E’ morto l’economista e Ministro dell’ambiente Giorgio Ruffolo,aveva 96 anni.

da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)

 

 

 

 

 

 

All’età di 96 anni  è morto a Roma Giorgio Ruffolo, economista e Ministro dell’ambiente dal 1987 al 1992,lascia una traccia nella cultura e nella politica della sinistra italiana.Segretario Nazionale al Ministero della Programmazione economica, deputato europeo, deputato italiano e poi senatore, ministro dell’Ambiente per tutta la legislatura ’87-’92, Giorgio Ruffolo ha percorso tutto l’iter di un’importante vicenda istituzionale,brillante servitore dello Stato,ha lavorato al fianco di Enrico Mattei all’Eni, dal 1956 alla morte di quest’ultimo nel 1962 Ruffolo ha lavorato al fianco di Enrico Mattei all’Eni, dal 1956 alla morte di quest’ultimo nel 1962. Prima di approdare all’Eni era stato a Parigi, all’Ocse.  dolorosamente colpito dalla scomparsa di Giorgio Ruffolo, economista di valore, politico appassionato, capace di unire tensione ideale, garbo e competenza. Dirigente d’azienda, parlamentare italiano ed europeo e ministro dell’ambiente, fu punto di riferimento per i socialisti, rispettato e apprezzato unanimemente da tutte le forze politiche. Invio ai suoi familiari il mio cordoglio per la scomparsa di un brillante e leale servitore dello Stato». Lo afferma, in una nota di cordoglio, il presidente della Repubblica  Sergio Mattarella. Economista di alto livello, con l’impegno di militante politico socialista fino dai tempi della sua giovanile militanza nella Federazione Giovanile socialista italiana. Nel Psi militò nella corrente di Antonio Giolitti e poi nella sinistra lombardiana. Insieme partecipammo alla fondazione dei Democratici di sinistra, formazione politica che vide la collocazione del simbolo del Partito Socialista Europeo alla base della Quercia del Pds al posto di quello del Pci.”In Ruffolo  si coniugavano in modo del tutto particolare l’intellettuale e il militante, all’insegna di un dialogo tra ragione e passione che lo accompagnò per tutta la vita. Per la mia generazione – ricorda Valdo Spini – un punto di riferimento essenziale. Personalmente gli ho voluto molto bene, per la relazione che sapeva intessere anche sul piano umano. Si sapeva che la sua malattia non gli permetteva più di partecipare al dibattito politico e culturale, ma la sua presenza muta era comunque un punto di riferimento.

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