da Pietro Cusati (giuristaaaaa-giornalista)
Il Consiglio nazionale Forense e l’ Organismo Congressuale Forense non hanno condiviso l’emendamento del Governo sulla legge di bilancio in tema di anticipazione al 28 febbraio 2023 della riforma del processo civile , rispetto alla data prevista del 30 giugno 2023. Innovazioni di forte impatto come la nuova fase introduttiva del giudizio di cognizione richiedono negli operatori il giusto livello di approfondimento e consolidamento che non sarà possibile con un’anticipazione di quattro mesi rispetto alla data originaria di entrata in vigore. L’avvocatura, unita nelle sue componenti associative, ha rilevato che l’appello formulato al Governo di ritirare l’emendamento alla legge di bilancio che prevede l’anticipazione al 28 febbraio 2023 dell’entrata in vigore della riforma sul processo civile non è stato ascoltato affinché venga ristabilito un proficuo rapporto di dialogo e di leale collaborazione con l’avvocatura. Il Ministero della giustizia,sulla riforma del processo civile, ha aperto un dialogo con l’Associazione nazionale magistrati e il Consiglio nazionale forense, sulle questioni organizzative connesse all’anticipazione dell’entrata in vigore del nuovo rito. Infatti il capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, Alberto Rizzo, ha incontrato in via Arenula il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, e una delegazione della Giunta. Durante la riunione, il capo di Gabinetto ha spiegato come l’anticipazione dell’entrata in vigore della riforma del processo civile, al 28 febbraio 2023, sia stata necessaria alla luce di interlocuzioni con la Commissione europea sul monitoraggio delle riforme previste dal Pnrr. Il Ministero della giustizia ha assicurato ogni supporto organizzativo agli uffici giudiziari, per creare le migliori condizioni possibili per facilitare la transizione al nuovo rito. Il capo di Gabinetto ha poi condiviso con l’Anm le rassicurazioni della Dgsia, Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero, sul completo adeguamento dei sistemi informatici in tempo per l’effettiva entrata in vigore della riforma. La riforma Cartabia si propone di attuare l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie,per una migliore razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata. La complessità dell’intervento rispetto al sistema delle fonti si giustifica in ragione del fatto che una organica revisione del processo civile di cognizione e degli ulteriori modelli giudiziali e stragiudiziali interessati dalla riforma presuppone un’attenta opera di “coordinamento con le disposizioni vigenti, anche modificando la formulazione e la collocazione delle norme del codice di procedura civile, del codice civile e delle norme contenute in leggi speciali non direttamente investite dai princìpi e criteri direttivi di delega”,operando le necessarie abrogazioni e adottando le opportune disposizioni transitorie.