Aldo Bianchini
SALERNO – Più di qualcuno potrà rimanere sorpreso dal titolo di questa ennesima puntata della storia della tangentopoli salernitana che sto cercando di raccontare non senza difficoltà.
Ovviamente la Salernitana Calcio, intesa come società sportiva, non c’entra assolutamente niente con la tangentopoli, le sue mazzette, i suoi intrighi, le sue promesse e i suoi tradimenti, e neppure con i grandi politici del passato che si sono sfidati a viso aperto per accaparrarsi innanzitutto la società e poi i riflessi che avrebbe portato sul piano politico nell’immensa tifoseria in caso di successi sportivi.
La storia della Salernitana Calcio è costellata di episodi ai limiti della legalità e della correttezza imprenditoriale; spesso alcuni grandi gruppi (ma anche singoli personaggi) se le sono suonate di santa ragione, anche all’ombra dello stesso padrino politico, pur di raggiungere l’obiettivo che quasi sempre era ben lontano dallo spirito sportivo che dovrebbe muovere chi decide di avvicinarsi allo sport.
Quando si scrive la storia, soprattutto quella giudiziaria, bisogna andarci sempre con i piedi di piombo per tenerla quanto più possibile aderente alla inconfutabile realtà.
Bene ha fatto, quindi, il collega giornalista-vignettista-scrittore-docente Arnaldo Amabile (cultore della storia sportiva della città) a commentare il mio precedente articolo del 7 marzo scorso nel contesto del quale avevo riproposto all’attenzione generale la figura dell’avvocato Leonardo Calabrese (deceduto nel dicembre 2020) che, per dirla tutta, in fatto di strategie imprenditoriali per la conquista di posizioni privilegiate, di convenzioni e/o appalti pubblici dorati non era secondo a nessuno. Scrive Amabile:
- I ricordi storici e politici di Bianchini stimolano revival di fatti relativi a imprenditoria, sport, politica e anche Salernitana. A quel tempo qualche linea giornalistica dava molta… apertura a Conte e (21 luglio 1991) si leggeva: “L’estate rovente con Corsicato e Calabrese, pronti (quasi) per la Salernitana, visto che sulla previsione del dopo Soglia entrarono in scena le “cordate”, e per quella che sembrava la più accreditata (Corsicato – Calabrese) scendeva in campo -è il caso di dire- la politica, lasciando immaginare … “effervescenze” di potenzialità societaria. Tuttavia la “Co-Ca” non sviluppò per nulla ebbrezze e alla fine, a ingranare, fu Casillo “re del grano” e patron del Foggia…
Grazie Arnaldo per ver ricordato questo episodio che, ovviamente, va sviscerato e snocciolato in tutta la sua realtà per avvicinarlo quanto più possibile alla realtà che, come sempre, conoscono soltanto i diretti protagonisti.
Per quanto raccontatomi in più occasioni direttamente dall’avv. Leonardo Calabrese, con il quale ho condiviso circa 17 anni di storia giornalistica della città, la stori dovrebbe essere andata così. Lui veniva dai successi della pallavolo maschile che la famosa squadra del CEDISA (rilevata da Eudecor) che aveva portato in serie “A/1” e che poi era naufragata per colpa dei “soliti accattoni” che giravano e giorno nel mondo dello sport. Mise nel mirino la Salernitana Calcio per gratificare il “suo ministro Conte” ma incontrò sulla sua strada il potente napoletano Antonio Corsicato (fondatore di quell’azienda che poi diventerà Corsicato Group) che da astuto imprenditore veleggiava tra Conte e Del Mese. Lo scontro fu terribile; in una conferenza stampa, presente anche il ministro, Calabrese sfoderò un assegno di tre miliardi di lire per rilevare la maggioranza delle quote societarie. Finì che la partita la vinse il magnate del grano Pasquale Casillo che era stato gratificato da Polo Del Mese (allora sottosegretario di stato al commercio estero) con un contratto miliardario per l’esportazione di grano in Russia) ed anche perché il cugino di Polo, Franco Del Mese, che da manager il manager dell’azienda Casillo in Puglia divenne il vero direttore generale della Salernitana.
Per il duo Calabrese-Corsicato che sembrava una cordata unica solo perché facevano entrambi riferimento Carmelo Conte finì malissimo: entrambi arrestati; il primo per via delle presunte mazzette all’on. Giovanni Clemente (allora assessore regionale alla sanità), per presunta evasione fiscale e per il finanziamento della campagna elettorale dell’on. Antonio La Gloria con l’esborso di 500 milioni; il secondo (insieme a Franco Brusco e Nicola Sardone) per via di un appalto per i lavori del costruendo stadio Arechi.
Tutte accuse finite con assoluzioni “perché il fatto non sussiste”; ma è storia e quei fatti come tali vanno raccontati.