da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)
Massimo Troisi è stato un grande artista del cinema italiano, regista di film indimenticabili che hanno segnato l’immaginario della comicità napoletana, avrebbe compiuto 70 il 19 febbraio 2023, se non fosse scomparso quasi trent’anni fa, a causa di un problema cardiaco, a soli 41 anni.. «Un riconoscimento sentito da tutta la comunità accademica. Per la sua straordinaria capacità di comunicare, ambasciatore di una napoletanità lieve e profonda, ironica e carica di valori, consapevole mai banalmente stereotipata», lo ha detto il Magnifico rettore dell’Università degli Studi Federico II di Napoli,il Chiarissimo Prof. Matteo Lorito,con riferimento alla Laurea magistrale ad honorem alla memoria di Massimo Troisi in «Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria», che si svolgerà lunedì 20 febbraio 2023. Purtroppo mancherà la lezione magistrale del laureato. Ci saranno invece le testimonianze di persone che hanno condiviso, nella sua vita breve ma intensa, percorsi professionali e rapporti di amicizia. I testimoni hanno accettato tutti con affetto e commozione di portare il loro contributo a sostegno della decisione dell’Ateneo Partenopeo ,di conferire il riconoscimento accademico all’uomo e all’artista Massimo Troisi,morto a Ostia (Roma), a soli 41 anni nel 1994, come conseguenza di un problema cardiaco che lo aveva accompagnato per tutta la vita. «Per me Troisi è l’immagine straordinaria di un personaggio un po’ sognatore e scanzonato». Così lo ha definito il rettore del Suor Orsola Benincasa Lucio D’Alessandro che ha ricordato Massimo Troisi in occasione della presentazione di Non ci resta che Massimo, il volume curato da Titta Fiore e Federico Vacalebre per celebrare i 70 anni dalla nascita dell’attore e regista, in omaggio con «Il Mattino».«Ognuno di noi serba dentro di sé un ricordo legato a un film o a uno sketch», ricorda presentando il volume il direttore de «Il Mattino» Francesco de Core, autore di un’appassionata prefazione: «Il mio è “Ricomincio da tre”: avevo 15 anni, ero al cinema ed è stata una risata continua, in una sorta di trasporto collettivo per una generazione che si affrancava un po’ dai miti della napoletanità e si rispecchiava in Troisi e Daniele».