Aldo Bianchini
SALERNO – Nella consueta carrellata, di inizio anno, relativamente ai grandi temi, che ci aspettano e che bisognerebbe risolvere, ed ai grandi personaggi che ci devono accompagnare per risolverli, c’è sicuramente il Presidente della Repubblica On. Prof. Sergio Mattarella che l’altra sera, a reti televisive e radiofoniche unificate, ha tenuto alla Nazione il discorso di fine anno.
Un discorso che, come spesso è accaduto con Mattarella, ha raccolto il pieno consenso di tutte le forze politiche costituzionalmente chiamate a governare i processi politici con i quali superare le difficoltà che ostacolano il rilancio e la crescita dell’Italia nel mondo.
Molti i temi trattati dal Presidente Mattarella nel suo primo discorso del suo secondo mandato di quella che si annuncia come la più lunga Presidenza della Repubblica italiana; temi che ha affrontato sul piano esclusivamente istituzionale e senza nessuna interconnessione politica, come non accadeva ormai da tempo.
Qualcuno ha anche detto che il messaggio di Mattarella è stato, rispetto ai precedenti, sottotono e non molto incisivo.
Da osservatore (ascolto i messaggi presidenziali fin dal 31 dicembre 1962 quando Antonio Segni, a rete televisiva unica, parlò per la prima volta di riforme) nel confermare la semplicità e la chiarezza del discorso non posso, però, non esprimere a tutto tondo la mia personale convinzione.
L’altra sera il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è mosso da grande interprete della modernità, pur essendo Lui un personaggio d’altri tempi, e da un set scenografico del tutto nuovo ed inatteso ha messo in campo tutte le sue capacità di “professore universitario” ed è riuscito ad entrare, con tratto lieve, nelle coscienze di tutti noi. Ed ha impartito, soprattutto ai personaggi politici, un concetto nuovo della politica, cioè quello del “fare politica senza toccare la politica”.
Ed è questo, a mio avviso, il fatto assolutamente nuovo che ha accompagnato la presenza televisiva nazionale di Mattarella; difatti con il suo messaggio istituzionale ha costretto l’istituzionalità a riconquistare la scena presidenziale (nello stretto significato della parola) senza intromissioni e/o compromissioni, neppure linguistiche, con la politica.
Per quanto mi riguarda è il segnale, fermo e preciso, che c’è finalmente un “governo politico della Nazione” dopo oltre dieci anni; e questo, può piacere o meno lo stesso Governo, è la vera novità da cogliere nel discorso di Mattarella; e quando c’è un governo politico è ovvio che l’istituzionalità del ruolo del Presidente riprenda il sopravvento sulle incursioni presidenziali cui eravamo abituati ormai d qualche anno a mò di non dichiarati, ma sostanziali, cambiamenti della Costituzione .
Sicuramente non è un passo indietro quello del Presidente, semmai è il giusto e doveroso riconoscimento, e rispetto, dei ruoli molto diversi tra i vari poteri dello Stato; e Lui, Mattarella, rimane il solido e solito baluardo a garanzia delle istituzioni e, soprattutto, della Carta Costituzionle.