credo abbia offeso qualcuno per esprimere, anche in maniera composta, il suo pensiero circa l’opportunità di presentare un libro sul Napoli proprio in un luogo molto vicino, per non dire adiacente, a quello dove oltre cento anni fa era nata la Salernitana Calcio:
Oltretutto, sempre Celano, nelle ultime ore ha ulteriormente precisato il suo pensiero rispondendo ad una specifica richiesta de Il Mattino:
- Sono davvero rammaricato per quanto è accaduto. Nella mia storia politica mi sono sempre impegnato per la difesa della libertà in una città in cui anche parte dell’informazione si è spesso manifestata chiusa al pensiero alternativo a quello dominante. Non era certo mia intenzione evitare la presentazione del libro. Ho solo espresso la mia preoccupazione leggendo un post sarcastico di De Silva che, in un momento di tensione, qualcuno avrebbe potuto interpretare quale provocatorio e sono intervenuto in seguito ad una serie di messaggi di protesta ricevuti per evidenziare il rischio. Evidentemente il mio post è stato male interpretato e fortemente strumentalizzato (in qualche caso volutamente!) anche da taluni che per 30 anni la propria dignità e la libertà l’hanno calpestata barattandola anche per meno di mezza zeppola ed un caffè. Ritengo che si debba lavorare per riunire le due tifoserie. Per svelenire e riappacificare ci vuole, però, un’azione graduale ed intelligente. Non servono nè le offese di De Giovanni nè il sarcasmo (in altre occasioni apprezzabile) fuori luogo che potrebbe essere male interpretato in un momento di tensione. Mi impegnerò per questo. È, in ogni caso, evidente che il mio intento era differente da quello che è emerso (come ho tentato di precisare in tanti commenti successivi). Non era mia intenzione creare imbarazzo ad alcuno ed alla città e mi spiace molto per l’On.le Quagliariello che è persona di indiscutibili qualità.
Ma la complessa polemica, partita con De Giovanni ed atterrata su Quagliariello avrebbe, come sembra, smosso anche i social sui quali se le sono suonate di santa ragione soprattutto nel commentare l’intervento di Celano che, se letto con attenzione, apre la strada verso il vero problema di questa città dove la cultura non può essere patrimonio intoccabile di una sola famiglia, o di pochissime altre. L’occhiello apparso su un quotidiano è emblematico, anche se l’occhiello stesso non ha avuto un seguito all’interno.
Questa casta, vuota e presuntuosa, detentrice del verbo della presunta cultura deve capire una volta per tutte che la presentazione di un libro e/o il possesso di un titolo accademico non è l’automatismo per essere definiti “uomini di cultura”; la cultura è altro, è libertà e soprattutto capacità di dialogo con il prossimo (qualunque esso sia); nel senso che il distributore di cultura non deve mai apparire arrogante e pretenzioso, ma deve essere capace di far apparire il suo impegno come elemento di crescita generale, pur non trascurando l’aspetto economico che, comunque, deve essere l’ultimo degli interessi.
E sarebbe bene chiuderla qui questa squallida polemica montata ad arte da una delle due schiere della setta della cultura; si, perché a Salerno di sette ce ne sono almeno due. La prima è quella venduta e appiattita sul deluchismo, la seconda è quella che dopo aver munto la vacca deluchiana si arroga il diritto di contestare il patron di tutto; anche della “Salerno Letteratura Festival” che vive e vegeta soltanto grazie ai soldi pubblici che sganciano Comune e Regione, e forse anche Provincia e CCIAA.
Caro Direttore, in alcuni territori della Campania, si sente il “bisogno” delle frontiere a Trattato di Schengen, vigente. Siamo alle comiche, di “gusto” scadente. Saluti