La sinistra italiana all’ombra del Vaticano

 

da Angelo Giubileo

(avvocato – scrittore)

 

In questi giorni, legata alle vicende del Qatargate, si torna a parlare in politica di <questione morale>, e in particolare con riferimento all’azione politica di affermati e noti esponenti della sinistra europea ed italiana.

Senz’altro esiste da sempre una relazione stretta tra la politica e la morale, ma non nel senso che la morale sia o debba essere causa necessaria dell’azione politica. In proposito, ricorre sempre utilmente il testo del Principe di Machiavelli, e in specie all’incipit del capitolo XVIII: Quanto sia laudabile in un Principe mantenere la fede, e vivere con integrità, e non con astuzia, ciascuno lo intende. Nondimeno si vede per esperienzia, ne’ nostri tempi, quelli Principi aver fatto gran cose, che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con astuzia aggirare i cervelli degli uomini, ed alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in su la lealtà.

Semplificando lo schema, possiamo affermare senz’altro che esiste un contrasto tra l’<ideale> e l’<effettuale>: a mò di esempio, vorremmo tutti vivere in un mondo di pace ma a seguito dei fatti reali, ovvero ciò che concerne la <questione sociale> o effettuale, in Ucraina non è oggi possibile realizzare questo nostro desiderio e pertanto occorre agire diversamente rispetto a questo desiderio o principio ideale che attiene viceversa alla <questione morale>.

Ciò detto, la storia dell’intera sinistra italiana – che attraversa l’intero ultimo secolo – è caratterizzata in se stessa proprio dalla prevalenza dell’una o l’altra questione, morale o sociale, e, corrispondentemente, dell’una o l’altra misura dell’azione politica, ideale o reale. E infatti, la scissione dal PSI da cui nacque il PCI avvenne ad opera di un nucleo di iscritti al partito, capitanati da Bordiga, che per l’appunto si definivano “comunisti puri”. Coloro, al fine d’instaurare l’ideale della dittatura del proletariato, non erano disponibili a forme di collaborazione con alcuno schieramento politico. Di lì a poco, Bordiga fu arrestato insieme ad altri leader del partito, così che la linea d’azione fu determinata in buona sostanza dal diverso pensiero di Gramsci, aperto invece verso forme di collaborazione e in specie con le forme del progressismo liberale di Piero Gobetti.

Semplificando, possiamo dire che da allora in poi il Pci ha dimostrato di voler partecipare in qualche modo al gioco democratico della politica, ma senza mai rinunciare a quel suo fondamento o quella sua, per così dire, prerogativa morale o ideale. A differenza del Psi e degli altri partiti di area socialista, social-liberale o liberal-socialista la cui impronta veniva ed è stata invece determinata da un fondamento o prerogativa sociale o effettuale. Di conseguenza, in Italia, gli anni del Pci sono trascorsi “all’ombra del Vaticano” ovvero l’istituzione morale più potente, non solo in Italia, ma un po’ ovunque nel mondo e almeno fino al termine della cosiddetta Guerra Fredda.

Il ragionamento supposto, di provata evidenza, era ed è stato quello che solo in virtù di una diversa e ideale “superiorità morale” sarebbe stata possibile, almeno in Italia, la conquista del potere. Non è così un caso che termini come “Migliore” – attribuito a Togliatti – o “migliorista” – attribuito alla corrente dei dissidenti Pci a cui aderì anche il futuro Presidente della Repubblica Napolitano – o espressioni come la stessa “questione morale” – di Berlinguer – o la stessa “superiorità morale” – decantata dagli ex-comunisti all’epoca di Tangentopoli – abbiano caratterizzato l’intera storia del Pci. Dal 21 gennaio 1921 al 3 febbraio 1991, giorno del definitivo scioglimento del partito comunista in Italia, esattamente dopo settant’anni dal giorno dell’inizio della storia. E ancor prima che Bertinotti, novello segretario di Rifondazione e artefice di una nuova scissione comunista, si definisse, nei riguardi del Vaticano e del Pontefice massimo di Roma: “un ateo devoto”.

Si dice che un secolo sia piuttosto lungo da passare, ma le vicende di questi giorni oltre a dirci che una storia – quella del Pci e in continuità quella del Pds, Ds e Pd – è terminata ed è quindi il caso o sarebbe senz’altro meglio il caso di scriverne un’altra; sembrano anche confermarci e ribadirci continuamente che, per usare le parole di Nenni, “gareggiando a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura”.

 

 

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