SANREMO 2023: Zelensky tra le canzonette ? … e divampa la polemica; il pensiero del dr. Raffaele Ferraioli

 

Aldo Bianchini

Amadeus

SALERNO – Amadeus annuncia che nella serata finale del festival di Sanremo 2023 farà un collegamento di due minuti con Volodymyr Zelensky (Il leader ucraino impegnato nella dura guerra difensiva contro la “Madre Russia”) e subito si scatenano le polemiche, più spettacolari e furiose che sostanziali.

Accade da sempre ed è accaduto anche adesso, non c’è tregua, non si ragiona, e si va soltanto alla ricerca di qualche spunto per polemizzare; del resto perché meravigliarsi più di tanto che qualcuno possa alzare il tono della voce soltanto perché un conduttore televisivo (da pochi anni rispolverato agli onori della cronaca cabarettistica della televisione pubblica) come Amadeus possa vere la libertà di decidere chi – se e come deve partecipare al mega show che gli è stato consegnato organizzativamente senza se e senza ma. Siamo nel “Bel Paese” ed in esso tutto è possibile, anche che la presenza del leader ucraino possa suscitare contrasti e polemiche nel mondo della politica che appare sempre più incapace di dettare le regole del gioco che in tanti altri Paesi regolano la democrazia e la sua esistenza.

Da noi, invece, tutto è possibile e pur con il dovuto rispetto per Amadeus, il festival e le sue canzoni (spesso orientate politicamente) mi sento di poter affermare che quando si affidano determinati compiti (dalle canzoni al varietà, dalla critica alla satira, dai film agli sceneggiati, fino al racconto della storia) bisognerebbe farlo sempre con molta attenzione scegliendo molto bene il personaggio centrale soltanto al fine di assicurare che le canzoni restino canzoni anche con tutti i loro contenuti sociali, che il varietà rimanga nelle linee storiche del varietà, che la critica sia reale e non strumentale, che la satira non tracimi oltre i confini naturali, che i film e gli sceneggiati possano riprodurre nel modo più fedele la storia.

Non è un bavaglio, piuttosto un paletto sulla strada del giusto esercizio della democrazia che molto spesso diventa pericoloso conduttore di corruzione e di deviazione storico-sociale, e questo fin di tempi degli antichi greci e romani, fino al punto di farci desiderare più ordine e più controllo della libertà di ognuno di noi.

So di muovermi su un terreno insidioso, queste cose bisogna scriverle con molta attenzione; ma se continuiamo a consentire che un semplice influenzer o un presunto ambientalista possano spregiudicatamente gridare che (d esempio !!) la Meloni è una vacca e/o imbrattare dipinti e pareti storiche, siamo a mio avviso sulla strada sbagliata.

Si arriva alla fine che uno scapestrato attacchi addirittura il presidente del consiglio (Berlusconi !!) per spaccargli la faccia con una statuetta la faccia franca perché esiste sempre un giudice a Berlino, ovviamente di sinistra, che invece di accusarlo di tentato omicidio (il colpo sferrato era tale da determinare gravi conseguenze) lo incriminò per “lievi lesioni fisiche colpose” dimenticando che gli errata rotto il setto nasale, due denti e il labbro.

Bisogna cominciare a dare il giusto senso  tutto; ad esempio per l’aggressore di Milano era necessario contestargli il tentato omicidio volontario, salvo poi  ritenerlo psicolabile e spedirlo in una casa di cura per malattie mentali.

Tutto qui, il ragionamento mi sembra abbastanza semplice senza andare all’affannosa ricerca di pretestuosi elementi di sterile polemica.

Mi è piaciuto molto il pensiero del dr. Raffaele Ferraioli (ex manager della sanità pubblica ed ottimo personaggio politico) perché lo ha espresso, in piena libertà, nella maniera più semplice e comprensibile:

  • E no, non sono solo canzonette. Chi sostiene il contrario dev’essersi perso qualche decennio di festival. I temi politici e sociali hanno invaso spesso la rassegna canora più famosa d’Italia: dal debito dei Paesi poveri alle migrazioni, dalla violenza sulle donne alla fluidità di genere. Sicché la «crisi di Sanremo», esplosa attorno all’apparizione di Volodymyr Zelensky al teatro Ariston nella serata finale di quest’anno, sa molto di sfogatoio, è un po’ parlare ad Amadeus perché Meloni intenda

 

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