Aldo Bianchini
SALERNO – Comincia questa mattina nell’aula magna della Corte di Appello di Salerno (nuovo palazzo di giustizia) il convegno dal titolo: “La riforma Cartabia: il momento dei confronti” che vedrà sfilare, tra oggi venerdì 19 maggio e domani sabato 20 maggio, una serie impressionante di grossi personaggi del mondo della magistratura e dell’avvocatura (se allargate la foto della locandina potrete leggere tutti i nomi); si comincerà questa mattina alle ore 9.00 con la dott.ssa Iside Russo (presidente della Corte di Appello di Salerno) e si chiuderà sabato intorno a mezzogiorno con il vice ministro della giustizia sen. avv. Francesco Polo Sisto.
Uno sforzo organizzativo davvero encomiabile; tra i tanti è giusto ricordare l’avv. Giovanni Sofia (alfiere di una delle famiglie più illustri dell’avvocatura salernitana) che, tra l’altro, condurrà anche l’importante tavola rotonda “Durata ragionevole del processo: efficienza ed effettività delle garanzie”.
Ci saranno altre quattro tavole rotonde (come ben illustrato nella locandina) ed anche due interessanti relazioni introduttive; la prima di Giovanni Canzio (primo presidente emerito della Corte di Cassazione) e la seconda di Paolo Ferrua (professore emerito di procedura penale presso l’università di Torino).
Un’altra tappa, l’ennesima, sulla via di un riforma che, forse, nessuno vuole; i recenti tentennamenti dell’avvocatura nazionale portano verso questa direzione, inequivocabilmente, E non è la prima volta che l’avvocatura, dopo avere a lungo spinto per la riforma, fa incredibilmente un passo indietro senza chiarire verso quale riforma è necessario andare.
Lo stesso Giovanni Canzio, del resto, fino a poco tempo fa quando era ancora in magistratura non è che abbia brillato per le sue idee riformiste, tutt’altro; lui è stato un forte uomo di apparto, capace di spaccare in due anche il CSM (come scrive Luca Palamara nel suo libro denuncia “Il Sistema”) e dall’apparato non arrivano mai le riforme vere. E non gli è stato da meno, in queste ultime ore, anche il ministro della giustizia Carlo Nordio che con le sue dichiarazioni confuse e contraddittorie ha allungato sulla “riforma Cartabia” più ombre che chiarezza.
Come in ogni mega convegno del genere si avverte la netta sensazione del “fai da te”, cioè che gli addetti al settore (magistrati e avvocati) se la cantano e se la suonano tra loro a tutela più che esplicita dei rispettivi interessi di categoria; senza tener conto che la “riforma della giustizia” è un qualcosa di epocale che deve interessare tutti, soprattutto la società civile che esige un giustizia concreta e ravvicinata in un quadro riformistico generale che non deve passare attraverso piccoli ed inutili aggiustamenti che allontanano sempre di più la gente comune di dalla magistratura che dall’avvocatura.
Una speranza di cambiamento, però, a Salerno potrebbe esserci; se si scorre attentamente la locandina potrete, difatti, notare che nella parte sinistra riservata i personaggi che porteranno il loro indirizzo di saluti c’è un nome (l’unico della lista) che sicuramente rappresenta la società civile: dott. Michele Albanese, direttore generale della Banca Monte Pruno, che sarà presente anche nella sua veste di “banchiere” e, quindi, profondo conoscitore dell’appesantito mondo economico-finanziario del Paese che condiziona fortemente le imprese che disgraziatamente sono costrette a rivolgersi al “sistema giudiziario” per ottenere una giustizia giusta, concreta e ravvicinata.
Michele Albanese ha, ormai, esperienza da vendere in molti settori della vita sociale; i suoi interessi ma anche i suoi interventi spaziano dall’apparato mediatico locale e nazionale al mondo universitario, così come dall’arte alla cultura per non trascurare lo sport; e dalla sua ha anche una forza economica che mette, da sempre, a disposizione della società civile in generale e non soltanto degli utenti della “sua banca” che, tra l’altro, cresce sempre di più nel panorama delle banche di prossimità in campo nazionale.
Non so se il direttore generale Michele Albanese leggerà questo articolo prima di sedersi al suo posto nella tribuna dell’importante convegno salernitano sulla giustizia da riformare; comunque sia, il messaggio per lui che rappresenta un po’ tutti noi è quello di provare a spezzare questa perenne dialogica che sembra porre sempre più ostacoli all’effettiva riforma necessaria per una giustizia più giusta; so che è difficile anche perchè ad Albanese è riservato un semplice indirizzo di saluto, non potrà scardinare quell’apparato paludato – antistorico e pieno di se, ma un tentativo pacato e riflessivo andrebbe fatto da parte di un personaggio che davvero rappresenta quella parte di società civile che è sempre assente da questi importanti contesti.
Carissimo Direttore Aldo Bianchini, le statistiche del Ministero della Giustizia sull’arretrato dei processi civili e penali rilevano che purtroppo i procedimenti in Italia non vengono risolti entro i termini di ragionevole durata previsti dalla legge Pinto, tre anni per i procedimenti in primo grado, due anni per i procedimenti in appello e 1 anno per i procedimenti davanti alla Suprema Corte di Cassazione ,ne consegue che la grande mole di processi civili e penali arretrati non è coerente con quella in ambito PNRR e i rimedi paventati dalla riforma Cartabia non sono minimamente sufficienti ,con il grave rischio di restituire i soldi e gli interessi all’Europa?