IL TRISTE FENOMENO DELLE FAKE NEWS. A Papa Francesco gli sarebbe piaciuto svolgere il ruolo di cronista.

 

da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)

 

 

 

 

 

 

 

Taccuino, penna e sguardo,il giornalista è chiamato “a consumare le suole delle scarpe” o a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra. Papa Francesco, ancora una volta , in occasione di una udienza in Vaticano, con la delegazione del Premio Biagio Agnes, ha voluto sottolineare l’importanza del compito che svolgono i giornalisti e la stampa,in questi tempi difficili, definendo il giornalista non come “un contabile della storia, ma come una persona che ha deciso di viverne i risvolti con partecipazione e con compassione”. “Il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere”, affinché svolgano la propria professione come una missione”.Quindicesima edizione del Premio Internazionale di giornalismo e informazione Biagio Agnes, noto giornalista , protagonista servizio pubblico RAI .Il giornalista è chiamato a “consumare le suole delle scarpe” e a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra.

«Il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione». PAPA FRANCESCO ha indicato, al riguardo,tre “elementi” del lavoro giornalistico, che forse si usano sempre di meno, ma che hanno ancora tanto da insegnare: taccuino, penna e sguardo. Taccuino. Annotare un fatto comporta sempre un grande lavorio interiore. Lo si appunta perché si è testimoni diretti oppure perché una fonte, che si ritiene attendibile, lo riporta aprendo poi alla verifica successiva. Il taccuino ricorda l’importanza dell’ascolto, ma soprattutto del lasciarsi trafiggere da ciò che avviene. Il giornalista non è mai un contabile della storia, ma una persona che ha deciso di viverne i risvolti con partecipazione, con com-passione.

Penna. Si usa sempre di meno, sostituita da mezzi più avanzati, eppure la penna aiuta a elaborare il pensiero, connettendo testa e mani, favorendo i ricordi e legando la memoria con il presente. La penna evoca il lavoro artigianale cui il giornalista è sempre chiamato: si prende la penna in mano dopo aver verificato i dettagli, vagliato le ipotesi, ricostruito e appurato ogni singolo passaggio. In questa tessitura agiscono insieme l’intelligenza e la coscienza, toccando le proprie corde esistenziali. La penna richiama così l'”atto creativo” dei giornalisti e degli operatori dei media, atto che richiede di unire la ricerca della verità con la rettitudine e il rispetto per le persone, in particolare con il rispetto dell’etica professionale, proprio come ha fatto Biagio Agnes.Sguardo. Taccuino e penna sono semplici accessori se manca lo sguardo sulla realtà. Uno sguardo reale, non solo virtuale. Oggi, più che in passato, si può esserne distolti da parole, immagini e messaggi che inquinano la vita. Pensiamo, ad esempio, al triste fenomeno delle fake news, alla retorica bellicista o a tutto ciò che manipola la verità. Serve uno sguardo attento su ciò che avviene per disarmare il linguaggio e favorire il dialogo. Lo sguardo deve essere orientato dal cuore: da lì «scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto. È uno sforzo richiesto a ciascuno di noi, ma che richiama in particolare il senso di responsabilità degli operatori della comunicazione, affinché svolgano la propria professione come una missione». Care amiche e cari amici, vi incoraggio a proseguire nel vostro impegno di promozione di iniziative culturali per supportare la diffusione di un’informazione corretta, educando e formando le giovani generazioni.

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