da Giuseppe Amorelli
(avvocato – scrittore)
Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo e incredibile comportamento. È sua va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. È poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati dalle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in un’unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca), Anna, Mario, il piccolo non nato, Agnese, Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo “Ho avuto il dono di una vita con te . Ci riameremo.”
L’ultima intervista rilasciata da ALDO MORO ad Eugenio Scalfari e pubblicata postuma nell’ottobre 1978 sulla “Repubblica” è l’ultimo suo messaggio politico.
” Non è affatto un bene che il mio partito sia il pilastro essenziale di sostegno della democrazia italiana. Noi governiamo da trent’anni questo Paese. Lo governiamo in stato di necessità, perché non c’è mai stata la possibilità reale di ricambio che non sconvolgesse gli assetti istituzionali ed internazionali. Quando noi parliamo di “spirito di servizio” so bene che molti dei nostri avversari non ci prendono sul serio. Pensano che sia una scusa comoda per non cedere nemmeno un grammo di potere che abbiamo. So anche che per molti del mio partito questo stato di necessità è diventato un alibi alla pigrizia e qualche volta all’uso personale del potere. Sono fenomeni gravi ma marginali. Resta il fatto che la nostra democrazia è zoppa fino a quando lo stato di necessità durerà. Fino a quando la democrazia cristiana sarà inchiodata al suo ruolo di unico partito di governo”.
-Queste dichiarazioni furono la sua condanna-
Oggi di straordinaria attualità ci appare il “suo lungimirante pensiero politico”.
Il 68’ era visto da Moro come il risveglio delle coscienze, con il fiorire di atteggiamenti autonomi , con la contestazione di espressioni di potere e di cristallizzazioni politiche, con la riscoperta della società civile, con la valorizzazione della diversità dei giovani e del loro diritto a contare e cambiare.
Il Suo obiettivo politico è raccogliere le voci e le esigenze di una società in rapido mutamento, in una europa che dalla francia riceveva la spinta della contestazione giovanile. Sempre in questi anni (68) matura una “strategia dell’attenzione” tesa a scrutare l’orizzonte italiano ed internazionale per stabilire un atteggiamento di dialogo verso il PCI.
Le “Lezioni” di Aldo Moro, sempre attualissime, sono innumerevoli.
Nel 1945, scrive del superamento del “nazionalismo”, nell’articolo:” Al di là della Politica”: “Bisogna avere il coraggio di andare sino in fondo. Non basta essere salvi dalla violenza, se poi l’astuzia o la superficialità o la fretta insidiano ancora la nostra vera ricchezza. La ricchezza della nostra umanità completa va rivendicata a noi contro i pericoli dell’inaridimento e dell’esteriorità. Il nostro diritto ed il nostro dovere è di tornare uomini, perché appunto l’umanità ci fu tolta, di rivendicare, insieme con il precluso esercizio delle responsabilità politiche, l’adempimento indisturbato della nostra vocazione umana nell’ordine naturale e soprannaturale.” “Oggi il piu grande dei nostri compiti è assolto. Il solo fatto che l’oggi è nostro ci dà la certezza che anche a noi apparterrà l’avvenire e sarà perciò un avvenire umano.”
Aldo Moro, fu. Anche, Uno dei Padri della Costituzione.
Nei confronti della Carta Costituzionale ebbe idee ben precise: ”Nei prossimi mesi gli italiani saranno posti dinanzi ad una grande responsabilità, ad una possibilità unica nella loro storia. Essi dovranno rifare lo Stato, ricostruire nelle sue linee essenziali la comunità nazionale. ..La democrazia fa le sue prove in un paese che fu a lungo disabituato al libero gioco delle forze sociali e dove perciò è difficile ritrovare spirito di sopportazione, di pazienza e di rispetto. Ma non è che una volta fatta la Costituzione non ci siano più problemi, e qui la Sua grande lungimiranza, Bisogna sapere che dopo questa battaglia la battaglia continua, la difesa costituzionale può essere una grandissima cosa, ma a patto che non cessi ami la sua rispondenza alla realtà e che la costituzione non sia una cristallizzazione deformante e superata, ma il lucido riflesso di cose vive. Lo sforzo va però misurato e reso continuo ed alla costituzione non va chiesto altro che non sia il presidio costante di un costume perennemente vivo. Tocca noi assicurare questa continuità e a fare della costituzione il segnacolo della civiltà cristiana della nostra patria. (“Spunti sulla costituzione, in Studium” 1947 ). Aldo Moro indicò altresì soluzioni costituzionali che ancora oggi rappresentano un cardine inamovibile quali ad esempio:” La certezza del diritto”.
“La certezza del diritto è condizione indispensabile per una vita sociale ordinata ed è perciò tra le mete più intensamente perseguite nei momenti difficili di ricostruzione della comunità nazionale… Il formalismo giuridico che può diventare una direttiva di sviluppo politico, è una grande minaccia alla pace sociale. E’ norma di prudenza lasciare aperte alcune strade per una pacifica evoluzione della incandescente materia sociale ed è umano rinunziare, ad una rigida certezza del diritto, che è sommo bene per una società a patto però che non pretenda di cristallizzarla mentre è ancora in moto.”
Un Suo punto fermo : “Il valore normativo della persona umana.”
La persona viva in concreto, nelle sue relazioni ed aspettative di pienezza è anche la radice dell’intera Sua elaborazione penalistica. Per Aldo Moro l’interesse protetto dal diritto penale non è quello dello Stato all’osservanza della legge, quanto quello della società colta nella sua interezza sicché la pena sarà solo fatto valere da organi dello Stato, agendo l’interesse della società e proprio nella protezione della collettività si spiega il quid di tutela in più del diritto penale rispetto a quella assicurata da altri tecniche giuridiche. Quanto alla tutela penale «siamo chiamati a considerare gli interessi della vita sociale ai quali appunto il diritto appresta tutela, facendosi concreto nei soggetti che ne sono portatori». L’evento penalmente rilevante è «un frammento della vita. È chiaro allora che la funzione della pena è solo quella di restituire a dignità sociale il condannato e la norma penale garantisce «una situazione, un aspetto, un momento della vita sociale, un bene degli uomini, un valore della umanità».
La “ricchezza” del “Pensiero” di Aldo Moro rappresenta, ancora oggi, nella nostra società contemporanea contrassegnata da una fragilità dilagante, un punto di riferimento. Occorre avere la consapevolezza della sua attualità e non solo ricordare, ma trovare in Esso Pensiero le indicazioni per il presente .