da Pietro Cusati (Giurista- Giornalista)
Riflessione sull’attualità e la riscoperta del pensiero e dell’azione di un maestro di fede e valori civili. La Chiesa, la Scuola, la Dignità del lavoro, la Costituzione. Don Lorenzo Milani,un uomo libero, sacerdote,educatore ,con la passione della pittura,una figura carismatica che, nel paese di Barbiana, nel Mugello, in provincia di Firenze, fondò la scuola popolare per i giovani operai e contadini. Il suo nome completo era Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti, ed era nato a Firenze il 27 maggio 1923. Dopo la maturità classica, mentre sta affrescando una cappella sconsacrata, scopre la sua vocazione. Si converte al cattolicesimo. Nel 1943 entra in seminario, la famiglia non approva la sua scelta religiosa, il 13 luglio 1947 venne ordinato sacerdote. Nell’ottobre 1947 venne nominato cappellano nella parrocchia di S. Donato a Calenzano, alle porte di Firenze, i suoi parrocchiani sono braccianti, pastori ed operai. Don Milani è convinto che sia dovere della Chiesa occuparsi dell’istruzione dei suoi fedeli, soprattutto dei più deboli. Maestro prima ancora che prete, è l’intuizione di Don Milani, fonda la scuola popolare e inizia il suo impegno: dare alla gente, di cui è spiritualmente responsabile, il massimo possibile di acculturazione nel senso di conoscenza, ma soprattutto di capacità critica. Don Milani decide di partire dalla lettura dei giornali in classe, analizzando i temi dell’attualità e soffermandosi a lungo sui termini difficili.Solo la cultura potrà aiutare i contadini a superare la loro rassegnazione e che l’uso della parola equivalga a ricchezza e libertà. È stato un uomo scomodo, e, per questo suo carattere, venne isolato. Per convincere i genitori a mandarvi i propri figli, il parroco utilizza ogni mezzo, persino lo sciopero della fame. Quella di Barbiana è una scuola all’avanguardia; si studiano le lingua straniere: l’inglese, il francese, il tedesco e persino l’arabo. Si organizzano viaggi di studio e lavoro all’estero. Tiene lezioni di recitazione per far superare le timidezze dei più introversi e costruisce una piccola piscina per aiutare ad affrontare la paura dell’acqua. Nella scuola di Don Milani si studia dodici ore al giorno, 365 giorni all’anno, si legge il Vangelo, ma senza mai il tentativo di indottrinare i ragazzi. Nel 1963 arriva nella scuola una giovane professoressa, Adele Corradi, incuriosita dai metodi del parroco di Barbiana. Don Milani la invita a rimanere ad insegnare nella scuola e la professoressa accetta. Il motto della scuola di Don Milani è: I care, ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura. Alle pareti è appeso un mosaico fatto dai ragazzi della scuola; raffigura un ragazzo con l’aureola intento a leggere un libro. Nel 1967 Don Lorenzo Milani scuote la società italiana con un libro: “Lettera a una professoressa”, scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana. Il libro denuncia l’arretratezza e la disuguaglianza presenti nella scuola italiana che, scoraggiando i più deboli e spingendo avanti i più forti, sembra essere ispirata da un principio classista e non di solidarietà; un atto d’accusa verso l’intero sistema scolastico. Il libro riceve un’accoglienza fredda. Un’unica eccezione : Pier Paolo Pasolini. Dopo la morte del priore il libro diventa un caso letterario, diventando uno dei testi i del ’68 italiano. “Lettera a una professoressa” diviene simbolo di cambiamento per una scuola veramente per tutti. A causa di una grave malattia, Don Lorenzo, si spegne, a soli 44 anni. Era il 26 giugno del 1967. Don Lorenzo , attraverso le due opere ha lasciato una testimonianza viva di una eccezionale esperienza umana, religiosa, educativa.