LAVORO: la Calderone e il suo “difficile” ministero

 

Aldo Bianchini

Dott.ssa Elvira Marina Calderone - ministro del lavoro

SALERNO – All’indomani della nascita del “governo Meloni” ed alla notizia che la dott.ssa Marina Elvira Calderone (storica presidente nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, e quinta donna a sedere sulla poltrona scottante di quel ministero) era stata nominata “Ministro del Lavoro” scrissi testualmente: “Inutile negarlo, il Ministero del Lavoro da sempre è tra i più importanti che il sistema democratico e repubblicano ha creato fin dagli anni 40 e che, in verità, aveva avuto vita sotto altre forme anche prima e durante il fascismo … In cima questo ministero quasi mai c’è stata una persona che almeno sulla carta dovrebbe essere esperta di problematiche legate al mondo del lavoro che è variegato e per alcuni versi non del tutto ancora esplorato; con il primo governo dell’era Meloni sulla poltrona di ministro del lavoro è arrivata una persona, Marina Calderone, che come dicevo almeno sulla carta quel mondo dovrebbe conoscerlo a menadito … Spero che la dott.ssa Calderone sia anche profonda conoscitrice dei problemi organizzativi, tecnici ed economici, anche finalizzati alla sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, problemi che sono al centro del dibattito nazionale e non soltanto. Affrontare e risolvere questi problemi vorrebbe dire che davvero il Governo per la prima volta in assoluto ha saputo individuare la giusta professionalità … Per un giudizio sulla sua operatività dobbiamo ovviamente aspettare; nel frattempo è giusto farle i migliori auguri di buon lavoro. Ma anche consigliarle di attivare una nuova modalità dell’essere ministro del lavoro, a cominciare dalle visite anche a sorpresa nei luoghi di lavoro per capirne, ovviamente, di più e per toccare direttamente con mano le esigenze e le possibili risoluzioni””.

Dimentichi dei ripetuti ed ormai storici fallimenti non solo delle donne ma anche di tutti gli uomini che hanno avuto il privilegio di assumere le funzioni di Ministro del Lavoro e, forse, ignari che la formula del condizionale è l’asse portante del giornalismo, due-tre consulenti del lavoro di Salerno mi attaccarono brutalmente fino al punto da estromettermi dal “gruppo consulenti” che tuttora è presente sul web.

Non ho fatica oggi a dire che quella formula al condizionale è tuttora validissima anche perché se la Calderone non è stata assolutamente bocciata non è stata neppure promossa, come in tanti (compreso me) si spettavano; al di là delle promesse, delle parole e di qualche schema operativo non c’è stata ancora la svolta radicale che una come Lei può e deve fare. Del resto è apparsa, almeno ai miei occhi, troppo titubante e generica nelle risposte date al giornalista Pietro Piovani (Il Mattino del 2 febbraio u.s.) che le ha posto un decina di domande molto significative.

Un consiglio; mi sarei aspettato che la Calderone avesse chiamato a se qualche rappresentante dell’Ordine di Salerno anche alla luce del fatto che nelle sue ripetute visite a Salerno (sotto il regno di Alberico Capaldo) aveva sempre dimostrato un’attenzione particolare per la preparazione professionale dei consulenti salernitani. Ha ancora tempo per farlo, spero che lo faccia, sarebbe l’inizio della soluzione finale di un ministero che è sempre inciampato e caduto su se stesso. Anche perché qui da noi i consulenti conoscono, come pochi, i veri problemi legati al difficile mondo del lavoro.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *