da Uff. Stampa
La faringite,comunemente chiamata mal di gola, è un’infiammazione della gola che in molti casi coinvolge, a causa della loro vicinanza, anche le tonsille. La causa può essere virale o, nel 30% dei pazienti, batterica; tale distinzione è di grande rilevanza clinica soprattutto in termini di terapia.
La faringite streptococcica è un’infezione batterica causata da una particolare specie di streptococco, lo Streptococco pyogenes, noto anche come Streptococco β-emolitico di gruppo A.
Lo Streptococco pyogenes è un batterio molto contagioso, che vive sulla mucosa del naso e della gola, capace di diffondersi attraverso l’inalazione di goccioline aeree di saliva emesse quando un soggetto infetto tossisce o starnutisce. È possibile infettarsi anche in modo indiretto, per esempio toccando una superficie contaminata e portandosi la mano al naso o alla bocca. Il contagio avviene più facilmente nei luoghi affollati, come asili e scuole, infatti quest’infezione è molto più frequente nei bambini che nell’adulto, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 5 e i 15 anni.
Il periodo di incubazione dura 4-5 giorni, passato il quale il paziente in genere presenta i caratteristici sintomi del mal di gola da streptococco: dolore alla gola (che peggiora durante la deglutizione), febbre, tonsille gonfie, arrossate e a volte cosparse di placche, linfonodi del collo e sottomandibolari ingrossati. Tali sintomi tendono a migliorare in 3 – 5 giorni. Il soggetto infetto può anche mostrare un esantema (diffuso arrossamento della pelle) noto come scarlattina (in genere si manifesta solo al primo contatto con il batterio, mentre in caso di successive nuove infezioni l’esantema non si manifesta più).
Sintomi invece come tosse, congestione nasale, raucedine (voce sforzata ed aspra) e congiuntivite (caratterizzata dalla presenza di occhi rossi) indicano un’origine virale della sintomatologia.
La faringite di per sé non è pericolosa; se trascurata, tuttavia, a differenza delle forme virali può evolvere verso gravi complicanze. Risulta pertanto fondamentale l’intervento terapeutico tempestivo con antibiotico.Un paziente non trattato è contagioso fino a 21 giorni, anche se i sintomi principali si fossero già risolti.
È importante sottolineare come all’esame visivo non sia possibile distinguere se la faringite abbia causa virale o batterica, ma è importante differenziare la faringite batterica da quella virale per permettere al medico di intervenire con la terapia più adatta riducendo il rischio di reazioni avverse da antibiotico.
è possibile avvalersi di esami in grado di evidenziare con certezza la presenza dello Streptococco pyogenes: tampone rapido e tampone colturale. Il tampone antigenico rapido rileva la presenza di antigeni batterici in un campione di essudato raccolto dalla gola del paziente; si esegue effettuando un tampone faringeo che viene fatto reagire con sostanze che evidenziano la presenza o meno di antigeni streptococcici. Il test consente la diagnosi entro pochi minuti; nei casi dubbi o nei casi in cui il test risulta negativo ma persiste il sospetto clinico di faringite streptococcica, è opportuna l’esecuzione di un esame colturale che richiede diversi giorni per l’ottenimento dell’esito.
Contrariamente al comune mal di gola virale, la faringite streptococcica deve essere necessariamente trattata con antibiotici, soprattutto nei bambini, a prescindere dalla gravità dei sintomi; l’antibiotico di prima scelta è l’amoxicillina-acido clavulanico (Augmentin) da assumere per dieci giorni.
Lo streptococco beta emolitico può essere contratto più volte nel corso della vita, quindi non è in genere possibile acquisirne immunità e Non esistono, a oggi, vaccini contro la faringite streptococcica. Si rende necessaria pertanto la raccomandazione di semplici norme igieniche come coprirsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce, lavarsi spesso le mani e lavare oggetti usati dal soggetto ammalato.è importante rimanere in casa astenendosi da lavoro, scuola o asilo, finché non si sia sfebbrati o non si siano assunti antibiotici per almeno 24 ore, in modo da evitare di diffondere l’infezione