Aldo Bianchini
SALERNO – C’è tanto di quel marciume politico-giudiziario-imprenditoriale in giro che verrebbe da dire con franchezza: “Meno male che c’è Felice Marotta”.
Felice (mi permetto di chiamarlo per nome di battesimo per via della lunga e datata conoscenza reciproca) è un personaggio fuori dal tempo che sa essere presente senza essere presente; un personaggio capace di coprire le buche lasciate sul terreno da un numero infinito di sindaci che a turno hanno sempre avuto bisogno della sua opera; un personaggio che è un profondo conoscitore della macchina comunale di Salerno; insomma un personaggio unico nel suo genere.
Ma è anche un personaggio imperscrutabile sul quale poter scaricare ogni visione politico-giudiziaria al fine di giustificare qualsiasi atteggiamento decisionale; difatti Felice non decide, fa.
Un po’ come il compianto monsignore don Comincio Lanzara che aveva attraversato il tempo di ben cinque arcivescovi; Felice è andato oltre e di sindaci ne ha “servito” almeno una ventina, dall’inizio degli anni ’60 fino ad oggi dimostrando una capacità dialogante davvero impressionante; oltre che una conoscenza a 360° della complessa macchina comunale. Con Felice si può parlare di tutto, da come si cura l’erba dei giardini (dove ha anche lavorato all’inizio della sua carriera) fino a come si gestisce da “segretario e/o direttore generale” l’intera amministrazione comunale.
A quelli che, nel 93, chiedevano a De Luca perché non avesse ancora sostituito Marotta, benchè lo avesse attaccato in campagna elettorale, l’ex sindaco rispose: “Se siete in grado di trovarmi un soggetto con eguali capacità lo rimuovo subito”; dopo oltre trent’anni è ancora lì.
Basta guardare l’esterno del suo ufficio al Comune per capire come si gestisce il potere, quello vero; è l’unica porta che non ha segni di riconoscimento, senza nomi né titoli, è sufficiente bussare per entrare nella stanza forse più potente del Comune di Salerno.
I due PM che indagano ancora sulle COOP hanno dissertato a lungo sulla figura di Marotta:
“”… La sua posizione è da ritenersi in una «zona nebulosa» tant’è che «le indagini non hanno consentito appieno di definire la sua figura». Il soggetto è Felice Marotta «onnipresente» dicono i due pm a palazzo di città nonostante la cessazione del rapporto di lavoro da dirigente del Comune. Una cosa sulla quale Elena Cosentino e Guglielmo Valenti battono è che lui partecipi nella sua «fumosa veste di membro dello staff del sindaco» anche alle riunioni di giunta». «Occasionalmente», precisano. Per la procura Marotta è pienamente inserito e consapevole di tutte le vicende relative agli affidamenti degli appalti a Zoccola ed alle cooperative …”” (fonte Il Mattino del 17.02.23).
I due PM continuano a lungo nella descrizione dell’emblematico personaggio, tanto da far pensare quasi come se i due stessero cercando un paravento alla loro decisione di archiviazione delle posizioni relative a De Luca e Napoli e, in buona parte, anche per quello che a breve accadrà con la conclusione processuale, positiva per tutti gli indagati (ed anche per Savastano e Zoccola), dopo indagini a tappeto e costosissime, senza aver raggiunto la prova provata della colpevolezza, e dopo aver scatenato nell’immaginario collettivo la falsa impressione della fine dell’impero deluchiano.
Il ragionamento è semplice; i PM fanno il loro mestiere, indicano nella figura di Felice Marotta il “grand commis” di tutto, ma in mancanza della prova concreta si fermano; tutto perfettamente nelle regole del gioco, ma la storiella resta bella perché si ripete in tanti altri casi giudiziari. Ed è per questo che la gente comune si allontana sempre di più dal modo con cui la pubblica accusa gestisce il proprio lavoro in funzione di una presunta giustizia uguale per tutti.
Mi sembra di rivedere, come in un replay, la corsa affannosa di Antonio Di Pietro dietro l’emblematico Primo Greganti che con un borsa piena di soldi entrò a Botteghe Oscure e subito scomparve insieme alle tangenti; anche se nella nostra fattispecie, bisogna rimarcarlo, i due PM non sono corsi dietro a nessuno anche perché, nella fattispecie, non si parla assolutamente di tangenti ma di personaggi che si sono mossi e si muovono per il bene della città, primo fra tutti Felice Marotta.