Aldo Bianchini
SALERNO – Se i fratelli sono coltelli figuriamoci i cugini; e Napoli e Salernitana, o almeno le tifoserie, sono cugini di primo grado; figuriamoci, quindi, tutte le derive possibili e non facilmente immaginabili; anche quelle più lontane e pericolosamente criminali rispetto all’essenza naturale dello sport che è da sempre una competizione nel contesto della quale c’è chi vince e c’è chi perde.
Il tifoso, che spesso ma non sempre, non è uno sportivo nato questo ragionamento difficilmente potrà capirlo e le cronache giornalistiche si riempiranno ancora di momenti assolutamente deprecabili come quello vissuto qualche settimana fa a Pagani tra le tifoserie becere della Paganese e della Casertana.
Ma non spetta a me il compito della narrazione dell’evento sportivo vissuto nello stadio Maradona di Fuorigrotta, lo lascio ai tantissimi giornalisti sportivi (anche quelli in erba) che del calcio sanno davvero tutto e che hanno scandagliato anche le varie facce del problema legato al rinvio della partita che doveva essere giocata sabato e non domenica.
Gli sfottò, gli striscioni, le contestazioni, le delusioni amarissime, le esaltazioni per una vittoria sono tutte cose assolutamente leciti fino a quando accadono sugli spalti e da essi non tracimano all’esterno nelle pizze, nelle vie e contro i monumenti.
E nella preparazione degli striscioni, ad esempio, i tifosi del Napoli non sono secondi a nessuno, basta pensare a quello che rimarrà indelebile nella storia dello sport ma anche, se non soprattutto, nel sociale come una liberazione dalla sudditanza psicologica del sud nei confronti del nord: “Giulietta è una zoccola”; tre parole per dire tutta la verità e per far capire che il tifo deve fermarsi a queste cose senza andare oltre.
La Salernitana domenica scorsa non ha tenuto conto di niente, sia delle cose buone che brutte, ed è sceso in campo libero da ogni vincolo o condizionamento ed ha giocato la sua partita, onestamente e sportivamente, senza animosità ma con grande rispetto dell’avversario in campo e fuori; ed ha dimostrato che alla fine lo sport, come la democrazia, vince sempre e comunque.
Un lezione di sportività, dunque, che va ben oltre i confini della singola partita di calcio e che dovrebbe raggiungere le coscienze di tutti, soprattutto delle tante squadre del centro nord che abituate a navigare nel centro classifica travalicano i confini della sport e vendono le loro partite al miglior offerente.
Ma la lezione di sportività della Salernitana non deve, e non può, fermarsi soltanto al calcio.