CILENTO: emigrazione o restanza

 

la redazione

“L’Emigrazione nel Cilento tra diaspora e ritorno possibile” è il lavoro con il quale  il Prof. Ezio Martuscelli, con l’ausilio di altri protagonisti, ha voluto, in maniera sistematica, analizzare il “fenomeno sociale” dell’immigrazione nel Cilento, dalle sue origini, individuandone  le cause e mettendo in risalto tutti gli effetti che si sono  riverberarti  sia nel tessuto sociale delle comunità di appartenenza che in quelle realtà in cui gli emigrati si sono insediati. Il “lavoro” ha interessato altresì, con una attenzione particolare, la necessità di evitare lo “ spopolamento” che colpisce oggi le aree cilentane, facendo leva  su di un valore assoluto capace di dare una svolta in senso positivo, di rivalutazione di un intero territorio, la Cultura.

Il testo è stato presentato, il 15 giugno 2023 alle ore 21 presso il centro documentale  Biblioteca Domenico Chieffallo in sanseverino di Centola con il Patrocinio del Comune

di Centola , dell’Associazione Il “Borgo” di sanseverino di Centola e l’Associazione “Progetto Centola” il gruppo Mingardo-Lambro Cultura.  L’evento ha avuto la presenza dell’assessore del comune di centola ing. Nicola Vigorito che dopo i saluti istituzionali ha voluto ribadire la sensibilità che l’amministrazione comunale rivolge al fenomeno della emigrazione ritenendo, tale argomento, degno di studio in quanto appartenente  direttamente alla cultura del territorio e quindi sono meritevoli le iniziative volte alla sua conoscenza.  L’avv.Giuseppe Amorelli ha curato la conduzione della presentazione che ha visto, intervallare i vari  inteventi con letture, a cura della dr.ssa Ivana Fucciolo,  di alcuni brani della “Luna e i Falo’” di Cesare Pavese («Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” …”io ce l’avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi, non più per dire “Conoscete quei quattro tetti?”, ma per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla”.

“(…) sapevo ch’io venivo di là, che tutto ciò che di quella terra contava era chiuso nel mio corpo e nella mia coscienza.”

Toccante il   testo di Sergio Endrigo, profugo di Pola, dal titolo : “1947”

Da quella volta non l’ho rivista  piu, cosa sarà della mia città. Ho visto il mondo e mi domando se sarei lo stesso se fossi ancora là. Non so perché stasera penso a te, strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero, che sa dove nasce e dove morirà. È troppo tardi per ritornare ormai, nessuno più mi riconoscerà. La sera è un sogno che non si avvera mai, essere un altro e, invece, sono io. Da quella volta non ti ho trovato più, strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero, che sa dove nasce e dove morirà. Come vorrei essere un albero, che sa dove nasce e dove morirà!. “Sabatino Echer ha eseguito , magistralmente, alla chitarra, alcuni brani musicali afferenti il tema della serata. Lo stesso ha altresì illustrato il “viaggio” dall’antico borgo medievale di Sanseverino , che il suo avo fece, per cercar fortuna in terra straniera (Brasile) . Interessante è stata la testimonianza resa dal Prof. Giuliano Salvatore, il quale sempre partendo da San Severino, prima  ultimò gli studi universitari  a Perugia e poi, per motivi di lavoro, emigrò prima a Milano e poi a Roma per ritornare di nuovo al paese natìo.  Quindi il ritornare dove si è nati e ivi rimanere. La “Restanza” come occasione di identità evolutiva, come occasione di crescita per evitare l’abbandono , per  salvare le nostre radici millenarie assieme alle tradizioni, usanze, dialetti e quindi la identità di un territorio. Antonella Casaburi ha concorso a “costruire” una strada per comprendere le ragioni che invitano i giovani a rimanere alla “Restanza”. Infatti con il suo libro:”Mirari” dal verbo latino Miror, meravigliarsi, stupirsi, invita a riscoprire i  nostri borghi, ad apprezzarne il patrimonio ambientale, storico, culturale ed enogastronomico. Perché i giovani possano acquisire la consapevolezza della loro identità di sentirsi parte attiva ed integrante della propria  terra di origine. L’intervento del Prof. Raffaele, Riccio, anche lui natìo di Foria di Centola poi emigrato a Bologna ove ha insegnato filosofia e storia sino a quale che anno fa, si è soffermato nel suo intervento, raccontando la storia di immigrazione della sua famiglia nel Brasile , sulla memoria e la identità , come modelli culturali e valori del paese di origine che hanno influenzato enormemente la cultura della terra in cui si sono trapiantati. Il Prof. Ezio Martuscelli ha altresì evidenziato, oltre a fornire dati statistici sul fenomeno dell’immigrazione, la necessita di sfruttare le potenzialità che il territorio  cilentano offre promuovendo il “ turismo delle radici” ovvero  studiando strategie e canali di promozione nuovi ed efficienti per attrarre un turismo diverso .Nel corso del convegno si evidenziato, anche con l’intervento del dr. Michael Shano,  l’urgenza e la necessità  di evitare il graduale   spopolamento   ed impoverimento delle piccole realtà territoriali che ha già raggiunto  livelli allarmanti  tanto che si parla di “ DISAGIO INSEDIATIVO”. , Questa sorta di desertificazione è dovuta alla quasi inarrestabile rarefazione dei servizi territoriali: scuole, uffici postali, esercizi commerciali,  trasporti, stazioni ferroviarie, presidi sanitari che non rappresentano dei “simboli” della presenza dello Stato, ma sono delle “condizioni” attorno alle quali si costruisce una comunità.

Occorre pertanto creare le condizioni per  far ritornare “ l’uomo là dove è stato costretto ad andarsene a favore delle aree urbane e metropolitane, non per la qualità della vita ma nella ricerca di minori disagi nel vivere.”  Si tratta cioè  di apportare i necessari miglioramenti per quelli che hanno deciso di rimanere e non subire soltanto penalizzazioni e riduzioni., senza  farne comunque una “riserva indiana” e passare da una visione bucolica delle risposte , alla possibilità di dotare le piccole comunità degli strumenti normativi e finanziari atti a dare le idonee risposte ai problemi che promanano dal territorio.

Un dato positivo sembra provenire dalla proposta di legge sull‘insegnamento multidisciplinare dell’emigrazione nelle scuole, che tiene conto delle sollecitazioni provenienti da comunità di origine italiana, da soggetti associativi operanti in questo settore in Italia e all’estero e da enti regionali e locali. La proposta mira al  l’apprendimento dei diversi aspetti della storia dell’emigrazione italiana e dei fenomeni di nuova mobilità nel quadro delle tematiche relative alle migrazioni, intese quale elemento significativo e ineliminabile dell’età contemporanea. “E’ una proposta di legge che intende fare del patrimonio storico, culturale ed etico dell’emigrazione italiana la base di un progetto formativo da consegnare agli operatori delle scuole di ogni ordine e grado, affinché esso possa integrare utilmente il percorso di crescita culturale tracciato per milioni di ragazzi che, altrimenti, rischierebbero di non conoscere una delle esperienze più importanti e significative che il popolo italiano ha vissuto nel suo cammino verso la contemporaneità. Il riferimento alla vicenda emigratoria del nostro Paese, inoltre, rappresenta un corretto presupposto per sviluppare un percorso di formazione interculturale quanto mai necessario per l’ormai massiccia presenza – circa 800.000 – di ragazzi di origine straniera nelle nostre scuole“

All’articolo 1 della proposta di legge si prevede che il Ministero dell’istruzione assuma l’emigrazione italiana come tema di un progetto nazionale, previsto tra le misure volte all’innovazione dall’articolo 11, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, relativo all’autonomia delle istituzioni scolastiche. Il Ministero trasmette agli istituti scolastici di ogni ordine e grado le linee generali del progetto, in modo da garantirne la flessibilità in relazione alle specificità territoriali e alla creatività degli studenti affinché esso sia considerato all’atto della programmazione dell’offerta formativa definita per ciascun anno scolastico. Lo stesso Ministero, poi, è chiamato a verificare gli esiti del progetto con cadenza biennale alla luce delle risultanze, valutate in termini di prodotti e di processi, con particolare attenzione alla rilevazione di « buone pratiche »

“All’articolo 2 si prevede che, a decorrere dall’anno scolastico 2023/2024, il progetto sia inserito nell’ordinaria programmazione formativa, con le modalità previste dalla legislazione vigente e nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Nello stesso articolo si sottolineano la valenza interculturale del progetto, la sua idoneità a una declinazione multidisciplinare e la possibilità di una larga applicazione delle metodologie laboratoriali. Si sottolinea, altresì, l’opportunità che il progetto, quale fattore di ampliamento dell’offerta formativa, sia preferibilmente incluso nelle attività curricolari. L’articolo 3 si propone di favorire l’integrazione tra le aree disciplinari e la costruzione di reti anche extraregionali tra i diversi istituti scolastici nella prefigurazione e nella realizzazione del progetto”.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *