SALERNO – PIANO DI RIENTRO: COMUNQUE VADA, SARA’ UN INSUCCESSO PER TUTTI

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – Il contratto sottoscritto con il Governo dall’Amministrazione Comunale, per l’assorbimento del Disavanzo di € 169,9milioni, impone il rispetto del rientro, scadenza 2044, senza sbavature rispetto all’obiettivo primario del riequilibrio finanziario. In concreto, spetta all’Ente porre in essere una gestione ‘a rientro’, assicurando il risultato di gestione previsto per ciascun anno e la continuità dell’offerta, senza riduzioni, dei servizi ai cittadini. Per questo, al fine di generare un saldo positivo tra Entrate e Spese almeno pari alle rate di rimborso, nel cronoprogramma concordato sono precisate esattamente le voci e gli importi delle maggiori Entrate mentre, per le Spese, sono indicate solo le quantità dei risparmi da conseguire e, a parte alcune voci poco significative, è lasciato all’Ente il compito di decidere come fare per ridurre i costi con una generale revisione dell’organizzazione, del personale e degli Uffici. In sintesi, il rientro non può spingere a diminuire i servizi per non far ricadere sui cittadini il peso finanziario delle maggiori imposizioni e anche il costo sociale di inadeguate prestazioni essenziali. In verità, per il 2022, è difficile sostenere che non sia mancata quanto meno la manutenzione ordinaria della Città e che qualche spesa sia stata rinviata. Così, valutati gli effetti della crisi energetica e dell’inflazione su famiglie e imprese, non costituirebbe una sorpresa verificare nei dati ufficiali, quando disponibili, un ammontare di incassi addirittura peggiorativo della percentuale di copertura delle spese che, per le Entrate relative al rientro, storicamente si posiziona tra il 60 e il 65% del preventivato, o accertato. Nel 2021, fu il 61% circa (fonte: Bilancio). A meno che gli avvisi di pagamento che, si è letto (fonte: laCittà), sono stati inoltrati a migliaia a fine anno scorso non abbiano consentito di far crescere i crediti in misura sufficiente a sistemare contabilmente ‘i numeri’ di facciata, evitando anche un possibile incremento del Disavanzo. Ma, questo, nessuno può sostenerlo. Se, poi, quei crediti non dovessero essere incassati, basterà da subito elevare l’aliquota dell’addizionale Irpef, come da contratto. Così, a ben vedere, tutti i cittadini sono stati trasformati in ‘garanti’ del buon esito del rientro e un impegno presentato come ipotesi residuale, in un piano dall’apparente impostazione non ‘punitiva’, è divenuto la massima insidia a carico della Comunità.

Ufficialmente, il peso maggiore del riequilibrio è assegnato ai ricavi dalle vendite Patrimoniali che, secondo l’Ente, dovrebbero assicurare un introito di € 77.018.558,91. A seguire, € 31.625.592,00 sarebbero recuperati con la riduzione delle spese, anche grazie alla riorganizzazione degli uffici, € 18.181.864,40 con la riscossione di tributi accertati o evasi e € 3.000.000,00 con la tassa di imbarco. Il tutto per € 129.826.015,31, salvo ogni errore, pari a oltre il 76% del Disavanzo. Resterebbero, a carico dei cittadini, € 40.141.287,45, corrispondenti al residuo 24% circa. Poiché in questo importo è compresa la quota dell’addizionale Irpef di € 13.456.000,00, che colpisce poco i redditi più bassi, potrebbe pure essere ritenuto sopportabile un incremento netto dell’imposizione pari a circa € 1.300.000,00 per anno (calcoli omessi per semplicità).

In realtà, ragionando in funzione della possibile attivazione della ‘garanzia’, le cose cambiano di parecchio perché non c’è certezza dei maggiori incassi sulle evasioni, dei risparmi dalle riorganizzazioni e, soprattutto, dei ricavi dalle vendite immobiliari. Come dicono le carte, e salvo errore, l’elenco dei beni alienabili, deliberato nel Luglio 2022 da Giunta e Consiglio, comprende solo 63 cespiti per complessivi € 44.679.283,81 a prezzi di stima (fonte: Comune). Premesso che ci sono beni davvero di scarso interesse e che le gare difficilmente si chiudono con i prezzi-base, sarebbe opportuno chiarire quali altri immobili saranno aggiunti in seguito. Magari si potrebbe iniziare dal Tribunale ‘vecchio’, e da qualche palazzo del Centro Storico, per passare alla Reggia Longobarda, già messa in vendita in passato, ai Conventi del Mille e, chissà, previa richiesta al Demanio, anche a Torre Angellara e La Carnale, peraltro in degrado e chiuse ‘da sempre’. Domanda: “di questo passo, ci dobbiamo preoccupare anche per il Castello, la Bastiglia e il monte Bonadies”? C’è, poi, sempre il colle Bellaria dove tanti e tanti anni fa qualcuno, nottetempo, iniziò addirittura a scavare lungo via Panoramica.

In verità, pur ammettendo la possibilità di trovare imprenditori/speculatori pronti ad acquistare, appare davvero difficile immaginare di poter recuperare tutti i milioni previsti. E, se pure fosse, la perdita di Memorie Storiche, che hanno contribuito alla formazione della nostra cultura, porterebbe a morte certa l’identità della Città in assenza delle sue radici. Sarebbe un prezzo insopportabile, ancora più alto di qualsiasi imposizione, perché priverebbe le future generazioni dell’orgoglio di sentirsi figli di questa terra. Sarebbe una condanna eterna.

In queste condizioni, con gli impegni assunti in contratto, le previsioni del piano di rientro aprono scenari inquietanti per i cittadini costretti, in alternativa, a pagare, mettendo mano alla tasca, ovvero a rinunciare a beni che sono una ricchezza dell’intera Comunità. E’ proprio il caso di dire: “comunque vada, sarà un insuccesso per tutti”. E, in verità, anche per coloro che ne sono stati artefici.

Così, se nell’elaborazione del piano non si è immaginato tutto questo, sarebbe quanto mai necessario farlo ora individuando, subito, ogni possibile voce alternativa per le Entrate. Nel rispetto delle disposizioni del decreto Aiuti, non sarebbe fuori luogo pensare di recuperare i milioni e milioni di euro portati ad incremento dei Patrimoni delle Partecipate contribuendo, così, alla crescita del Disavanzo. Quanti sono? Tanti, e non sono nemmeno difficili da calcolare. E’ da pensare che ai cittadini interessi poco essere soci finanziatori quando non hanno le risorse necessarie per portare avanti una dignitosa vita quotidiana.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 18/02/2023

 

P.S.: la ricostruzione è avvenuta sulla base di notizie disponibili in rete. Si fa salvo ogni errore.

 

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