Tangentopoli (63): vacilla il trono di Calabrese … dal re mida della sanità privata, fino al boss Carmine Alfieri

 

Aldo Bianchini

Avv. Leonardo Calabrese (1934 - 2020)

SALERNO – Nei primi due mesi dell’anno orribile, per la tangentopoli salernitana, tra i tanti chiacchiericci di marciapiede si parlava con sempre maggiore insistenza dell’avv. Leonardo Calabrese (patron del Cedisa e de La Quiete) come il “Re Mida della sanità privata salernitana”; secondo i detrattori tutto quello che toccava Calabrese diventava oro sia per le sue casse che per i portafogli dei tanti vertici della sanità pubblica che l’intraprendente Leonardo venuto dalla Calabria riusciva sistematicamente a corrompere con rilevanti mazzette. Finanche i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate che gli passavano sottobanco numerose fatturazioni false delle sue richieste di rimborso all’Asl di Salerno (circa 11miliardi di lire). Si parlava anche del contributo di 500milioni di lire offerto da Calabrese ad Antonio La Gloria (sindaco di Vallo della Lucania e pro-console di Conte nel Cilento)) per la campagna elettorale vincente del 1992 per il Parlamento nazionale.

La mattina del 6 marzo 1993, trent’anni fa, la Guardia di Finanza fece irruzione in casa dell’imprenditore (a Capezzano) e lo arrestò; pochi giorni prima del suo arresto lo aveva preceduto in carcere la compagna dell’epoca per un’altra assurda storia legata a tangenti presumibilmente promesse e mai pagate all’allora assessore regionale democristiano alla sanità avv. Giovanni Clemente di Eboli e fiero avversario di Carmelo Conte.

Pochi i giorni trascorsi in carcere dai due; l’assoluzione piena “perché i fatti non sussistono” arrivò, però, dopo alcuni anni. Nel 92/93 bisognava a tutti costi attaccare il ministro Conte e le inchieste e i fatti che, via via, racconto mettono in evidenza l’esigenza degli inquirenti di stringere il cerchio intorno a Conte per affossare i socialisti; nasce “la campagna dei quattro cantoni” che lo stesso Conte spiegò pochi mesi dopo nel suo libro “Sasso o Coltello” (ediz. 1994), e che a me personalmente costò una delle tante inchieste a carico per la difesa dei socialisti dell’epoca.

Ma per Leonardo Calabrese si andò oltre; il solito sostituto procuratore d’assalto ipotizzò che nella clinica La Quiete nel dicembre ’92 si trovasse ricoverato in latitanza addirittura il boss Carmine Alfieri. Un ingente numero di uomini e mezzi, compreso due elicotteri, venne dispiegato sulla collina di Capezzano; del boss nemmeno l’ombra ma il blitz molto costoso venne giustificato dal fatto che qualche giorno prima la città di Eboli era stata inondata di volantini che parlavano della stretta amicizia a tre “Conte – Alfieri – Calabrese”. Accuse, ovviamente, assurde e fuori dalla grazia di Dio.

Ma il 6 maro 1993 segnò, comunque, per Leonardo Calabrese l’addio definitivo al sogno di acquistare la Salernitana Calcio, anche se nell’estate del 1993 con un altro imprenditore tentò di nuovo il colpaccio; e per questo tentativo venne indetta nel ristorante La Zagara una sontuosa conferenza stampa. E fu in quella occasione che conobbi per la prima volta l’imprenditore della sanità privata che poco più di un anno dopo, avendo acquistato l’emittente televisiva “Quarta Rete”, mi chiamò come direttore della sua televisione.

Con Calabrese, scomparso nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2020 per Covid, ho avuto un lungo percorso di conoscenza personale e professionale; diciassette anni come direttore della sua televisione non sono pochi; come non sono pochi i segreti lasciatimi in eredità, segreti che vedono coinvolti numerosi personaggi della cosiddetta “Salerno bene”; fatti e misfatti che a tempo debito non eviterò di raccontare.

 

One thought on “Tangentopoli (63): vacilla il trono di Calabrese … dal re mida della sanità privata, fino al boss Carmine Alfieri

  1. I ricordi storici e politici di Bianchini stimolano revival di fatti relativi a imprenditoria, sport, politica e anche Salernitana.
    A quel tempo qualche linea giornalistica dava molta… apertura a Conte e (21 luglio 1991) si leggeva: “L’estate rovente con Corsicato e Calabrese, pronti (quasi) per la Salernitana, visto che sulla previsione del dopo Soglia entrarono in scena le “cordate”, e per quella che sembrava la più accreditata (Corsicato – Calabrese) scendeva in campo -è il caso di dire- la politica, lasciando immaginare … “effervescenze” di potenzialità societaria.
    Tuttavia la “Co-Ca” non sviluppò per nulla ebbrezze e alla fine, a ingranare, fu Casillo “re del grano” e patron del Foggia…

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