Aldo Bianchini
SALERNO – Chiedo scusa in anticipo per il paragone che porto, ma lo faccio soltanto al fine di rendere più comprensibile il mio ragionamento.
Dunque mettiamo che la Torre del Cuore di Salerno (onore e vanto della città e dell’intera provincia, per non dire di buon parte del mezzogiorno d’Italia, grazie a professionisti eccellenti) sia un pollaio e che come tutti i pollai preveda un solo gallo al comando, anche di presenza di altri galletti. La Torre di Salerno per oltre venti anni ha avuto un solo gallo che portava un nome e cognome roboante e pieno di carisma: Giuseppe Di Benedetto che ha gestito la Torre come fosse cosa sua e, inattaccabile come era dalla politica, portò la Torre livelli professionali altissimi. Oggi di galli nello stesso pollaio ce ne sono due (Severino Iesu e Enrico Coscioni) e dato che nessuno dei due riesce a promanare il carisma necessario per coprire l’altro; il primo senza più Di Benedetto e il secondo con De Luca alle spalle.
Sappiamo bene tutti che dovunque vi sono due galletti nello stesso pollaio l’organizzazione ne risente fino alla implosione; da Boston all’Inghilterra passando per la Germania dove lo stesso prof. Giuseppe Di Benedetto è stato primario nell’84 a Bonn come direttore del reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale “Kinderklinik” che (come molti anni dopo a Salerno) aveva una cardiochirurgia d’urgenza e una di elezione; dopo un anno Di Benedetto capì che così non avrebbe potuto realizzare i suoi sogni e, coraggiosamente, andò via. Tra polemiche e contrasti politici approdò a Salerno, dopo una parentesi potentina, per la “great mission”: impiantare la cardiochirurgia che trent’anni fa era praticamente sconosciuta dalle nostre parti dove la cura del cuore si fermava alla cardiologia, anch’essa letteralmente inventata da un altro luminare come il prof. Bruno Ravera, testimone vivente di quell’epoca.
Seguirono anni di crescita e di straordinari successi, il carisma di Di Benedetto (sorretto mediaticamente dall’instancabile consorte Liliana Verdoni, giornalista bergamasca) era totalizzante fino al punto di zittire qualsiasi “rumor’s” politico, soprattutto con la DC contro il PSI e con il PCI alla finestra; e il prof riuscì anche a battere la temibile concorrenza di Gaetano Azzolina e nientemeno quella del prof. Maurizio Cotrufo (convinto da Plinio Caggiano a mollare) sponsorizzato dal P.C.I. che per il 1° aprile 1993 (giorno dell’inaugurazione ufficiale della divisione di cardiochirurgia) con inudita violenza tappezzò Salerno di manifesti sui quali quell’iniziativa veniva presentata come “una cattedrale nel deserto”.
Poi fatalmente nel mese di maggio del 2015 il pensionamento e l’addio del prof alla struttura che aveva creato ed allevata proprio come fa il gallo con il suo pulcino in un pollaio ormai avviato e presto trasferito da uno degli anonimi piani ospedalieri nella struttura che oggi tutti ammiriamo nel suo imponente splendore.
Da metà anno 2015 tutto cambia e mano a mano che passa il tempo e il carisma dibenedettiano si affievolisce per ragioni naturali ecco che arrivano le battaglie dei “due galletti nello stesso pollaio” che la politica non ha saputo o voluto stemperare; quanto meno non ha colto l’essenza del problema.
Difatti la politica nel caso della “Torre del Cuore” di Salerno è stata quantomeno ambigua; da un lato ha speculato sul fatto che bisognava coprire la poltrona vuota del primariato di cardiochirurgia di elezione, ma dall’altro lato se non ha soffiato sul fuoco delle polemiche non ha mosso un dito per placare i bollenti spiriti dei due galletti. Ben sapendo che in un pollaio c’è sempre un solo gallo a comandare; ma questo, forse, non conviene a nessuno e fa credere ad entrambi i contendenti di avere ragione, in un caso nell’andare via e nell’altro per rimanere pervicacemente al proprio posto di combattimento.
E ora arriva la notizia ufficiale delle dimissioni di Severino Iesu (fonte La Città del 31.03.23), con N.O. di trasferimento, depositata nelle mani del direttore generale D’Amato che a meno di improbabili colpi di scena non potrà fare altro che ratificarle.
Ripeto quanto ho già scritto qualche settimana fa; a mente serena bisognerebbe prendere atto, invece, che il prof. Iesu più di una volta, nel corso della sua permanenza al Ruggi ha manifestato (almeno così si dice !!) l’intenzione di lasciare; un pensiero, badate bene, assolutamente legittimo ancorchè legato, come è legato, ad aspirazioni professionali per nuove e più invitanti esperienze.
Basta, quindi, con questa eterna telenovela e si lasci il prof. Iesu, come sembra abbia fatto, decidere in piena autonomia del suo futuro personale e professionale; a tutti noi dispiacerà ma se ha deciso di andare è meglio lasciarlo partire.
Ma Iesu è stato per davvero il “fedele delfino” di Giuseppe Di Benedetto ?, cercherò di scoprirlo, partendo da un post pubblicato anni fa da Salvatore Ulisse Di Palma su Di Benedetto: “”Un uomo di scienza che dell’abnegazione ha fatto il suo credo quotidiano riuscendo ad imporre ritmi talora inumani e, creando, una squadra professionalmente più che valida e capace di mettere in campo quelle che, per la cardiochirurgia, sono le più immediate innovazioni””.
E per tutto questo Giuseppe Di Benedetto, negli anni, ha rifiutato offerte di lavoro clamorose si in strutture private che in centri di eccellenza; voleva essere come è stato “la bandiera” della cardiochirurgia salernitana; tanti altri non hanno avuto la stessa forza.