da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)
Nella nostra economia “segnali incoraggianti che vanno rafforzati, superando quei ritardi che ancora impediscono alla nostra economia di dispiegare appieno le proprie potenzialità”.
Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco,nelle sue ultime considerazioni finali della relazione annuale del 31 maggio 2023, ha tracciato il bilancio dell’anno, delle prossime sfide per il Paese, l’istituto e il comparto bancario. Visco ha detto che anche se sul Pnrr “miglioramenti sono possibili”, tuttavia “non c’è tempo da perdere”. Nelle considerazioni finali ricorda che il Piano “rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese”. È quindi “cruciale dare attuazione all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese. Per il 2023 le previsioni convergono su un aumento del prodotto intorno all’1%”, ha detto il governatore di Bankitalia, secondo il quale “nell’affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, così come nell’uscita dalla pandemia, l’economia italiana ha mostrato una confortante capacità di reazione”. Non c’è una fuga di depositi dalle banche italiane, fenomeno che anche grazie alle innovazioni digitali ha scosso gli istituti di credito americani dopo il caso Svb ma un “calo fisiologico” della liquidità accumulata durante la pandemia e uno spostamento dei risparmiatori verso prodotti finanziari “più remunerativi”. Da luglio 2022 quando aveva toccato il picco di quasi 1.620 miliardi” i depositi sono calati del 6%. “Gli episodi di turbolenza ci ricordano quanto velocemente la fiducia degli investitori possa deteriorarsi”. Le banche italiane sono “nell’insieme”, “in condizioni sufficientemente buone” “ma l’incertezza sulle prospettive economiche richiede prudenza“. Il ritorno dell’inflazione su livelli in linea con l’obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti – imprese, lavoratori e governi – contribuiranno a questo fine, rafforzando l’efficacia dell’indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria”. Per la politica monetaria, secondo Visco “l’orientamento deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento dell’inflazione verso l’obiettivo”. È quindi importante “tenere la barra dritta della risposta monetaria, ma con la gradualità necessaria per l’incertezza ancora non dissipata”.”In molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”, è il dato riportato da Visco che aggiunge “troppi, non solo tra i giovani non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”. Poi segnala anche una crescita, ora ad una quota del 30%, dei lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. E aggiunge che “come negli altri principali Paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale.”Non si può non sottolineare la necessità di portare a compimento l’unione bancaria, attraverso una revisione dell’attuale disciplina di gestione delle crisi nonché l’istituzione di uno schema unico di garanzia dei depositi”, ha detto Visco, sottolineando come “i recenti fenomeni di instabilità osservati al di fuori dell’Unione europea mostrano chiaramente l’importanza di raggiungere questi obiettivi”. “Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma – aggiunge – il Mes potrà svolgere un ruolo importante fornendo una rete di sicurezza finanziaria al fondo di risoluzione unico”. Poi ha ricordato che “ridurre la dimensione del debito pubblico è una priorità della politica economica, indipendentemente dalle regole europee”. Visco sottolinea quindi che “nei prossimi anni ogni eventuale aumento di spesa o riduzione di entrata, anche nell’ambito delle riforme già annunciate quali quella del fisco o dell’autonomia differenziata, non potrà prescindere dall’identificazione di coperture strutturali adeguate e certe”. E ricorda anche che “il mantenimento di una gestione prudente delle finanze pubbliche costituisce un segnale importante di credibilità; contribuisce a comprimere i rendimenti dei nostri titoli di Stato, avvicinandoli a quelli di altri grandi paesi dell’area dell’euro”.