«Il Sol dell’Avvenire» di Nanni Moretti ci insegna che si può cambiare la storia

da dr. Vincenzo Mele (giornalista)

Il nuovo film di Nanni Moretti, «Il Sol dell’Avvenire», è un ritorno al cinema morettiano delle origini. La storia narra di un regista, Giovanni, che è impegnato nelle riprese di un film ambientato nella Roma del 1956, ove la sezione del PCI del Quarticciolo ospita una compagnia circense ungherese, la Compagnia del Circo “Budavari”, in seguito all’invasione dei sovietici in Ungheria. Giovanni sta anche scrivendo un film tratto da “Il nuotatore” di John Cheever, e allo stesso tempo immagina di girare un film che racconti la storia quarantennale di una coppia, con tante canzoni italiane a fare da sottofondo.
Al suo fianco c’è la consorte Paola (Margherita Buy), anch’essa occupata nel settore cinematografico, che è sofferente per la relazione con il proprio marito ed è indecisa se lasciarlo o meno.
Nel cast non mancano anche i cameo di personalità importanti che interpretano sé stessi: Chiara Valerio, Corrado Augias e l’archistar Renzo Piano.
Il nuovo film del regista romano ci insegna che con la storia si può cambiare con “i se”, capovolgendo la storia e cambiando il finale del copione del film del protagonista. Ne «Il Sol dell’Avvenire» di Nanni Moretti ci sono tre elementi da tenere in considerazione:

• Il primo elemento è legato riguarda la politica, un ulteriore attacco alla sinistra storica, presente nella trama, nella quale il protagonista gira un film ambientato nella Roma del 1956, dove il PCI del Quarticciolo, ospita il Circo Budavari in seguito all’invasione ungherese dell’Unione Sovietica ed è indecisa se aderire o meno alle direttive imposte dal partito centrale.
Nel film di Moretti c’è spazio alla visione troskista del regista stesso, quel comunismo eretico di Troskji, come lo definiva il filosofo e sociologo tedesco Walter Benjamin nel saggio «Sul concetto di storia».

• Il secondo elemento riguarda a citazioni dei suoi film: il giro con il monopattino elettrico a Roma richiama la lunga sequenza di “Caro Diario” nella quale Moretti gira con la Vespa, oppure la mancanza di comunicazione presente ne “La stanza del figlio”, o ancora la scena in cui nuota, è un chiaro ricollegamento a “Palombella Rossa”, così come “Budavari”, che è il cognome del giocatore ungherese di pallanuoto presente nella suddetta pellicola.
Inoltre pare che Moretti abbia recuperato quello stile presente nei primi film, recuperando alcuni dettagli in comune con il suo alter ego, Michele Apicella.

• Il terzo elemento gira intorno alla musica, una colonna sonora che va da “Think” di Aretha Franklin a “Lontano, lontano” di Luigi Tenco, passando per “Sono solo parole” di Noemi, senza togliere spazio a Franco Battiato, con “Voglio vederti danzare”.

Tutto sommato, il film di Moretti è esteticamente freudiano nella trama e nei dialoghi, se non al limite dell’esistenzialismo. «Il Sol dell’Avvenire» è un meta-film che a un certo punto diventa persino un meta-film su un terzo film, un film pieno di altri film, ricco di letteratura cinematografica e di una riflessione sottile, delicata, sul ruolo dell’arte nelle nostre vite e quindi nella politica.

 

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